Dall’inizio dell’anno 2011 nel mosaico dell’Eurozona brillerà un nuovo tassello: l’Estonia. Sarà il ventesimo Stato sovrano ad aver adottato l’Euro come valuta nazionale; ventiduesimo, se si comprendono anche il Montenegro ed il Kosovo che, pur non facendo parte dell’area di Schengen, volontariamente già utilizzano l’Euro.
Al termine di un anno difficilissimo per la moneta unica europea, culminato con la crisi in Grecia e con le difficoltà di Irlanda e Portogallo, l’entrata della piccola Estonia forse darà una benefica iniezione di fiducia all’Euro, in quanto sarà lo Stato dell’Unione Europea con il più basso debito pubblico (vedere la tabella), ovvero con l’economia più sana, in una classifica dove l’Italia campeggia tra i primi posti del mondo.
Qualche parola in più sulla piccola e lontana Estonia. Troppo frettolosamente essa è definita repubblica ex-sovietica, scatenando nell’immaginario collettivo l’idea di un popolo slavo, o repubblica baltica, creando una comunanza con la Lettonia e la Lituania. Errata è la prima, in quanto gli Estoni sono Ugro-finnici; errata pure la seconda, in quanto Lettoni e Lituani appartengono ad altre etnìe e nel passato ebbero vicende storiche diverse.
Il gruppo Ugro-finnico, presente in quell’area da almeno 13.000 anni, è ben più antico di tutti gli altri Europei, Latini, Germanici o Slavi che siano. Le condizioni climatiche e l’aggressività di vicini potenti e bellicosi (per inciso, negli ultimi 1000 anni in sequenza Danesi, Tedeschi, Svedesi e Russi invasero e colonizzarono l’Estonia) hanno fatto sì che al giorno d’oggi solo la Finlandia e l’Estonia abbiano uno Stato nazionale, mentre gli altri Ugro-finnici (Lapponi, Careliani, Livoni ecc.) sono soggiogati o sono stati assimilati.
La lingua Estone, parlata nel mondo da poco più di un milione e trecentomila persone, è, dopo l’Islandese, la seconda più piccola del mondo che svolge in modo completo tutte le funzioni di uno Stato indipendente: scuole di tutti i livelli fino all’università, legislazione, giornali, televisione, esercito, aviazione, marina, teatro, letteratura, giornalismo e ricerca.
Gli Estoni sono pacifici. Non hanno mai dichiarato guerre a nessuno. Ma sono di una testardaggine e di una tenacia incredibili. Infatti, nonostante i ruoli storici sfavorevoli, hanno resistito e mantenuto una fortissima identità nazionale. Se si considera ad esempio che poco al di là del confine c’è la città di San Pietroburgo (in passato capitale della Russia), che da sola ha il quadruplo degli abitanti di tutta l’Estonia, si può immaginare quanto forti possano essere stati quegli Estoni per sopravvivere all'assimilazione.
L’ultimo tentativo di annientamento dell’Estonia avvenne in tempi molto recenti, nel periodo di annessione all’Unione Sovietica. Quando l’Estonia fu conquistata da Stalin nel 1940 gli Estoni erano l’88% dell’intera popolazione. Poi ci furono deportazioni di massa ed il tentativo di riempire i vuoti con coloni Russi e Bielorussi. Nel 1990, all’atto dell’affrancamento dal regime di Mosca, gli Estoni dell’Estonia erano scesi a solo il 61%. Negli ultimi vent’anni sono risaliti di appena un poco e sono arrivati al 64%.
L’entrata dell’Estonia nell’Unione Europea ed ora anche nell’Eurozona, pochi anni dopo della Finlandia che al tempo della guerra fredda nella sua neutralità era comunque più filosovietica che filoamericana, serve a marcare ancora più profondamente la separazione dalla Russia ed a scongiurare, forse per sempre, le mire espansionistiche di Mosca sul nord del Baltico.
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