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martedì 30 maggio 2023

I caschi dell'Estonia sono resistenti

Così lasciava intendere una pubblicità sovietica del 1972.

martedì 7 febbraio 2017

Kas mäletad selliseid limonaadi etikette?

Etichette di bibite sovietiche fabbricate in Estonia (1960-1990)
Fonte: http://ajalugu.net/kas-maletad-selliseid-limonaadi-etikette/

venerdì 5 dicembre 2014

Nel nome di Stalin

Tallinn - Mercato Russo fino al 1939 (Estone: Vene turg; Russo: Русскій рынокъ, Вшивый рынок; Tedesco: Russischer Markt), poi Piazza Viru (Wierländischer Platz durante l'occupazione tedesca 1941-1944), poi Piazza Stalin e dal 1960 in poi nuovamente Piazza Viru.
Durante il periodo 1922-1953, il culto della personalità verso il leader sovietico Giuseppe Stalin portò al nominare o rinominare in suo onore città, vie, piazze, parchi, scuole. La stragrande maggioranza di questi toponimi tornò poi alla forma precedente dopo il Ventesimo Congresso del PCUS del 1956 o dopo l’inizio della cosiddetta destalinizzazione del 1961. 
Indirettamente, perché legate alla Battaglia di Stalingrado del 1943, che segnò l’inizio del declino dell’espansione nazista, resistono ancora oggi, anche in Paesi mai legati all’egemonia sovietica, strade dedicate a Stalingrado (per esempio a Bologna o a Parigi, dove addirittura a Stalingrado è stata dedicata anche una stazione della metropolitana). 
L’Estonia sovietica restò indenne dalla rinominazione forzata di città o paesi in onore di Stalin, però dovette subire le seguenti variazioni toponomastiche: 
  • Stalingradi väljak (Piazza Stalingrado) – oggi Tornide väljak (Piazza delle Torri), a Tallinn; 
  • Stalini tänav (Via Stalin, dal 1940 al 1988) – oggi Lossi tänav (Via Castello), a Kuressaare; 
  • Stalini tänav (Via Stalin) – oggi Vestervalli tänav (Via Vestervalli), a Narva; 
  • Stalini väljak (Piazza Stalin, dal 1940 al 1960) – oggi Viru väljak (Piazza Viru), a Tallinn; 
  • Stalini väljak (Piazza Stalin) – oggi Kesklinna park (Parco Cittadino), a Võru. 
Ecco, infine, alcune città che si chiamarono Stalin o Città di Stalin per un certo periodo: 
  • Oraşul Stalin (1950–1960, oggi Braşov, Romania); 
  • Qyteti Stalin (1950–1990, oggi Kuçovë, Albania); 
  • Stalin (1949–1956, oggi Varna, Bulgaria); 
  • Stalinabad (1929–1961, oggi Dushanbe, Tagikistan); 
  • Stalingrad (1925–1961, oggi Volgograd, Russia); 
  • Staliniri (1934–1961, oggi Tskhinvali, Ossezia del Sud, Georgia); 
  • Stalinisi (1931–1934, oggi Khashuri, Shida Kartli, Georgia); 
  • Stalino (1924–1961, oggi Donetsk) 
  • Stalinogorsk (1934–1961, oggi Novomoskovsk, Russia); 
  • Stalinogród (1953–1956, oggi Katowice, Polonia); 
  • Stalinsk (1932–1961, oggi Novokuznetsk, Russia); 
  • Stalinstadt (1953–1961, oggi Eisenhüttenstadt, Germania); 
  • Sztálinváros (1951–1961, oggi Dunaújváros, Ungheria).

sabato 21 settembre 2013

L'arrotino di Tallinn

Mi hanno raccontato che in un pomeriggio del 1980 una bambina estone di Tallinn vide per la prima volta la scena di un arrotino, in un filmato italiano trasmesso dalla televisione sovietica. Per inciso, ho fatto una ricerca nella rete e secondo me potrebbe essere stato La scatola magica - L'arrotino (1955)
Alla sorpresa, seguirono la curiosità e l'interesse. Dopo aver chiesto delucidazioni ai genitori su quel personaggio mai visto dal vivo - e che sua mamma riferiva che altrove andava in giro con l'attrezzatura da lavoro montata sulla bicicletta -, la bambina pensò che, se nelle strade di Tallinn non si erano visti mai gli arrotini, forse le persone dovevano avere un grande bisogno di affilare le lame di forbici e coltelli. 
Dal pensiero all'azione. Nel pomeriggio del giorno successivo, dunque, lungo le strade del distretto di Pirita camminavano una coppia di bambine di 8 anni, che procedevano con una bicicletta condotta a mano da una delle due. Ogni 50 metri le bambine si fermavano, capovolgevano la bicicletta e mentre una si impegnava a far girare la ruota anteriore con la mano, l'altra gridava: "Veskikivi! Veskikiviii!", che sarebbe l'equivalente, anche se non proprio la traduzione letterale, di "Arrotino! Arrotinooo!". 
Al termine della narrazione, ho chiesto alla interlocutrice: 
- Ma siete riuscite a trovare qualcuno disposto a farvi arrotare i coltelli? 
- Purtroppo no. Ed infatti il giorno dopo cambiammo gioco. Solo in un caso si era affacciata dalla finestra una signora che, molto gentilmente, ci disse che purtroppo non aveva coltelli da fare arrotare. Tuttavia in alternativa ci offrì di tagliare l'erba del suo giardino, ma io le risposi 'non possiamo, perché noi facciamo un altro lavoro!'.

Tallinn. Il Centro Velico di Pirita, costruito in occasione delle Olimpiadi del 1980, in una foto del 2010.
Tallinn. Dettaglio dell'area residenziale di Pirita, in una foto nel 2013.
Statistiche. Coordinate del luogo: 59° 27' 44.46" N 24° 49' 18.81" E

mercoledì 18 settembre 2013

Проклятая фашистская! Проклят также твоя собака!

I primi ricordi della mia vita risalgono alla seconda metà degli anni 1970. Erano gli anni dell'infanzia. Abitavamo a Pirita, il distretto più orientale della città di Tallinn. A detta di molti il migliore per viverci: le case sono quasi tutte villette monofamiliari immerse nel verde della foresta. Il mare è costeggiato da una spiaggia molto rinomata, che divenne celeberrima per alcune gare della XXII Olimpiade (Mosca, 1980) tenutesi proprio presso il Centro Velico di Pirita (Pirita Purjespordikeskus). 
Il nome Pirita, che oltre a quello del distretto è anche quello del fiume che lo attraversa, deriva da Birgitta Birgersdotter, ovvero Santa Brigida di Svezia, alla quale fu dedicato nel XV secolo un convento costruito dai Cavalieri dell’Ordine Teutonico. 
Se devo descrivere in sintesi la mia infanzia, sicuramente direi che si è trattato di un periodo felicissimo. Non eravamo benestanti e la periodica carenza di generi di benessere era la perenne preoccupazione di tutti quanti noi che abitavamo nell’Estonia sovietica e di tutta l'URSS. Però nella mia famiglia eravamo persone che vivevano principalmente per essere e non per avere e, pertanto, noi eravamo già in possesso del patrimonio più prezioso: nessun problema di salute (in 13 anni di scuola dell’obbligo non ho mai fatto un giorno di assenza per malattia), l’amicizia profonda con alcune persone e l’armonia completa all’interno delle mura domestiche, dove comunque non si è mai sofferta la fame. C’è poi da dire che viaggiare nel socialismo reale aveva un costo davvero irrisorio ed a noi piaceva muoverci in qualsiasi occasione. La varietà delle opzioni era limitata, ma l’area esplorativa era comunque immensa: Murmansk, Tbilisi, Alma-Ata (così si chiamava allora), Ulaan Baatar o Vladivostok andavano benissimo per cambiare l'aria, oltre a Leningrado, Mosca, Pskov, Riga o Kiev, dove andavamo ripetutamente. 
Abitavamo nella Kelluka tee, che si potrebbe tradurre in Via delle Campanule, strada perpendicolare a Narva maantee (Viale Narva), oltre alla quale fino all’inizio degli anni 1970 non c’era quasi nulla all’infuori di pochi mulini a vento. Poi il governo sovietico pianificò la costruzione ex novo del distretto-dormitorio di Lasnamäe, ovvero una serie infinita di palazzoni grigi, fatti di appartamentini dove ogni persona aveva (ed ha ancora) a disposizione al massimo uno spazio di 6 mq e che alla fine avrebbero ospitato circa 120 mila abitanti, in prevalenza russi. Questo fu lo sconvolgimento demografico e paesaggistico che nel 1978 ci ritrovammo a pochi metri noi di Pirita, quasi tutti estoni, ma solo 8.500 persone. 
A scanso di equivoci, mi preme sottolineare che personalmente non ho e non ho mai avuto alcun pregiudizio contro quei Russi, che in molti divennero dei sinceri ed ottimi amici. La mia famiglia fortunatamente era di idee molto tolleranti e davvero priva di preconcetti politici, razziali o religiosi. Un ricordo fisso è addirittura legato ad Igor, un mio coetaneo russo di Lasnamäe che in certe sere della fine settimana bussava alla nostra porta, perché in fuga dal padre ubriaco che a casa inveiva contro la povera mamma e barcollava alla ricerca dei figli che avrebbe voluto inspiegabilmente riempire di botte. Igor veniva rassicurato e spesso trascorreva la notte da noi, finché al mattino poteva fare rientro a casa sua, dove il padre, dopo la sbronza, sarebbe rimasto ospite d’onore di Morfeo fino all'ora di pranzo. 
Spesso, fuori dall’Estonia, in seguito mi sono sentita chiedere: “Quali erano nell’Estonia sovietica i rapporti tra la popolazione di lingua estone ed i nuovi abitanti immigrati di lingua russa?” Quello che ho da dire da parte mia è che, nella maggior parte dei casi, in sostanza non c’erano affatto rapporti. I bambini frequentavano scuole diverse e con orari differenti, così il regime offriva rarissime occasioni di incontri a vicenda anche durante i tragitti casa-scuola. Per quanto riguarda gli adulti, molto dipendeva dalla sensibilità di ciascuna singola persona, che comunque non poteva prescindere da elementi della storia recentissima: l’Estonia era stata illegalmente assorbita dall’Unione Sovietica ed ampie fasce della sua popolazione avevano dovuto soffrire la deportazione forzata; dall’URSS erano arrivate diverse ondate di popolazione slava che andavano a riempire gli spazi sociali e lavorativi mancanti ed alla fine degli anni 1970 la somma di tali nuovi arrivi arrivò a raggiungere il 30% di tutta la popolazione dell’Estonia, con picchi di addirittura il 98% nella città di Narva, dove a tutti i deportati estoni fu proibito di fare ritorno. 
Tra noi bambini più piccoli ovviamente non c’erano condizionamenti. Per noi era spontaneo attraversare Viale Narva per andare a cercare i coetanei russi, soprattutto d’estate, quando a causa della partenza di qualcuno per andare a trovare i nonni altrove o per andare alla colonia per i Giovani Pionieri del Partito Comunista non si raggiungeva il numero sufficiente per fare due squadre di calcio o per organizzare qualche altro gioco da cortile. Ed ovviamente i Russi facevano lo stesso con noi. E tutto andava avanti senza problemi, fino all’eventuale urlo di richiamo da parte dei genitori (russi o estoni) che invitava a desistere dal giocare e familiarizzare con quegli altri. Per la legge dei grandi numeri, tra i numerosissimi nuovi abitanti di Lasnamäe c’erano anche alcuni violenti e delinquenti. Ricordo che per un certo periodo, sempre nelle sere d’estate, alcuni ragazzi di lingua russa avevano preso l’abitudine di attraversare Viale Narva e venire a Pirita, per rubare la frutta dagli alberi dei giardini privati. La questione non durò a lungo, né ebbe una evoluzione, perché i ragazzi estoni di Pirita a loro volta avevano preso l’abitudine di aspettarli con sassi e fionde lungo il margine settentrionale di Viale Narva e perché i genitori dei ragazzi estoni avevano iniziato a far coesistere nei loro giardini, insieme ad alberi e fiori, anche agguerriti cani da guardia. 
Al fatto che anche noi avessimo un cane è associato il ricordo della prima frase in lingua russa rivolta a me che io abbia sentito in vita mia. All’età di 5 o 6 anni circa ogni tanto uscivo per far sgranchire il nostro di cane, quasi più grande di me, ma ubbidiente e sempre al guinzaglio. Ebbene, se prendevo la direzione verso Lasnamäe ad un certo punto passavo davanti alla casa di una donna ultrasettantenne, che viveva da sola e senza alcuna motivazione ogni volta mi urlava ripetutamente e con la schiuma alla bocca: “Проклятая фашистская! Проклят также твоя собака! (=Proklyàtaya fashìstskaya! Proklyàt tàkzhe tvòya sobàka!, che equivale a Maledetta fascista! E maledetto anche il tuo cane!)". Una frase insensata, perché io ero una bambina di un lustro di età, nata dopo trent'anni dalla fine del fascismo, mentre lei era nata ai tempi in cui l'Unione Sovietica di Stalin aveva sottoscritto a Mosca accordi con il Terzo Reich di Hitler con il patto di Molotov e Ribbentrop. Una scena assurda ed inspiegabile, per la quale mio padre mi insegnò ad avere pazienza, perché secondo lui quella vecchiaccia secca secca doveva essere molto esaurita. 
(Testimonianza raccolta da una persona estone che mi ha chiesto di mantenere l’anonimato. Le immagini seguenti, a scopo illustrativo, scaturiscono da elaborazioni di Google Maps e Google Streetview del 2011.)
Pirita, Lasnamäe e gli altri 6 Distretti che compongono amministrativamente Tallinn.
La netta differenza fra i due Distretti è evidente in questa foto aerea...
...ed in quest'altra più ravvicinata.
Inizio di Kelluka tee (stella gialla nelle due vedute aeree) verso Lasnamäe.
Inizio di Kelluka tee (stella gialla nelle due vedute aeree) verso Pirita.

sabato 14 settembre 2013

I numeri felici dell'autobus sovietico

Ispirati dalla locuzione numeri felici apparsa su questo post del blog lituopadania, ci siamo ricordati di che cosa significasse ai tempi dell’Unione Sovietica. 
Essa era legata ad una superstizione di origine russa per la quale, quando si comprava un biglietto per l’autobus o per il cinema, se la somma della prima metà delle cifre era uguale alla somma della seconda metà delle cifre si era in possesso dei numeri felici. Il possessore più audace, dopo averne terminato l’utilizzo, mangiava il biglietto; qualche altro lo conservava gelosamente perché avrebbe portato fortuna per tutta la vita. 
Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, le storie dell’Estonia e della Russia hanno ricominciato a camminare di nuovo separate. In Russia la convinzione continua ancora e addirittura dal 2009 una ditta ha iniziato a produrre biscotti da tè dalla foggia dei biglietti con i numeri felici, così da poterli mangiare più piacevolmente. 
In Estonia invece sparirono ben presto i bigliettai e sui mezzi pubblici tali figure furono sostituite con delle macchinette dove si dovevano obliterare i biglietti preacquistati a terra. Pille mi racconta che le prime macchinette sostanzialmente foravano in più punti i biglietti stessi e le combinazioni dei fori, che erano diversi da autobus ad autobus, in totale tuttavia pare che non fossero che una sola decina. Per tale motivo – aggiunge Pille – gli scolari solitamente viaggiavano in gruppi nutriti e solo uno di loro (a turno) infilava un biglietto nella macchinetta che lo punzonava. Poi mostrava il risultato della combinazione dei fori agli altri amici, che quindi iniziavano a rovistare nelle proprie rispettive tasche alla ricerca di un vecchio biglietto usato e con la stessa combinazione di fori, così da non farsi trovare impreparati in caso di controlli. 
Le macchinette che punzonavano i biglietti furono successivamente sostituite con macchinette che timbravano la data e l’ora, insieme ad una combinazione alfanumerica che rendeva ogni macchinetta unica. Infine, dall’inizio del 2013, i residenti nella città di Tallinn hanno finito di comprare i biglietti perché viaggiano gratis se si riforniscono una tantum di una tessera detta ühiskaart.
Biglietto per i trasporti urbani di Tallinn con tipo di convalida a punzonatura.
Biglietto per i trasporti urbani di Tallinn nell'ultima epoca sovietica, con il prezzo in copechi.
Biglietto russo per il tram di San Pietroburgo con i numeri felici (9+2+0 = 0+5+6)
Sopra e sotto: biscotti da tè russi che riproducono biglietti sovietici con i numeri felici (somma delle prime tre cifre del numero uguale alla somma delle seconde tre cifre del numero).

venerdì 30 marzo 2012

Persecuzioni commesse dall’Unione Sovietica in Estonia nel 1940-1941

Subito dopo che l’Estonia fu occupata dall’Unione Sovietica nel giugno 1940, le forze di sicurezza dell’URSS iniziarono ad arrestare cittadini che erano considerati nemici politici. Nel giugno 1940 almeno 30, nel mese di luglio 123 e nel mese di agosto 117 persone furono arrestate. Prima della fine del 1940, più di 1.000 persone persero la liberà. Durante il primo anno di occupazione gli arresti furono focalizzati su determinate categorie: i membri della polizia politica, la leadership militare, gli ex emigrati Russi Bianchi e l'élite politica estone.
Sempre nel primo anno di occupazione 9 degli 11 ex capi di stato della Repubblica di Estonia furono arrestati. Per evitare questo destino Otto Strandmann si suicidò e solo August Rei riuscì a trovare scampo in Svezia. Entro la fine del 1942, tutti ex capi di stato furono uccisi o morirono in carcere, ad eccezione di Konstantin Päts, che fu imprigionato in Russia. Inoltre furono perseguitati due terzi degli ex ministri della Repubblica, 10 degli 11 componenti dell’ultimo governo libero, la metà dei tutti i parlamentari e la metà dei membri della Corte di giustizia. La stessa sorte fu riservata a più della metà dei funzionari civili di rango superiore, ai governatori provinciali e ad un sesto dei sindaci dei comuni rurali.
Alla fine del 1940, fu introdotto in Estonia il Codice Penale della Federazione Russa del 1926, con valore retroattivo anche per fatti che prima non erano considerati reati. Per fare un esempio, tutti coloro che avevano preso parte alla Guerra di Indipendenza ed avevano combattuto contro la Russia 20 anni prima furono incriminati e poi condannati per “attività antisovietiche”.
Tra giugno 1940 e ottobre 1941, in totale furono arrestate 9.400 persone dalle autorità sovietiche. Circa 2.200 furono uccise in Estonia; le rimanenti furono condotte in campi di prigionia russi, da dove ben poche riuscirono a sopravvivere e tornare a casa dopo la Seconda Guerra Mondiale. La maggior parte delle uccisioni ebbe luogo nelle prigioni di Tallinn nel luglio 1941, prima del ritiro dei Sovietici dall’Estonia a causa dell’avanzata dell’esercito tedesco.
Oltre a coloro che furono arrestati ed uccisi, vanno considerate vittime anche i 10.000 cittadini che furono deportati il 14 giugno 1941.
Nell'estate 1941 i Sovietici si ritirarono di fronte all'avanzata della Wehrmacht, ma sarebbero ritornati nel 1944, per preparare un doloroso e ben più lungo periodo di occupazione.
Estoni deportati nel 1940, fotografati nel villaggio di Iljak (Distretto di Aleksandrovo, Regione di Tomsk) nel 1947. I loro nomi partendo da sinistra, fila in piedi: Marta Raag, Irina Melts, Mahta Kasak, Alide Eelmäe, Anni e Malle Talusaar; fila a sedere: Rein Kasak, Ivar Raag, Sirje Melts, Aini e Mare Eelmäe (fotografia dalla collezione di Alide Eelmäe. “Okupatsioonide Muuseum”, Tallinn)

martedì 20 marzo 2012

Occupazione ed acquisizione dell’Estonia da parte dell’URSS nel 1940

Nell'aprile del 1940 la Germania invase la Danimarca e la Norvegia ed iniziò l’offensiva contro Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e Francia. A metà giugno, quando la Wehrmacht stava per marciare su Parigi, focalizzando l’attenzione del mondo su tale evento, l'Unione Sovietica minacciò Estonia, Lettonia e Lituania con azioni militari e presentò un ultimatum, pretendendo l’invasione militare e l’insediamento di governi filo-sovietici. Il 14 giugno Tallinn e la costa settentrionale dell’Estonia furono bloccati dalla flotta sovietica del Baltico.
Non avendo le capacità di uomini e mezzi per contrastare la minaccia sovietica, tutte e tre le repubbliche accettarono l’ultimatum e furono invase dall’Armata Rossa.
L’Estonia fu occupata in virtù del “diktat di Narva” ed il governo di Jüri Uluots rassegnò le dimissioni il 17 giugno. Il 21 giugno fu proclamato un governo fantoccio pro-sovietico presieduto da Johannes Vares ed il processo di sovietizzazione iniziò.
Nel mese di luglio furono rapidamente convocate delle elezioni parlamentari, che furono non libere e svolte con una metodologia difforme da quanto stabilito dalla costituzione estone. Il nuovo parlamento proclamò l’Estonia “Repubblica Socialista Sovietica” ed indicò l’intento di aderire all’Unione Sovietica. Per presentare il colpo di stato come una rivoluzione popolare, furono organizzati numerosi incontri in cui i comunisti estoni parlavano, mentre l’Armata Rossa teneva un occhio attento sui lavori.
Il cambiamento al potere non fu considerato legittimo, tanto in Estonia quanto all’estero. Il 23 luglio 1940 il Sottosegretario di Stato degli USA annunciò che gli Stati Uniti non riconoscevano le modifiche effettuate nei Paesi Baltici con la forza. Questo fu l'inizio della politica dei Paesi Occidentali di non riconoscimento.
Il 6 agosto l’Estonia fu annessa nell’Unione Sovietica. Le organizzazioni sociali, l’economia e la vita culturale furono rapidamente modificate per renderle conformi all’Unione Sovietica. A luglio era già iniziata la redistribuzione delle proprietà terriere e la nazionalizzazione delle imprese; nell’autunno del 1940 il Rublo sovietico divenne l’unica valuta corrente.
Durante la sovietizzazione fu cancellato il principio della divisione dei poteri. Il Comitato Centrale del Partito Comunista divenne la principale istituzione del potere, sotto la direzione di Karl Säre, che insieme al governo presieduto da Johannes Lauristin perseguirono la sovietizzazione del Paese sulla base delle direttive che arrivavano da Mosca.
Il parlamento fantoccio o cosiddetto Soviet Supremo aveva il mero compito di confermare le decisioni già prese. Anche il potere giudiziario fu abolito.
Lo stesso esatto procedimento ebbe luogo in Lettonia e Lituania. Insieme alla demolizione ed alla riorganizzazione di tutte le strutture di ogni Stato indipendente fu anche lanciata una massiva propaganda comunista, che si infiltrava in ogni posto e ad ogni livello.
L’esercito estone fu riorganizzato nella Ventiduesima Brigata Territoriale di Fucilieri dell’Armata Rossa e fu “purificato” dalle presenze di elementi anti-sovietici. Lo stesso accadde in ogni ambiente della società: dalla primavera del 1941 la maggior parte della precedente élite fu sradicata. Ovvero, circa 9.400 persone che furono arrestate e deportate in Siberia per essere imprigionate nei campi di lavoro forzato o uccise. Nel giugno 1941 furono arrestate e deportate altre 10.000 persone, per lasciare posto a 7.000 nuovi reinsediamenti di popolazioni slave.

Documento attestante una deportazione. Si tratta di una bolla d'accompagnamento di un treno merci del 15 giugno 1941 (fonte: Archivio di Stato Estone):
'Mittente' – ESSR NKVD
'Confezionamento' – 5 vagoni
'Tipo di merce' – persone ("200 челов" = 200 persone)
'Tassa di trasporto' – 785,00 Rubli.

domenica 18 dicembre 2011

L’istruzione in Estonia durante l’Unione Sovietica

Si stima che nel corso degli anni 1940 e 1950 gli Estoni abbiano perso circa un quinto della propria popolazione, tra i morti della Seconda Guerra Mondiale, coloro che fuggirono ad occidente durante il regime sovietico ed i deportati ed assassinati nel corso della repressione staliniana.
Queste perdite riguardarono soprattutto le classi colte che avevano iniziato ad affermarsi nel breve periodo della precedente indipendenza. Coloro che erano rimasti furono costretti ad adottare una sorta di strategia di sopravvivenza e si può supporre che l’esperienza della storia, ricavata nel corso dei secoli di occupazioni straniere, sia servita di una qualche utilità.
Per quanto strano possa sembrare, alcune cose in materia di istruzione effettivamente migliorarono, in special modo sull’accessibilità. I motivi principali furono le esigenze dell'industria, in particolare quella militare.
Nel 1949 fu istituito un percorso scolastico obbligatorio di 7 anni, che tra il 1958 ed il 1963 fu innalzato ad 8 anni. Secondo le statistiche, tutti le nuove generazioni del dopoguerra, quasi senza eccezione, poterono accedere all’istruzione di base ed acquisirla. La proporzione di coloro che poi continuavano il percorso educativo in scuole secondarie o professionali fu poi in costante aumento.
Questo processo divenne poi legge negli anni 1970, con l’istituzione del programma educativo secondario generale.
Di conseguenza, nei primi anni 1980, il 99% dei diciottenni aveva acquisito l’istruzione secondaria o professionale (l’una o l’altra o entrambe), con scuole diurne, serali e a distanza.
L’Estonia, come gli altri Paesi Baltici, riuscì a mantenere la sua lingua madre nell’istruzione superiore, anche se nuovi corsi in lingua russa furono progressivamente attivati ​​a tutte le facoltà universitarie, a causa dell’aumento della popolazione russa. Già nella metà degli anni 1950, il numero di studenti superò i diecimila. Tale traguardo, confrontato con il totale dei laureati nell’Università di Tartu (5.751) tra il 1919 e il 1939, mostrò un aumento considerevole ed innegabile.
L’istruzione gratuita e facilmente accessibile stava dando i suoi frutti. Anche se la politica educativa sovietica fu egualitaria, per non dire di compensazione e di livellamento, tuttavia i meccanismi selettivi restarono piuttosto meticolosi. I discendenti delle élites intellettuali del periodo di indipendenza, dei quali “i ​​documenti non sono riusciti a soddisfare le esigenze”, ebbero una possibilità limitata di acquisire l’istruzione superiore in epoca staliniana. Quelli che precedentemente erano stati di più basso rango sociale invece godevano della concessione di diversi privilegi.
Durante il cosiddetto “disgelo” di Krusciov, tra la fine degli anni 1950 ed i primi anni 1960, la pressione politica diretta cominciò a diminuire, ma i meccanismi interni di selezione iniziarono a funzionare più intensamente.
Negli anni 1960 l’istruzione secondaria fornì una la possibilità di salire la scala sociale, ma d’altra parte la sua mancanza determinò una forte riduzione di ulteriori tipi d’istruzione o di altre opportunità.
Se negli anni 1960 il 39% di coloro che erano in possesso di un diploma d'istruzione secondaria ebbe accesso all’istruzione universitaria, negli anni 1970 la percentuale salì al 43%. Dall’inizio degli anni 1980, quando la transizione verso l’istruzione secondaria fu pienamente raggiunta, un diploma certificante il completamento degli studi secondari non fu ormai più sufficiente per ottenere l’ingresso agli studi universitari.
L’ingresso agli istituti di istruzione superiore era dunque diventato setettivo come lo era stato nel passato. I giovani ora venivano selezionati in diverse categorie a seconda del tipo di istruzione secondaria ricevuta: quelli che potevano continuare presso la stessa scuola dopo aver ottenuto la loro istruzione di base si trovarono in una posizione avvantaggiata rispetto a coloro che sono stati costretti a cambiare scuole. Gli ulteriori studi dipendevano dal fatto che la scuola era in una città grande o in una piccola città di provincia.
Per quanto riguarda la possibilità di continuare a studiare ulteriormente, le scuole professionali costituirono un vero e proprio vicolo cieco. La classe sociale costituì un sempre più crescente elemento discriminante, se i giovani all’età di 15 anni optavano per la scuola secondaria o per quella professionale. Nelle scuole secondarie divennero predominanti i figli dei colletti bianchi quando i corsi di studi non portavano ad immediati sbocchi professionali. Nella scuola secondaria superiore non legata alla produzione industriale (liceo) quindi funzionò il meccanismo di generazione di specialisti, mentre la scuola professionale divenne frequentata da giovani appartenenti ai ranghi della classe operaia.
La più profonda divisione tra i giovani fu causata dal tipo di scuola secondaria superiore frequentata. Le scuole specializzate in una materia accademica (per esempio le lingue o le scienze) divennero letteralmente plasmate in funzione di coloro che avrebbero continuato nelle università e più del doppio dei frequentatori ebbero successo ad arrivare fino alla laurea. Va comunque ricordato che, nel complesso, i bambini frequentavano lo stesso istituto fin dall’inizio, completando successivamente la formazione di base e la scuola secondaria. Pertanto, per i giovani che avrebbero voluto avere maggiori possibilità al temine della scuola secondaria divenne anche determinante la scuola che era stata scelta dai loro genitori per intraprendere il percorso formativo.

sabato 12 novembre 2011