Subito la risposta: in Italiano la scrittura esatta è “Tallinn”, con due “n” alla fine. Trattandosi di una località geografica per la quale non esiste un esonimo ufficiale in lingua italiana, la grafia corretta è pertanto quella dell’endonimo.
Un excursus su questa materia. Per quanto riguarda i toponimi di altre nazioni, essi si suddividono in quelli che hanno un corrispettivo nella nostra lingua (esonimi - per esempio: London = Londra, Paris = Parigi o Stockholm = Stoccolma) ed in altri che non avendo una traduzione mantengono la forma indigena (endonimi - per esempio: Manchester, Bordeaux o Uppsala, tanto per non allontanarci dalle sfere britannica, francese e svedese).
Esistono poi alcuni casi nei quali l’uso tradizionale di un esonimo sia poi cambiato in endonimo a causa di fattori geopolitici (Istanbul, anticamente nota come Costantinopoli oppure Košice, prima del 1918 indicata nei nostri atlanti come Cassovia) o perché la potenza della lingua parlata e le mode hanno prevalso sull’aspetto formale ed accademico. In tale sezione rientrano gli esempi di Vilna da alcuni decenni ormai chiamata costantemente con l’endonimo Vilnius, oppure Versaglia che ha lasciato il posto a Versailles.
La capitale dell’Estonia, Tallinn, non rientra in nessuno dei casi precedenti. Cento anni fa l’endonimo era Revel’ (traslitterazione del russo Ревель) e l’esonimo in Italiano era Reval. Con la nascita dell’Estonia indipendente la città mutò l’endonimo in Tallinn, senza che fosse stabilito per tutti noi bagnati dal Mediterraneo un esonimo ufficiale. Eppure in alcuni libri, in qualche atlante, in numerosissime recensioni turistiche e perfino in corrispondenze giornalistiche e nei telegiornali nostrani sovente ci si imbatte nella forma “Tallin” invece di “Tallinn”.
La spiegazione scaturisce da una certa rinomanza di tale città, acquisita durante il quasi mezzo secolo di occupazione sovietica, che era anche ufficialmente chiamata “Tallin”. Ma “Tallin” non è l’esonimo italiano, bensì l’esonimo russo (traslitterazione di Таллин).
Per ovviare all’inconveniente dell’alfabeto diverso e pertanto per fare intendere meglio, ecco un ipotetico caso parallelo. Città tedesca di Potsdam, che non ha un esonimo in lingua italiana: è come se invece di continuare ad indicarla nei nostri testi nella forma locale, all’improvviso o anche saltuariamente ne trascrivessimo il nome in “Poczdam”, che è l’esonimo polacco per tale città.
Una curiosità che forse anche a molti Estoni è sfuggita è che il 7 dicembre 1988 – ancora in epoca sovietica – il Soviet Supremo della RSS Estone in occasione della sessione periodica adottò all’unanimità un emendamento al testo russo della Costituzione e nel contempo raccolse le indicazioni di Aleksandr Nikolaevič Jakovlev, addetto stampa per l’ideologia e membro del Comitato Centrale del PCUS: dal primo gennaio 1989 anche i Russi avrebbero dovuto scrivere “Таллинн” (“Tallinn”) invece di “Таллин” (“Tallin”). Per inciso, si trattò della medesima iniziativa culturale sovietica che ordinò di chiamare in Russo la capitale moldava Kišinau invece di Kišinëv (Кишинaу invece di Кишинёв), una località ucraina Odesa piuttosto di Odessa (Одеcа piuttosto di Одесcа) o la città asiatica di Almaty anziché Alma-Ata (Алматы anziché Алма-Атa).
L’indicazione fu immediatamente raccolta ed a riprova di ciò mostriamo la riproduzione di un articolo riportante in calce l’agenzia stampa sovietica TASS pubblicato dal quotidiano “Izvestija” (10,3 milioni di copie vendute ogni giorno a quell’epoca) il 16 marzo 1989 ed il dettaglio di un timbro postale della stessa epoca. Entrambi riportano la denominazione “Tallinn” (“Таллинн”) anche in Russo. Per completezza informativa, questa tendenza della lingua russa di acquisire la forma endonimica dei toponimi non russi è stata rinnegata a partire dal 2001.
Cosa aggiungere infine a coloro i quali, in Italia, insistono con lo scrivere pubblicamente “Tallin” invece di “Tallinn”? Se non dovessero intervenire prescrizioni ufficiali, riportare dolosamente in modo errato il nome della capitale di uno stato nostro alleato e con la stessa nostra valuta non comporta il rischio di sanzioni. Ma denota ignoranza dello scrittore e/o crea disinformazione nel lettore che non conosce affatto Tallinn, per non parlare della figura ridicola nei confronti degli altri lettori.
Un excursus su questa materia. Per quanto riguarda i toponimi di altre nazioni, essi si suddividono in quelli che hanno un corrispettivo nella nostra lingua (esonimi - per esempio: London = Londra, Paris = Parigi o Stockholm = Stoccolma) ed in altri che non avendo una traduzione mantengono la forma indigena (endonimi - per esempio: Manchester, Bordeaux o Uppsala, tanto per non allontanarci dalle sfere britannica, francese e svedese).
Esistono poi alcuni casi nei quali l’uso tradizionale di un esonimo sia poi cambiato in endonimo a causa di fattori geopolitici (Istanbul, anticamente nota come Costantinopoli oppure Košice, prima del 1918 indicata nei nostri atlanti come Cassovia) o perché la potenza della lingua parlata e le mode hanno prevalso sull’aspetto formale ed accademico. In tale sezione rientrano gli esempi di Vilna da alcuni decenni ormai chiamata costantemente con l’endonimo Vilnius, oppure Versaglia che ha lasciato il posto a Versailles.
La capitale dell’Estonia, Tallinn, non rientra in nessuno dei casi precedenti. Cento anni fa l’endonimo era Revel’ (traslitterazione del russo Ревель) e l’esonimo in Italiano era Reval. Con la nascita dell’Estonia indipendente la città mutò l’endonimo in Tallinn, senza che fosse stabilito per tutti noi bagnati dal Mediterraneo un esonimo ufficiale. Eppure in alcuni libri, in qualche atlante, in numerosissime recensioni turistiche e perfino in corrispondenze giornalistiche e nei telegiornali nostrani sovente ci si imbatte nella forma “Tallin” invece di “Tallinn”.
La spiegazione scaturisce da una certa rinomanza di tale città, acquisita durante il quasi mezzo secolo di occupazione sovietica, che era anche ufficialmente chiamata “Tallin”. Ma “Tallin” non è l’esonimo italiano, bensì l’esonimo russo (traslitterazione di Таллин).
Per ovviare all’inconveniente dell’alfabeto diverso e pertanto per fare intendere meglio, ecco un ipotetico caso parallelo. Città tedesca di Potsdam, che non ha un esonimo in lingua italiana: è come se invece di continuare ad indicarla nei nostri testi nella forma locale, all’improvviso o anche saltuariamente ne trascrivessimo il nome in “Poczdam”, che è l’esonimo polacco per tale città.
Una curiosità che forse anche a molti Estoni è sfuggita è che il 7 dicembre 1988 – ancora in epoca sovietica – il Soviet Supremo della RSS Estone in occasione della sessione periodica adottò all’unanimità un emendamento al testo russo della Costituzione e nel contempo raccolse le indicazioni di Aleksandr Nikolaevič Jakovlev, addetto stampa per l’ideologia e membro del Comitato Centrale del PCUS: dal primo gennaio 1989 anche i Russi avrebbero dovuto scrivere “Таллинн” (“Tallinn”) invece di “Таллин” (“Tallin”). Per inciso, si trattò della medesima iniziativa culturale sovietica che ordinò di chiamare in Russo la capitale moldava Kišinau invece di Kišinëv (Кишинaу invece di Кишинёв), una località ucraina Odesa piuttosto di Odessa (Одеcа piuttosto di Одесcа) o la città asiatica di Almaty anziché Alma-Ata (Алматы anziché Алма-Атa).
L’indicazione fu immediatamente raccolta ed a riprova di ciò mostriamo la riproduzione di un articolo riportante in calce l’agenzia stampa sovietica TASS pubblicato dal quotidiano “Izvestija” (10,3 milioni di copie vendute ogni giorno a quell’epoca) il 16 marzo 1989 ed il dettaglio di un timbro postale della stessa epoca. Entrambi riportano la denominazione “Tallinn” (“Таллинн”) anche in Russo. Per completezza informativa, questa tendenza della lingua russa di acquisire la forma endonimica dei toponimi non russi è stata rinnegata a partire dal 2001.
Cosa aggiungere infine a coloro i quali, in Italia, insistono con lo scrivere pubblicamente “Tallin” invece di “Tallinn”? Se non dovessero intervenire prescrizioni ufficiali, riportare dolosamente in modo errato il nome della capitale di uno stato nostro alleato e con la stessa nostra valuta non comporta il rischio di sanzioni. Ma denota ignoranza dello scrittore e/o crea disinformazione nel lettore che non conosce affatto Tallinn, per non parlare della figura ridicola nei confronti degli altri lettori.
La soppressione dell'ultima "n" di Tallinn è diventata anche "ufficiale" in spagnolo per decisione dell'Academia Española de la Lengua, che fissa sia la grafia che il significato preciso delle parole. Sono pienamente d'accordo con questo articolo, e io continuo, nonostante tutto, a scrivere Tallinn, così come scrivo Vilnius e non Vilna, come vorrebbe l'Academia. Infatti, questi toponimi "ispanizzati" provengono dalle versioni russe diffuse dalla propaganda sovietica. Ho discusso molto sull'argomento, perché anche in Estonia, quando scrivono in spagnolo, usano Tallin (oppure persino Tallín, con l'accento grafico sulla "i", che in spagnolo verrebbe pronunciato "Taglìn"). Purtroppo, essendo la forma Tallin usata anche sulla stampa, c'è poco da fare...
RispondiEliminaIl problema dell'Italia, in questo campo, è che non esiste una istituzione letteraria capace di imporre una standardizzazione nelle parole nuove. I nostri accademici si limitano ad osservare i neologismi e, dopo qualche anno, esprimere un parere di approvazione o continuare ad ignorarli.
EliminaNel caso della toponomastica è davvero censurabile che, negli ultimi decenni, scrittori, giornalisti e perfino autori di atlanti abbiano dimenticato le versioni italiane di tutte le località lungo l'altro lato dell'Adriatico. Negli anni '90 mi si sconvolgeva lo stomaco quando, durante la guerra serbo-croata, per mesi si scriveva su tutti i giornali "Dubrovnik" invece di "Ragusa". Oppure le varie guide turistiche che, nelle versioni italiane, scrivono Postojna, Pula, Rijeka e Zadar invece di Postumia, Pola, Fiume e Zara.