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lunedì 30 aprile 2012

Anno 1944: l’Armata Rossa invade l’Estonia

La guerra totale raggiunse nuovamente il territorio estone nel febbraio del 1944, quando l’Armata Rossa spezzò l’assedio di Leningrado ed iniziò rapidamente ad avanzare verso ovest. Nonostante il pessimismo delle forze di terra del comando militare tedesco, Adolf Hitler riteneva importante mantenere la posizione in Estonia. Abbandonarla voleva dire riconsegnare il Baltico settentrionale alla flotta sovietica, con gravi ripercussioni sulla via dell’acciaio dalla Svezia, con l’isolamento dell’alleata Finlandia e con la perdita dell’approvvigionamento dell’olio di scisto estone, importantissimo per la macchina bellica tedesca.
La Germania inviò in Estonia un grande numero di truppe supplementari, compresa la Ventesima Divisione Estone delle SS, costantemente integrata con le nuove leve. Nelle sanguinose battaglie da febbraio a marzo l’attacco dell’Armata Rossa fu fermato sulla linea del fiume Narva, dove le posizioni rimasero ferme fino a luglio.
L’Armata Rossa nel frattempo si concentrò nelle direttrici di attacco verso la Finlandia e sul fronte della Bielorussia. Alla fine del mese di luglio 1944 i Tedeschi abbandonarono la linea del Narva e ripiegarono di 25 km verso ovest, su postazioni preparate nelle colline Sinimäed. I tentativi dell’Armata Rossa di rompere il fronte delle colline Sinimäed furono respinti con altissimi costi in vite umane.
Ai primi di agosto, l'Armata Rossa iniziò un attacco nella Lettonia nord-orientale e si fece strada verso il fiume Emajõgi, dove il fronte si stabilizzò. I successi sovietici in Lettonia e Lituania posero in pericolo di isolamento le truppe tedesche ancora in Estonia, cosicché Hitler finì per ordinarne il ritiro il 16 settembre 1944. L’attacco decisivo dell’Armata Rossa, che comprendeva tra i suoi ranghi anche l’Ottava Brigata dei Fucilieri Estoni, iniziò dunque il 17 settembre. Dopo il ritiro della Wehrmacht dal sud-est, dal fiume Narva, dalle colline Sinimäed e, il 22 settembre, da Tallinn, le truppe estoni nazionaliste vennero a trovarsi in una situazione drammatica. Sanguinose battaglie furono combattute a Saaremaa, dove l’Armata Rossa terminò l'occupazione dell'Estonia con la conquista della penisola Sõrve il 24 novembre 1944.
Nell’autunno del 1944 circa 70.000 Estoni fuggirono in Germania ed in Svezia, dove furono sistemati in campi profughi. In Svezia l’integrazione con la società locale avvenne rapidamente, mentre nella Germania devastata dalla guerra molti furono costretti a restare nei campi profughi fino alla fine degli anni 1940. L’aggressiva politica di rimpatrio adottata dall’Unione Sovietica ed alcuni casi di restituzione di persone con il tradimento, comportarono una seconda ondata migratoria verso gli USA ed il Canada, spesso con l’utilizzo di navi non adatte per la navigazione oceanica.
Subito dopo aver conquistato l’Estonia, le forze di sicurezza sovietiche intrapresero la soppressione attiva del movimento di resistenza ed arrestò gli Estoni che avevano servito nelle forze armate tedesche e finlandesi. In meno di un anno oltre 10.000 persone furono arrestate. I prigionieri di guerra estoni messi nei campi-filtro furono talvolta arruolati nell’Armata Rossa, talvolta inviati in campi di prigionia, talvolta liberati. Allo stesso tempo, circa 20.000 uomini sono stati mobilitati nell'Armata Rossa. Il movimento di resistenza riuscì a funzionare fino a primi anni 1950.
Nella Seconda Guerra Mondiale l’Estonia perse in totale 200.000 abitanti: giustiziati, uccisi in azione, imprigionati, deportati, evacuati con la forza, fuggiti via. I danni materiali furono proporzionalmente minori rispetto all’Europa occidentale, alla Russia, all’Ucraina, alla Bielorussia, alla Polonia ed alla Germania. Ma la città di Narva andò completamente distrutta ed ingenti danni subirono Tartu, Mustvee e Tallinn, soprattutto in occasione di bombardamenti di marzo 1944. Le tattiche di terra bruciata impiegate dai sovietici nel 1941 e dai tedeschi nel 1944 fallirono a causa della risoluta resistenza da parte della popolazione.
Alle conferenze di Yalta e di Potsdam, l’URSS riuscì a persuadere gli Alleati occidentali di lasciare mano libera sui Paesi Baltici, dove comunque il non-riconoscimento della politica rimase. Per l'Estonia le conseguenze politiche della Seconda Guerra Mondiale si sono concluse con il ripristino dell’indipendenza nel 1991 e con la dipartita definitiva delle truppe russe nel 1994.

venerdì 20 aprile 2012

Occupazione tedesca dell’Estonia dal 1941 al 1944

La Germania non aveva alcuna intenzione di restituire l’indipendenza ai Paesi occupati dall’Unione Sovietica nel 1940. I Paesi Baltici e la Bielorussia risultarono soggetti al potere civile d’occupazione. I 4 Commissariati Generali furnono uniti nel Commissariato di Stato Ostland, che rispondeva direttamente al Ministero dei Territori Orientali Occupati, presieduto da Alfred Rosenberg.
Le leggi vigenti prima del 20 giugno 1940 furono ripristinate, con eccezione di quelle in contrasto con la giurisprudenza tedesca. Il corpo amministrativo locale, l’Autoamministrazione Estone diretta da Hjalmar Mäe, riuscì ad operare senza eccessive pressioni del Commissariato. Le ragioni di una occupazione “morbida” dell’Estonia, rispetto per esempio alla Lettonia, scaturirono dai seguenti elementi: diffusi sentimenti antisovietici della popolazione estone, alta considerazione per gli Estoni da parte dei Tedeschi nella loro “tabella della razza”, vicinanza del territorio con l’alleata Finlandia, importanza strategica del territorio come retrovia, ricchezza di prodotti agricoli e produzione di olio di scisto. Lo scisto bituminoso, infatti, divenne preziosissimo per la Germania quando i suoi depositi di carburante finirono nelle mani nemiche.
La repressione politica dei territori occupati – Estonia inclusa – passava sotto la supervisione delle SS di Heinrich Himmler e del sistema di polizia.
La polizia di sicurezza tedesca in Estonia fu stabilita sulla base della Einsatzgruppe A Sonderkommando 1a, che arrivò insieme alla Wehrmacht. La polizia di sicurezza estone era asservita alla controparte tedesca. All’inizio del 1942 furono sterminati tutti i mille Ebrei ancora presenti in Estonia. Insieme agli Ebrei estoni, furono uccisi altri 8.000 cittadini estoni, con le accuse che quando erano non-razziali andavano dall’aver partecipato ai crimini del regime sovietico al semplice essere stati iscritti al Partito Comunista.
Nel corso dell’occupazione tedesca, furono uccisi più di 7.500 Ebrei provenienti da ogni angolo d’Europa e portati in campi di concentramento in Estonia. Tra coloro che arrestarono ed uccisero gli Ebrei ci furono anche Estoni che servivano nella polizia segreta e nell’esercito tedeschi. In ulteriore aggiunta, circa un terzo dei 45.000 prigionieri di guerra detenuti in Estonia finirono per morire di stenti, di privazioni e di epidemie.
In Estonia non ci fu alcuna resistenza paragonabile a quella che operava in quello stesso periodo in Francia o nei Balcani, perché per la maggior parte della popolazione il nemico numero 1 restava l’Unione Sovietica, che aveva distrutto il loro Stato, l’élite nazionale, la proprietà privata e la libertà.
L’attività dei partigiani sovietici spediti in Estonia risultò così insignificante. Essi riuscirono a portare a compimento pochissimi sabotaggi e finirono per essere quasi tutti individuati e catturati. Invece iniziò a prendere forma un sempre più diffuso movimento di resistenza tendente al ripristino dell’indipendenza nazionale, a partire dall’autunno nel 1941, quando iniziò ad essere evidente che la Germania non avrebbe avuto intenzione di restituire l’autodeterminazione. Lo stesso Primo Ministro Jüri Uluots cooperò clandestinamente con il Comitato Nazionale per la Repubblica di Estonia e nel settembre 1944, quando i Tedeschi iniziarono a ritirarsi di fronte all’avanzata dell’Armata Rossa, comportandosi come se fosse un vero presidente dette l’incarico a Otto Tief di formare un nuovo governo. Ma essi furono tutti arrestati ed inviati in campi di prigionia dall’Armata Rossa sovietica, che aveva varcato nuovamente il confine e non prometteva nulla di buono.

domenica 15 aprile 2012

Invasione tedesca dell’Estonia nel 1941

Il 22 giugno 1941 la Germania dichiarò la guerra contro l’Unione Sovietica. L’occupazione dell’Estonia fu un dettaglio secondario; l’obiettivo principale era la conquista di Leningrado. L’unità militare denominata Nord fu incaricata di prendere possesso delle basi navali di Paldiski, Tallinn e delle isole occidentali estoni, che avrebbero permesso ai Tedeschi di bloccare la marina sovietica e di scongiurare qualsiasi pericolo per la navigazione tedesca nel Baltico.
La Wehrmacht attraversò il confine estone il 7 luglio, ma una settimana dopo il fronte si fermò nell’Estonia centrale. I Tedeschi riuscirono a completare la conquista della terraferma estone nei primi di settembre. Le isole capitolarono il 21 ottobre, fatta eccezione per l’isolotto di Osmussaar che, insieme con la base militare di Hanko in Finlandia, fu evacuato dall’Armata Rossa solo il 2 dicembre 1941.
Le battaglie estive in Estonia portarono alla perdita di oltre 3.000 uomini della Wehrmacht, oltre a diverse centinaia di volontari dell’Estonia. Significative perdite di vite umane si registrarono anche tra i Fratelli della Foresta e tra i membri della Guardia Nazionale. Non sono note le perdite dell’Armata Rossa sovietica, ma 50.000 dei suoi soldati furono fatti prigionieri in Estonia.
Gli Estoni non poterono evitare di prendere parte alla lotta tra le due grandi potenze totalitarie che stava avvenendo nel loro Paese, perché il fronte in quell’estate del 1941 si fermò. L’URSS riuscì a mobilitare Estoni coscritti e riservisti (circa 33.000 uomini), che furono portati in Russia e costretti in battaglioni del lavoro, perché ritenuti poco affidabili per la prima linea. Nel 1942 sarebbero stati poi raccolti nelle Truppe Nazionali Estoni nell’Armata Rossa.
Coloro che erano riusciti ad evitare la mobilitazione sovietica, in quell’estate insanguinata del 1941 si organizzarono nei gruppi di guerriglia noti come Fratelli della Foresta, oppure combatterono al fianco della Wehrmacht contro l’Armata Rossa in ritirata.
Dopo l’abbandono dell’Estonia da parte delle truppe sovietiche, il comando dell’esercito tedesco fece sciogliere le formazioni militari nazionali estoni. Ma successivamente, quando la situazione sulla linea del fronte presso Leningrado cominciò a volgere a sfavore dei Tedeschi, gli uomini Estoni furono costretti ad arruolarsi nell’esercito tedesco, come forza-lavoro e come battaglioni di polizia. Nel 1942 nacque la Legione SS Estone.
Molti riuscirono a disertare e fuggirono in Finlandia, dove si arruolarono nell’esercito finlandese – anch’esso in guerra contro l’URSS – con il nomignolo di Ragazzi Finlandesi.

martedì 10 aprile 2012

La deportazione di giugno 1941

Con tale locuzione si intende il trasferimento forzato dall’Estonia alla Russia, avvenuto il 14 giugno 1941 sotto il regime sovietico, di 10.000 persone, la metà delle quali non avrebbero fatto mai più ritorno.
Questa operazione fu condotta simultaneamente in tutti i territori occupati dall’Unione Sovietica nel 1939-1940: Estonia; Lettonia; Lituania; territori sottratti alla Polonia ed inglobati nell’Ucraina e nella Bielorussia; Bessarabia sottratta alla Romania. Fu una repressione politica nei confronti degli abitanti dei territori occupati, con la duplice finalità di eliminare le categorie ostili e di integrare rapidamente i territori occupati nel resto dell’Unione Sovietica.
I preparativi per la deportazione erano iniziati nel novembre 1940, quando la NKVD iniziò a registrare i cosiddetti elementi controrivoluzionari. Nel maggio 1941, il Comitato Centrale dell’Unione di tutti i Partiti Comunisti bolscevichi ed il Consiglio dei Commissari Popolari dell’Unione Sovietica disposero che tutte le persone antisovietiche, criminali e socialmente pericolose dovevano essere soggette a deportazione. Tra queste persone erano inclusi i membri dei precedenti partiti borghesi, i poliziotti, gli ufficiali dell’Esercito Estone ed altri. Costoro furono mandati in campi di prigionia, mentre i loro familiari furono arrestati e deportati. Le proprietà delle persone arrestate furono confiscate.
Il 4 giugno 1941 il quartier generale della Repubblica Socialista Sovietica Estone dette il via all’operazione. Furono istituiti dei triumvirati (тройка=trojka), solitamente composti da un dirigente locale della NKVD, da un esponente del KGB e da un deputato, al fine di pianificare la deportazione nelle carie città e contee. L’intera operazione fu coordinata da Venjamin Gulst, Commissario Popolare per la Sicurezza nella RSS Estone, in esecuzione di quanto era stato ordinato da Lavrenti Beria, Commissario Popolare degli Affari Interni.
Durante la notte fra il 13 ed il 14 giugno 1941, 14.471 persone furono arrestate e portate via dall’Estonia. Tra loro, 4.665 capi-famiglia insieme a 691 criminali finirono in campi di detenzione, mentre 9.115 (i familiari) furono mandati in esilio.
A ciascun deportato fu consentito di portare via con sé un massimo di 100 kg di oggetti personali. Ai contadini fu anche consentito di portare qualche piccolo attrezzo agricolo (un’ascia o un rastrello). In teoria ogni famiglia avrebbe dovuto avere 2 ore per preparare i bagagli e caricarli sui veicoli, ma in realtà tali ordini furono molto spesso disattesi e quindi in molti vennero portati via bruscamente, con i semplici abiti estivi indossati ed una o due cose che si potevano afferrare con le mani.
Dall’1 al 3 luglio, altre 1.200 persone furono nuovamente deportate dalle isole estoni. Il numero esatto dei deportati è difficile stabilirlo; la cifra è comunque compresa tra 10.000 e 11.000. La metà di loro fu uccisa o perì a causa delle proibitive condizioni di vita alle quali andò incontro.
Successivamente, il regime sovietico avrebbe giustificato questa operazione come copertura delle spalle, a causa della guerra dichiarata dalla Germania all’URSS nella settimana successiva.
Sotto l’aspetto militare, l’ipotetica e potenzialmente pericolosa quinta colonna poteva essere composta dagli uomini abili e di età compresa tra 20 e 49 anni, da precedenti leaders politici e da militari estoni dei quali si poteva dubitare della lealtà: 2.158 persone in totale. Resta il dubbio su quale pericolo poteva arrecare l’altro 80% dei deportati, ovvero i familiari degli arrestati, composto da bambini, donne e persone anziane.
Per capire bene il senso dei numeri e delle proporzioni, 10.000 abitanti dell’Estonia di allora (che aveva una popolazione totale di 1.130.000) equivalgono a 535.000 abitanti dell’Italia del 2012. Si immagini l’intera Provincia di Udine o quasi tutta la Regione Basilicata che rimanga svuotata di tutti i suoi abitanti in una sola notte…

venerdì 30 marzo 2012

Persecuzioni commesse dall’Unione Sovietica in Estonia nel 1940-1941

Subito dopo che l’Estonia fu occupata dall’Unione Sovietica nel giugno 1940, le forze di sicurezza dell’URSS iniziarono ad arrestare cittadini che erano considerati nemici politici. Nel giugno 1940 almeno 30, nel mese di luglio 123 e nel mese di agosto 117 persone furono arrestate. Prima della fine del 1940, più di 1.000 persone persero la liberà. Durante il primo anno di occupazione gli arresti furono focalizzati su determinate categorie: i membri della polizia politica, la leadership militare, gli ex emigrati Russi Bianchi e l'élite politica estone.
Sempre nel primo anno di occupazione 9 degli 11 ex capi di stato della Repubblica di Estonia furono arrestati. Per evitare questo destino Otto Strandmann si suicidò e solo August Rei riuscì a trovare scampo in Svezia. Entro la fine del 1942, tutti ex capi di stato furono uccisi o morirono in carcere, ad eccezione di Konstantin Päts, che fu imprigionato in Russia. Inoltre furono perseguitati due terzi degli ex ministri della Repubblica, 10 degli 11 componenti dell’ultimo governo libero, la metà dei tutti i parlamentari e la metà dei membri della Corte di giustizia. La stessa sorte fu riservata a più della metà dei funzionari civili di rango superiore, ai governatori provinciali e ad un sesto dei sindaci dei comuni rurali.
Alla fine del 1940, fu introdotto in Estonia il Codice Penale della Federazione Russa del 1926, con valore retroattivo anche per fatti che prima non erano considerati reati. Per fare un esempio, tutti coloro che avevano preso parte alla Guerra di Indipendenza ed avevano combattuto contro la Russia 20 anni prima furono incriminati e poi condannati per “attività antisovietiche”.
Tra giugno 1940 e ottobre 1941, in totale furono arrestate 9.400 persone dalle autorità sovietiche. Circa 2.200 furono uccise in Estonia; le rimanenti furono condotte in campi di prigionia russi, da dove ben poche riuscirono a sopravvivere e tornare a casa dopo la Seconda Guerra Mondiale. La maggior parte delle uccisioni ebbe luogo nelle prigioni di Tallinn nel luglio 1941, prima del ritiro dei Sovietici dall’Estonia a causa dell’avanzata dell’esercito tedesco.
Oltre a coloro che furono arrestati ed uccisi, vanno considerate vittime anche i 10.000 cittadini che furono deportati il 14 giugno 1941.
Nell'estate 1941 i Sovietici si ritirarono di fronte all'avanzata della Wehrmacht, ma sarebbero ritornati nel 1944, per preparare un doloroso e ben più lungo periodo di occupazione.
Estoni deportati nel 1940, fotografati nel villaggio di Iljak (Distretto di Aleksandrovo, Regione di Tomsk) nel 1947. I loro nomi partendo da sinistra, fila in piedi: Marta Raag, Irina Melts, Mahta Kasak, Alide Eelmäe, Anni e Malle Talusaar; fila a sedere: Rein Kasak, Ivar Raag, Sirje Melts, Aini e Mare Eelmäe (fotografia dalla collezione di Alide Eelmäe. “Okupatsioonide Muuseum”, Tallinn)

martedì 20 marzo 2012

Occupazione ed acquisizione dell’Estonia da parte dell’URSS nel 1940

Nell'aprile del 1940 la Germania invase la Danimarca e la Norvegia ed iniziò l’offensiva contro Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e Francia. A metà giugno, quando la Wehrmacht stava per marciare su Parigi, focalizzando l’attenzione del mondo su tale evento, l'Unione Sovietica minacciò Estonia, Lettonia e Lituania con azioni militari e presentò un ultimatum, pretendendo l’invasione militare e l’insediamento di governi filo-sovietici. Il 14 giugno Tallinn e la costa settentrionale dell’Estonia furono bloccati dalla flotta sovietica del Baltico.
Non avendo le capacità di uomini e mezzi per contrastare la minaccia sovietica, tutte e tre le repubbliche accettarono l’ultimatum e furono invase dall’Armata Rossa.
L’Estonia fu occupata in virtù del “diktat di Narva” ed il governo di Jüri Uluots rassegnò le dimissioni il 17 giugno. Il 21 giugno fu proclamato un governo fantoccio pro-sovietico presieduto da Johannes Vares ed il processo di sovietizzazione iniziò.
Nel mese di luglio furono rapidamente convocate delle elezioni parlamentari, che furono non libere e svolte con una metodologia difforme da quanto stabilito dalla costituzione estone. Il nuovo parlamento proclamò l’Estonia “Repubblica Socialista Sovietica” ed indicò l’intento di aderire all’Unione Sovietica. Per presentare il colpo di stato come una rivoluzione popolare, furono organizzati numerosi incontri in cui i comunisti estoni parlavano, mentre l’Armata Rossa teneva un occhio attento sui lavori.
Il cambiamento al potere non fu considerato legittimo, tanto in Estonia quanto all’estero. Il 23 luglio 1940 il Sottosegretario di Stato degli USA annunciò che gli Stati Uniti non riconoscevano le modifiche effettuate nei Paesi Baltici con la forza. Questo fu l'inizio della politica dei Paesi Occidentali di non riconoscimento.
Il 6 agosto l’Estonia fu annessa nell’Unione Sovietica. Le organizzazioni sociali, l’economia e la vita culturale furono rapidamente modificate per renderle conformi all’Unione Sovietica. A luglio era già iniziata la redistribuzione delle proprietà terriere e la nazionalizzazione delle imprese; nell’autunno del 1940 il Rublo sovietico divenne l’unica valuta corrente.
Durante la sovietizzazione fu cancellato il principio della divisione dei poteri. Il Comitato Centrale del Partito Comunista divenne la principale istituzione del potere, sotto la direzione di Karl Säre, che insieme al governo presieduto da Johannes Lauristin perseguirono la sovietizzazione del Paese sulla base delle direttive che arrivavano da Mosca.
Il parlamento fantoccio o cosiddetto Soviet Supremo aveva il mero compito di confermare le decisioni già prese. Anche il potere giudiziario fu abolito.
Lo stesso esatto procedimento ebbe luogo in Lettonia e Lituania. Insieme alla demolizione ed alla riorganizzazione di tutte le strutture di ogni Stato indipendente fu anche lanciata una massiva propaganda comunista, che si infiltrava in ogni posto e ad ogni livello.
L’esercito estone fu riorganizzato nella Ventiduesima Brigata Territoriale di Fucilieri dell’Armata Rossa e fu “purificato” dalle presenze di elementi anti-sovietici. Lo stesso accadde in ogni ambiente della società: dalla primavera del 1941 la maggior parte della precedente élite fu sradicata. Ovvero, circa 9.400 persone che furono arrestate e deportate in Siberia per essere imprigionate nei campi di lavoro forzato o uccise. Nel giugno 1941 furono arrestate e deportate altre 10.000 persone, per lasciare posto a 7.000 nuovi reinsediamenti di popolazioni slave.

Documento attestante una deportazione. Si tratta di una bolla d'accompagnamento di un treno merci del 15 giugno 1941 (fonte: Archivio di Stato Estone):
'Mittente' – ESSR NKVD
'Confezionamento' – 5 vagoni
'Tipo di merce' – persone ("200 челов" = 200 persone)
'Tassa di trasporto' – 785,00 Rubli.

martedì 29 novembre 2011

1940-1944 – Soldati estoni in 3 uniformi differenti

Il reclutamento di uomini estoni nelle forze armate di un paese occupante ha avuto inizio nel 1940, quando l'Unione Sovietica dichiarò unilateralmente che tutti i cittadini della Repubblica di Estonia erano cittadini dell'Unione Sovietica. Nell’estate 1940, il Ventiduesimo Corpo Territoriale dei Fucilieri dell’Armata Rossa fu formato sulla base di 15.000 soldati dell’Esercito Estone.
Foto 1
Quando iniziarono le ostilità tra la Germania e l'Unione Sovietica nel giugno 1941, il governo sovietico mobilitò circa 32.000 uomini dall’Estonia e li portò in Russia, insieme a circa 5.500 uomini del Corpo Territoriale. Questi uomini furono così resi incapaci di poter contrastare le forze sovietiche nella loro terra in Estonia. Considerati poco attendibili, essi furono fatti inquadrare in battaglioni di lavoro in Russia, dove circa un terzo morì di sfinimento e di malattie.
Nel dicembre 1941, unità nazionali estoni furono assemblate dagli uomini che arrivavano in Russia; a partire dal settembre 1942 essi furono aggregati nell’Armata Rossa come Ottavo Corpo dei Fucilieri, che in autunno arrivò ad essere composto da circa 30.000 unità, delle quali 27.000 erano Estoni.
I Tedeschi, che occuparono l'Estonia nell’estate del 1941, inizialmente non sembrarono intenzionati alla costituzione di truppe nazionali estoni. Anche le piccole unità di guerriglia, i Fratelli della Foresta, che comunque avevano combattuto al fianco della Wehrmacht durante la guerra d’estate, furono sciolte. La leadership tedesca considerava l’intera operazione bellica una guerra tedesca e quindi, in un primo momento,aveva seguito il diritto internazionale che proibiva di mobilitare la popolazione di paesi occupati. Tuttavia, quando la situazione sul fronte peggiorò e cominciavano a mancare rinforzi nelle retrovie, i Tedeschi iniziarono a reclutare persone nei territori occupati.
Foto 2
Foto3
Le unità estoni in seno alle forze armate tedesche si potevano suddividere in gruppi di volontari, coloro che furono costretti a servire per il loro lavoro, e coloro che erano stati mobilitati. Nel 1941-1942, i volontari formarono gruppi di protezione (in seguito chiamati Battaglioni Orientali) all'interno della Wehrmacht e gruppi di difesa (in seguito chiamati Battaglioni di Polizia), sotto la direzione amministrativa delle SS e della polizia, ma sotto la giurisdizione operativa dell'esercito. L’arruolamento volontario nella Legione SS iniziò nell'agosto 1942, ma senza successo. Con il fine di completare l'unità dell'esercito, la coscrizione divenne obbligatoria nel febbraio 1943 per gli uomini nati tra il 1919 e il 1924. Essi potevano scegliere tra aderire alla Legione SS Estone, oppure lavorare nell'industria di guerra oppure prestare servizio come membri del personale di supporto militare. Allo stesso tempo, la poliziaestone da campo fu inviata ai battaglioni di polizia per sei mesi a combattere contro i partigiani. Gli ufficiali in servizio nella Polizia di Sicurezza entrarono a far parte della Legione Estone ed i volontari della Guardia Nazionale furono riorganizzati in battaglioni di polizia. Con l’avvicinamento dell'Armata Rossa ai confini estoni, nel gennaio 1944 fu annunciata la mobilitazione. Un successivo reclutamento, nell’agosto 1944, mobilitò i diciassettenni, che entrarono a far parte dei Servizi Aerei Ausiliari (Flakhelfers).
Tuttavia, molti nazionalisti trovarono inaccettabile combattere contro l'Unione Sovietica per conto della Germania. Essi optarono per una terza possibilità, prendendo la via del mare ed andando ad arruolarsi in Finlandia nell’esercito finlandese. Le fughe verso la Finlandia aumentarono nella primavera del 1943, quando segretamente iniziò il reclutamento forzato tedesco. Nel febbraio del 1944 volontari estoni formarono il Duecentesimo Reggimento di Fanteria nell'esercito finlandese (JR 200), con circa 2.000 uomini. Ulteriori 400 Estoni entrarono nella marina finlandese. Nell'agosto 1944, la maggior parte di loro (i Ragazzi Finlandesi) fece ritorno in patria, dietro invito di circoli nazionalisti che incitavano a combattere contro l'Armata Rossa che si avvicinava.
Il numero totale degli Estoni nelle forze armate tedesche, tra cui la Guardia Nazionale, i Flakhelfers ed i Ragazzi Finlandesi fu di circa 70.000.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, gli Estoni non ebbero mai la possibilità di combattere per un loro esercito. Andarono alla mobilitazione sovietica del 1941 soprattutto perché costretti dalla potenza occupante. Una delle ragioni per unirsi volontariamente alle truppe tedesche nelle prime fasi della guerra era il desiderio di vendetta per il Terrore Rosso e per le deportazioni in Siberia nel 1940 e nel 1941. Inoltre, unendosi ai Tedeschi ricevevano un regolare stipendio. Con le mobilitazioni tedesche successive, gli uomini furono forzati ad obbedire dalla potenza occupante, così come era avvenuto con la mobilitazione sovietica del 1941. Nel 1944, inoltre, c’era la speranza di resistere alla nuova occupazione sovietica. L’alternativa a queste due possibilità fu di fuggire in Finlandia e unirsi al suo esercito, ma questa opzione non era disponibile a tutti.
(Autore: Toomas Hiio - Traduzione da http://www.estonica.org)
Foto 1 - Artiglieri dell’Ottavo Corpo Fucilieri. Gli Estoni che combatterono per l’Armata Rossa sovietica credevano di combattere per la la loro libertà. (Foto: Archivio di Stato estone).
Foto 2 - Reclutamento di Estoni nella Wehrmacht. Tragicamente, anche gli Estoni che combatterono per i Tedeschi credevano di farlo per la loro libertà. (Foto: Archivio di Stato estone).
Foto 3 - Volontari estoni con uniformi della Finlandia nella Seconda Guerra Mondiale. Erano sia anticomunisti che antinazisti. Essi furono inquadrati nel Duecentesimo Reggimento di Fanteria, guidato dal Tenente Eino Kuusela, che aveva fatto gli studi militari in Estonia e parlava bene la lingua. (Foto: Archivio Forze Armate Finlandesi).