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venerdì 23 agosto 2019

La Catena Baltica del 1989 in Estonia

La Catena Baltica del 23 agosto 1989. Ecco alcuni momenti lungo il segmento che attraversava l'Estonia immortalati da Jaan Künnap, alpinista, fotografo ed allenatore sportivo estone. 
Nell'ultima immagine la mappa rappresentativa di dove si svolse la Catena Baltica e, infine, la locuzione "Catena Baltica" in alcune lingue.

Català: Via Bàltica
Čeština: Baltský řetěz
Deutsch: Baltischer Weg
Eesti: Balti kett
English: Baltic Way
Español: Cadena Báltica
Esperanto: Baltia Vojo
Français: Voie balte
Italiano: Catena Baltica
Latviešu: Baltijas ceļš
Lietuvių: Baltijos kelias
Nederlands: Baltische Weg
Polski: Bałtycki łańcuch
Português: Cadeia Báltica
Română: Lanțul Baltic
Suomi: Baltian ketju
Svenska: Baltiska kedjan
Tiếng Việt: Con đường Baltic
Беларуская: Балтыйскі шлях
Русский: Балтийский путь
Українська: Балтійський шлях
한국어: 발트의 길
日本語: 人間の鎖
中文: 波羅的海之路

giovedì 22 agosto 2019

La Catena Baltica del 1989

La Catena Baltica (in estone Balti kett, in lettone Baltijas ceļš, in lituano Baltijos kelias) fu una clamorosa e notevole manifestazione popolare di protesta, avvenuta il 23 agosto 1989 in quelle che allora erano le Repubbliche Socialiste Sovietiche di Estonia, Lettonia e Lituania. Circa 2 milioni di persone (ovvero quasi un quarto di tutti i 7.944.000 abitanti delle tre Repubbliche di allora), tenendosi pacificamente per mano, formarono una catena umana lunga circa 600 km che partiva da Tallinn ed arrivava a Vilnius dopo aver attraversato Rīga, ovvero le tre le capitali. 
Considerando l'estensione dell'area dello svolgimento ed il numero dei partecipanti (sia in senso assoluto, che in rapporto al numero totale dei residenti), forse non è esagerato definire la Catena Baltica del 1989 come una delle più partecipate manifestazioni di resistenza popolare non violenta, nei confronti di un oppressore legittimato dalla comunità internazionale, mai avvenute in tutta la storia del nostro pianeta. 
La manifestazione fu organizzata per attirare l'opinione pubblica mondiale sulle condizioni economiche e politiche delle tre Repubbliche Baltiche sotto l'occupazione sovietica, in concomitanza col cinquantesimo anno dal Patto Molotov-Ribbentrop. Nel 1989 questi Stati erano l'unico caso, in Europa, ad avere ancora un'occupazione straniera sovietica dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. 
L'evento segnò la storia in modo notevolmente più incisivo di quanto sarebbe stato raccolto e raccontato dalla storiografia mondiale: la davvero enorme partecipazione popolare avrebbe scongiurato ogni ipotesi di opzioni successive basate sulla repressione e le tre Repubbliche Baltiche, a cominciare dalla Lituania, sarebbero riuscite poi a riguadagnare la completa libertà che era stata persa nel 1940. Riuscirono a fare tutto da sole, senza alcun aiuto dall'estero, fino a vedersi il riconoscimento dell'indipendenza da parte di tutti i Paesi del mondo nel 1991. 
Gli eventi iniziati con la Catena Baltica del 23 agosto 1989 avrebbero dato origine ad un'opera di demolizione amministrativa che fino a pochi giorni prima sembrava pura utopia: la dissoluzione di tutta l'Unione Sovietica, fino all'epilogo del 26 dicembre 1991.

Si scriveva così della Catena Baltica nella prima pagina del quotidiano La Stampa, il 24 agosto 1989.
Si scriveva così della Catena Baltica nella terza pagina del quotidiano La Stampa, il 24 agosto 1989.
Francobolli commemorativi della Catena Baltica emessi dall'Estonia dieci anni dopo.

giovedì 1 marzo 2012

L'Estonia in un articolo del 1989

LA BANDIERA DELL’ESTONIA
SULLA TORRE PIU’ ALTA DI TALLINN
MOSCA. Erano le 8 e 33 minuti, ieri mattina, quando la vecchia bandiera blu-nera-bianca della Repubblica democratica d’Estonia nata nel 1881, consacrata nel 1884 nella Chiesa d’Otepia è tornata a salire sulla torre più alta di Tallinn, per la prima volta dopo quarantanove anni. Nella vecchia piazza, in strada, dovunque per la città, centomila persone hanno applaudito, celebrando la prima Giornata dell’indipendenza, proclamata il 24 febbraio del 1918. Poche ore prima, sotto lo sguardo del presidente del Soviet e del primo segretario del partito, lo stendardo con la falce e il martello della Repubblica Socialista Sovietica d’Estonia veniva ammainata, e trasferita (come dice la Tass) nel museo estone della Rivoluzione. Sotto il pennone Arnold Ruutel, presidente del Soviet repubblicano che tre mesi fa proclamò invano la sovranità dell’Estonia, scontrandosi duramente con Mosca fino alla scomunica, ha cercato di ridurre il carattere storicamente eretico della manifestazione e dei suoi simboli politici: E’ la perestrojka che ci ha portati a questa giornata. Deve essere chiaro che non si possono considerare le date della storia nazionale come qualcosa di ostile al socialismo. Celebrando la giornata dell’indipendenza dell’Estonia, d’altra parte, noi non annulliamo certo l’anniversario della nostra Repubblica Socialista. Ma la manifestazione di massa che si è svolta a Tallinn, ha visto nella cerimonia di ieri la conferma di un cammino ormai di chiaro segno autonomista che sta interessando tutto il Baltico. La Lituania è stata appena sconfessata dalla Pravda, con la denuncia delle rivendicazioni estremistiche che affiorano nel movimento popolare Sajudis, con proposte antisocialiste come il ritiro della repubblica dall’Unione Sovietica. La Lettonia ha visto eleggere candidato alle elezioni per il Soviet il leader del Movimento per l’indipendenza nazionale, Repsce, che chiede apertamente l’uscita della Lettonia dall' Urss. Le tre repubbliche baltiche non erano riuscite a fare fronte comune nella rivendicazione di sovranità, e si erano disunite nel braccio di ferro con Mosca. Ma il riemergere della rivendicazione autonomistica in tutta la regione conferma che il Cremlino non ha normalizzato il Baltico. E la presenza alle manifestazioni di ieri a Tallinn della nomenklatura politica repubblicana rivela che il potere periferico è costretto in qualche misura a seguire la corrente. La celebrazione di ieri ha però assunto un carattere di aperta testimonianza nazionalistica, con i bambini portati in strada dagli asili e dalle scuole, molti negozi chiusi, con le bandiere davanti alla porta e lacrime di commozione quando lo stendardo è salito sulla torre, come testimoniano i giornalisti locali. In più, gli indipendentisti hanno organizzato un altro raduno a metà giornata, con qualche migliaia di persone nel centro di Tallinn per celebrare l’anniversario della proclamazione d’indipendenza tra le due guerre. Ma il vero segno politico della giornata, viene dall’appello al popolo estone del Comitato centrale, cha ha riscritto la storia ufficiale dell' Estonia, ribaltandola per la prima volta. La festa e la bandiera sono il primo passo per il ristabilimento della dignità del popolo e il riconoscimento della sua storia autentica. Quando cambiarono le sfere d’influenza degli Stati, e l’Estonia divenne parte dell'Urss scrive il documento invece dell' annunciata prosperità il popolo incontrò lo stalinismo. Ma malgrado il sopruso stalinista e il grigiore burocratico della stagnazione, il popolo estone conservò la sua lingua e la sua cultura, prese dagli avi i valori dell' identità nazionale e la volontà di conservare il suo sistema statuale. Solo i popoli liberi sviluppano con successo la loro economia e la loro cultura; e il progresso dell’Estonia presume il diritto del nostro popolo di essere padrone del suo destino.
Dal quotidiano la Repubblica, 25 febbraio 1989, pagina 14. Autore: Ezio Mauro.