domenica 23 gennaio 2011

Origine e significato della bandiera dell'Estonia

Storia
La bandiera a bande orizzontali blu-nera-bianca fu esposta per la prima volta ad Otepää il 4 giugno 1884, come simbolo dell’Associazione Studentesca Universitaria Estone. Negli anni seguenti essa divenne un simbolo nazionale.
Il Governo provvisorio dell’Estonia, con una risoluzione del 21 novembre 1918, decretò la bandiera blu-nera-bianca come vessillo nazionale. La legge che stabilì tale bandiera come bandiera nazionale fu promulgata dal Parlamento (Riigikogu) il 27 giugno 1922. Le misure standard furono stabilite in cm. 105 di altezza e cm. 165 di lunghezza, con un rapporto di 7:11.
Dopo l’annessione forzata dell’Estonia all’Unione Sovietica, nel giugno 1940 la bandiera divenne proibita.
Negli anni 1987-1988, all’inizio del processo di ripresa dell’indipendenza, la bandiera blu-nera-bianca iniziò ad essere utilizzata in pubblico nuovamente. Il 24 febbraio 1989 fu fatta sventolare dalla Torre Pikk Herman della Fortezza Toompea, a Tallinn.
Araldica
Blu “fiore di granturco” (codice esadecimale #0072CE – codice RGB 0-114-206). E’ uguale a quello della croce nella bandiera finlandese e fin dall’inizio del XX secolo simboleggiava la sete di libertà delle popolazioni ugro-finniche sottomesse allo zar (Estoni, Finlandesi, Ingri, Lapponi e Careliani). Il fiore di granturco è considerato il fiore nazionale dell’Estonia.
Nero (codice esadecimale #000000 – codice RGB 0-0-0). Rappresenta i lutti e le sofferenze patiti nel corso di tanti secoli di sottomissione. La rondine comune (Suitsupääsuke), animazione del colore nero, è l’animale nazionale dell’Estonia.
Bianco (codice esadecimale #FFFFFF – codice RGB 255-255-255). Simbolo di luce e di speranza, come le falesie sulla costa del Mare Baltico, dove l’acqua che si infrange diventa di colore bianco.
Lo stemma dell’Estonia, tre leopardi su uno scudo, risale al periodo di dominazione danese ed era stato introdotto per la prima volta nel 1220.
(L'illustrazione è tratta dall'Enciclopedia Estone del 1933)

venerdì 21 gennaio 2011

Ma l'Austria è comunista?

Oggi il Primo Ministro dell'Estonia Andrus Ansip (a sinistra, nella fotografia) è stato ricevuto dal Cancelliere austriaco Werner Faymann a Vienna.
La bandiera austriaca nel 2011 è l'unica dell'Unione Europea a contenere ancora i simboli leninisti della falce e martello.
Lo avevate mai notato?

Origine e storia del nome Tallinn

Uno dei più antichi nomi di Tallinn, citato dalle prime cronache russe, fu Kolyvan (in alfabeto cirilllico: Колывань), derivante dal leggendario eroe estone Kalev. Nell’anno 1154 il cartografo Muhammad al-Idrisi inseriva l’attuale Tallinn nella mappa mondiale araba con il nome di Qalaven, definendola “una piccola città che sembrava un castello grande”.
Gli Scandinavi ed Enrico di Livonia, nelle sue cronache, chiamarono poi la città Lindanisa (Lyndanisse in Danese, Lindanäs in Svedese, Ledenets nelle antiche lingue slave orientali). Secondo alcune ipotesi tale denominazione derivava dalla mitica Linda, moglie di Kalev e madre di Kalevipoeg. Una leggenda infatti riporta che ella fece portare sulla tomba del marito una quantità di rocce che andarono ad originare la collina Toompea. Si dibatte anche sull’arcaica parola “linn” o “linna”, che in Votico significava “fortezza” o “castello”. Una parola di una lingua quasi estinta – per inciso – che oggi ritroviamo ancora nel significato del nome della capitale tedesca Berlino (“fortezza dell’orso”) e della città polacca Lublino (“città dell’amore”). Con riferimento alla parte “nisa”, dalla quale trae origine la parola finlandese “niemi” (penisola), si trova un senso anche alla prima versione antica finlandese Kesoniemi.
Successivamente, i Finlandesi iniziarono a chiamarla Rääveli. Tale forma fu germanizzata in Reval.
L’origine della forma Tallinn(a) è sicuramente estone, sebbene sia ancora oggetto di controversie etimologiche. Solitamente si dice che derivi da “Taani-linn(a)” (“Castello danese”, con una forma latina “Castrum Danorum”), in quanto i Danesi costruirono un castello sulle rovine di Lindanisa. Ma sembrerebbero plausibili anche le ipotesi “Tali-linn(a)” (“Castello d’inverno”) o “Talu-linn(a)” (“Castello casa”). L’elemento “-linn(a)” in ogni caso è l’equivalente dell’elemento “-burg” germanico o “-grad/-gorod” delle lingue slave (vedi Edimburgo, Amburgo o Strasburgo nell’area germanica e Novgorod, Volgograd o Belgrado nelle aree linguistiche slave).
Il nome Tallinna sostituì il precedente Reval nel 1918, quando l’Estonia divenne indipendente per la prima volta. All’inizio degli Anni Venti divenne poi Tallinn.
La versione attuale creò un’eccezione, perché di solito i nomi di città in Estone finiscono per vocale. La versione attuale comporta anche un po’ di confusione in chi non sa che nella lingua estone la parte finale delle parole varia per la declinazione e, una volta sceso dall’aereo, legge “Tallinna Lennujaam”, letteralmente “Aeroporto di Tallinn”.

mercoledì 19 gennaio 2011

Il mondo in cento stati uguali

Immaginiamo di dividere tutte le terre emerse del mondo in cento stati uguali per superficie. Immaginiamo di rispettare il più possibile i confini nazionali attuali e, se questi non bastassero, i confini amministrativi regionali o interni. Ecco come sarebbe il mondo! Questa simpatica idea l'abbiamo notata su http://fronterasblog.wordpress.com

martedì 18 gennaio 2011

Lituania più grande grazie a Stalin e Hitler

Rendiamo noto, in questa occasione, un aspetto tanto trascurato quanto importante, quando si narrano le vicende storiche delle cosiddette Repubbliche Baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania) nel corso del XX secolo.
Giustamente si narra dell’aggressione sovietica e dell’annessione forzata all’URSS, durata dalla fine della Seconda Guerra Mondiale all’inizio degli Anni 90 di tutte e tre le Repubbliche. Altrettanto giustamente si ricordano l’oppressione dell’invasore, la limitazione di ogni libertà personale, il tentativo del governo centrale di cancellare le identità nazionali e, ultimo ma non da meno, la deportazione in Siberia di decine di migliaia di abitanti.
Ma un esame approfondito della situazione demografica e territoriale di oggi, unita ad una rilettura accurata di ogni cronaca storica, lasciano emergere che la Lituania, a differenza di Estonia e Lettonia che subirono una forte russificazione e delle mutilazioni territoriali, invece è uscita fuori dall’esperienza sovietica con alcuni innegabili vantaggi rispetto all’agosto 1939: un territorio ingrandito del 25%, contenente un porto sul Mare Baltico, che prima non c’era, ed una bellissima città sottratta alla Polonia, dove è stata trasferita la capitale. Inoltre la Lituania non conosce la problematica derivante da una forte presenza di minoranze di lingua russa, stanziatasi invece in Estonia e Lettonia nel periodo sovietico.
Spesso ai giovani Lituani di oggi viene fumosamente insegnato che il loro Stato fu vittima del Patto Molotov-Ribbentrop. Più oggettivamente, andando a rileggere attentamente il testo di quanto stabilito a Mosca il 23 agosto 1939, sembra proprio che all’esordio del secondo conflitto mondiale la Repubblica di Kaunas non sia stata vittima, bensì complice di Stalin e Hitler, almeno all'inizio della guerra.

lunedì 17 gennaio 2011

Il Trattato di non aggressione Molotov-Ribbentrop

Quando si racconta la Seconda Guerra Mondiale (1939-1945), si dice che essa iniziò con l’invasione della Polonia da parte della Germania nazista, con la complicità dell’Unione Sovietica. Tale azione scaturì da un protocollo che era stato firmato a Mosca 9 giorni prima dell’aggressione nazista.
Tutto ciò è corretto.
Il paragrafo successivo del sommario della Storia, invece, spesso contiene un errore grossolano. Viene infatti sintetizzato che la Polonia fu poi divisa tra Germania ed URSS, mentre invece ci fu un altro Stato a beneficiare delle spartizioni del territorio polacco: la Lituania. E non si trattò di aree trascurabili. Infatti la nuova acquisizione andò ad ingrandire di un quinto la superficie della Lituania, con un beneficio che dura ancora oggi; inoltre il nuovo territorio conteneva la città dove i Lituani avrebbero spostato la loro capitale.
Pubblichiamo di seguito il testo integrale del Trattato di non aggressione Molotov - Ribbentrop, accuratamente tradotto. L’articolo I della seconda parte rivela il dettaglio della questione lituana.
Protocollo ufficiale
Il Governo del Reich Tedesco ed il Governo dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche desiderosi di rafforzare la pace tra la Germania e l'URSS e di continuare dalle vigenti disposizioni di accordo di neutralità firmate nell'aprile del 1926 fra la Germania e l'URSS, hanno raggiunto il seguente accordo:
Articolo I. Entrambe le Alte Parti contraenti si obbligano a desistere da qualsiasi atto di violenza, qualsiasi azione aggressiva e qualsiasi attacco tra loro, individualmente o congiuntamente con altre Potenze.
Articolo II. Qualora una delle Alte Parti contraenti dovesse diventare l'oggetto di una azione bellica da parte di una terza Potenza, l'altra Alta Parte contraente non darà in alcun modo il proprio sostegno a questa terza Potenza.
Articolo III. I governi dei due Alte Parti contraenti devono, in futuro, mantenere un continuo contatto reciproco, ai fini di consultazione e per lo scambio di informazioni su problemi che riguardano i loro interessi comuni.
Articolo IV. In caso di dispute o conflitti che dovessero sorgere tra le Alte Parti contraenti, in nessun modo le due Nazioni parteciperanno a qualsiasi raggruppamento di Potenze che mira all’altro contraente.
Articolo V. In caso di dispute o conflitti che dovessero sorgere tra le Alte Parti contraenti su problemi di qualunque tipo, entrambe le parti dovranno risolvere tali controversie o conflitti esclusivamente attraverso amichevole scambio di opinioni, o, se necessario, attraverso l'istituzione di commissioni di arbitrato.
Articolo VI. Il presente trattato ha una durata di dieci anni. La validità del presente trattato verrà automaticamente prorogata per altri cinque anni, salvo che una delle Alte Parti contraenti non si opponga entro un anno prima della scadenza del termine.
Articolo VII. Il presente trattato sarà ratificato nel più breve tempo possibile. Le ratifiche saranno scambiate a Berlino. L'accordo entra in vigore subito dopo la firma.
Protocollo segreto aggiuntivo
Articolo I. In caso di riassetto territoriale e politico nei settori appartenenti agli Stati Baltici (Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania), il confine settentrionale della Lituania rappresenta il confine delle sfere di influenza di Germania ed URSS. A questo proposito l'interesse della Lituania nella zona di Wilna è riconosciuto dalle Parti.
Articolo II. In caso di riassetto territoriale e politico delle aree appartenenti allo Stato Polacco, le sfere d’influenza della Germania e dell'URSS sono delimitate approssimativamente dalla linea dei fiumi Narev, Vistola e San. Il problema di sapere se gli interessi di entrambe le parti rendano auspicabile il mantenimento di uno Stato Polacco indipendente e come tale stato debba essere limitato, può essere risolto solo nel corso di ulteriori sviluppi politici. In ogni caso entrambi i governi risolveranno la questione per mezzo di un accordo amichevole.
Articolo III. Per quanto riguarda l'Europa sud-orientale la Parte Sovietica reclama il suo interesse per la Bessarabia. La Germania dichiara il suo completo disinteresse per questi settori.
Articolo IV. Questo protocollo deve essere trattato da entrambe le parti come rigorosamente segreto.
Mosca, 23 agosto 1939.
Per il Governo del Reich Tedesco v. Ribbentrop
Plenipotenziario del Governo dell’URSS V. Molotov

sabato 15 gennaio 2011

Lo stato più grande al popolo più numeroso

Immaginiamo che tutti gli stati indipendenti del mondo, dal più grande al più piccolo, siano assegnati ai popoli in ordine di grandezza, dai più numerosi ai meno numerosi.
Cliccate sulla carta geografica per allargarla e scoprite che cosa succederebbe! Gli Estoni dovrebbero andare a vivere in Israele e gli Italiani dovrebbero emigrare in Angola, perché l'Estonia sarebbe popolata dai Mauritani e l'Italia sarebbe abitata dai Senegalesi.
Curiosamente, gli unici 4 stati del mondo che sarebbero abitati dalle proprie popolazioni attuali sarebbero gli Stati Uniti d'America, il Brasile, lo Yemen e la Repubblica d'Irlanda.
Questa simpatica idea l'abbiamo notata su http://fronterasblog.wordpress.com

sabato 8 gennaio 2011

Origine e storia del nome Estonia

E’ piuttosto buffo, se pensiamo che fino alla metà del XIX secolo gli Estoni per gran parte chiamavano se stessi “Maarahvas”, ovvero “Il popolo della campagna”. E’ buffo, perché se si leggesse la saga di Olaf Tryggvason, un antico re norvegese che visse in Estonia per un certo periodo di tempo, il nome Eistland è chiarissimo ed evidente.
Infatti gli Islandesi, che ancora oggi usano la lingua delle saghe, chiamano l’Estonia con il suo nome di mille e duecento anni fa: Eistland.
In alcuni riferimenti storici, la locuzione “Vichinghi estoni” veniva utilizzata per descrivere le vicissitudini dell’Eistland nel Mare Baltico nel periodo delle scorribande norvegesi. Ecco un brano originale che parla della saga di Olaf Tryggvason (vissuto tra il 960 e l’anno 1000 circa), discendente di Harald, primo re di Norvegia:
Þar skildist Ólafr við móður sína, ok tók við honum Klerkon, eistneskr maðr, ok þeim Þórólfi ok Þorgilsi. Klerkon þótti Þórólfr gamall til þræls, þótti ok ekki forverk í honum ok drap hann, en hafði sveinana með sér ok seldi þeim manni, er Klerkr hét, ok tók fyrir hafr einn vel góðan. Hinn þriði maðr keypti Ólaf ok gaf fyrir vesl gott eða slagning; sá hét Reas, kona hans hét Rekon, en son þeirra Rekoni. Þar var Ólafr lengi ok vel haldinn, ok unni búandi honum mikit. Ólafr var 6 vetr á Eistlandi í þessarri útlegð.
Esso trattava di una traversata sfortunata, perché nel Mare Baltico essi furono attaccati dai Vichinghi estoni e le persone a bordo delle navi furono uccise o catturate come schiavi. Olaf prese possesso di un uomo chiamato Klerkon, di suo padre Thorolf e di suo figlio Thorgils. Klerkon considerò Thorolf troppo vecchio per essere utile come schiavo e lo uccise.
Ma con riferimento a quel periodo, non dovevano esserci troppe differenze tra Finlandesi ed Estoni. Lungo entrambe le sponde del Golfo di Finlandia c’erano diverse tribù ugro-finniche (per esempio Häme, Savo, Karjala, Viru, Ugandi, Sakala e molte altre), che probabilmente parlavano dei dialetti simili tra loro, non abbastanza diversi al punto da essere chiamati lingue. Finlandesi ed Estoni avevano le stesse mitologie, gli stessi usi e gli stessi dei (per esempio il dio del ballo estone Vanemuine, simile anche nel nome al finlandese Väinämöinen). Le popolazioni dell’Estonia del nord e della Finlandia del sud, fino alla metà del XIX secolo, avevano dialetti più simili tra loro che con le rispettive lingue nazionali.
L’origine di un termine che richiama il suono “est” o ”eest” è comunque ancora più antica. Addirittura nell’anno 98 lo storico romano Tacito, nel suo libro sulla Germania, parlava di una tribù che viveva a nordest dei Germani chiamata Aestii. Se consideriamo che nella lingua latina “ae” si leggeva quasi come “e”, l’evoluzione successiva è evidente. Per correttezza, va comunque specificato che tale popolo abitava il Baltico nei pressi della foce della Vistola e non era certamente slavo; quindi poteva trattarsi degli antenati degli attuali Lituani oppure i Prussi, popolazione assimilata in seguito dai Tedeschi.
Alla conclusione della Prima Guerra Mondiale, i nazionalisti scelsero il nome Eesti in quanto più antico e leggendario e perché “Estland” era comunque il nome consolidato della loro terra, in Tedesco, Svedese, Danese, Norvegese ed Olandese da diverso tempo; in Inglese e nelle lingue latine esso divenne “Estonia”. Anche i Russi, che originariamente chiamavano Ciudi gli abitanti ad occidente del lago che ancora è chiamato così, impararono il termine Estonia.
Curiose eccezioni si mantengono ancora in soli due casi. I Finlandesi chiamano ufficialmente l’Estonia “Viro”, derivante dal nome dell’antica contea settentrionale Virumaa che loro conoscono meglio. I Lettoni, invece, chiamano ufficialmente l’Estonia “Igaunija”, dal nome dell’antica contea meridionale Ugandi a loro più vicina.

mercoledì 5 gennaio 2011

La Contea di Petseri / Petseri Maakond

[Eesti keeles] - Eesti NSV pindala moodustas NSV Liidu territooriumist umbes 0,2%. Sealjuures ei jäänud sovetiseerimise käigus püsima Eesti Vabariigi aegsed piirid ja haldusjaotus. Aastatel 1944–1945 vähendati Eesti territooriumi: Leningradi oblasti külge liideti kolm Narva jõe taga asuvat valda ning vast loodud Pihkva oblasti koosseisu arvati suurem osa Petserimaast koos Petseri linnaga. Senine Petseri maakond kaotati ja sellest järelejäänud alad liideti Võrumaaga. Leningradi ja Pihkva oblasti külge liidetud alad (2330 km² ehk u 5% Eesti territooriumist) oli Eesti endale saanud Tartu rahuga (1920) ning seal elasid valdavalt (üle 80%) venelased. Ühel ajal Eesti territooriumi vähendamisega õgvendati ka Läti piire, mille tagajärjel jäid mõlemad endised iseseisvad riigid ilma olulistest sõjalis-strateegilistest piirialadest. Väiksemad muudatused Vene-Eesti piiril toimusid veel 1957. a.
Eesti NSV taastamisega säilitati esialgu olemasolev haldusjaotus. 1945. a jagunes Eesti NSV 10 maakonnaks ja 236 vallaks, mis omakorda jagunesid alates 1945. a sügisest külanõukogudeks. 1950. a vallad kaotati ning ühtlasi korraldati rajoonimine, mille käigus maakonnad (mille arv oli suuremate maakondade jagunemisel vahepeal kasvanud 13ni) kaotati ja nende asemel moodustati 39 maarajooni. Lühikest aega (1952–1953) oli Eesti NSV jagatud kolmeks oblastiks. Oblastite likvideerimise järel algas nõukoguliku haldusjaotuse järkjärguline korrastamine – eelkõige rajoonide arvu vähenemine, mis kokkuvõttes lähendas nõukogulikku haldusjaotust vanale jaotusele. 1986. a oli Eestis 15 maarajooni, 33 linna, 24 alevit ja 189 külanõukogu, 167 alevikku ja 3274 küla.
Eesti NSV haldusjaotus jäi suuremas osas kehtima ka taastatud Eesti Vabariigis, rajoonid nimetati ümber maakondadeks ja külanõukogudest said vallad.


[Italiano] - L'intera provincia storica della Contea di Petseri (Petserimaa, in Estone) è la terra nativa dei Setos, una popolazione ugro-finnica con una propria lingua, il Voro-seto (o Estone meridionale). Gli abitanti russi della Contea di Petseri parlano un tradizionale dialetto simile al bielorusso.
Durante l'ultimo periodo della Prima Guerra Mondiale, dal gennaio al novembre 1918, il capoluogo della Contea fu occupato dalle forze tedesche. La città fu poi liberata dalle forze di liberazione estoni il 29 marzo 1919, durante la Guerra di indipendenza estone. Con il Trattato di Tartu, il territorio dell contea fu assegnato all'Estonia ed il nome del capoluogo mutò in Petseri, come anche il nome della Contea.
Durante la Seconda Guerra mondiale, la Contea di Petseri, seguendo le sorti dell'intera Estonia, venne occupata prima dai sovietici nel 1940, poi dalla Germania nazista dal 1941 al 1944 ed infine nuovamente dai sovietici. Questi ultimi annessero unilateralmente la contea di Petseri nella RSS Russa , mutilando così il territorio dell' Estonia occupata.
Fin dal ritorno all'indipendenza nel 1991 l'Estonia reclama, in forza del Trattato di Tartu del 1920, il territorio della contea di Petseri rimasto ancora inglobato alla Russia postsovietica per il 75%, senza una propria identità regionale, in quanto amministrativamente facente parte della Regione (Oblast) di Pskov.
Secondo l'articolo 2 della Costituzione dell’Estonia il territorio fa parte dell' Estonia, ma la Russia non vuole restituirlo. Il confine estone-russo in quella zona resta oggi contestato e crea agli abitanti enormi problemi. I Setos, che vivono in quelle zone sembrano così destinati a restare un popolo diviso.

martedì 4 gennaio 2011

La rotatoria magica


A Swindon (Gran Bretagna, 155.000 abitanti, 130 Km. ad ovest di Londra) esiste dal 1972 una delle più notevoli mostruosità concepite dalla mente umana, in materia di viabilità. Si tratta di una grande rotatoria che contiene al suo interno 5 mini-rotatorie.
Fu un sistema innovativo che venne costruito dopo la consultazione con il British Roads Research Laboratory.
Il nome ufficiale di questa rotatoria all’origine era County Islands (Le isole della contea), ma verso la fine degli anni 1990 fu sostituito con il nome popolare di Magic Roundabout (La rotatoria magica).
Evitiamo superflui commenti e lasciamo spazio alla sensibilità ed all’immaginazione del lettore.

Allargare

lunedì 3 gennaio 2011

Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch

[Eesti keeles] - Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch on küla Anglesey saarel Walesis, Suurbritannias.
Algselt oli küla nimi Llanfairpwllgwyngyll. Uus nimi pandi külale 1860-ndatel aastatel eesmärgiga saada Suurbritannia pikima nimega raudteejaama tiitel. See on ka üks maailma pikimatest kohanimedest.
Tõlkes tähendab küla nimi Maria kirik valge sarapuu lohus kiire veekeerise ja punase koopa juures asuva püha Tysilio kiriku juures.
Hiljem on üritanud mõned külad omale veel pikemat nime võtta, kuid neid nimesid ei ole ametlikult tunnustatud.



[Italiano] - Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch (in gallese: Chiesa di Santa Maria nella valletta del nocciolo bianco, vicino alle rapide e alla chiesa di San Tysilio nei pressi della caverna rossa), è un paese sull'isola di Anglesey, nel Galles, ed è ufficialmente il nome di località più lungo del Regno Unito ed il terzo più lungo del mondo. Per motivi di praticità, comunque, il nome viene abbreviato in Llanfair PG (o Llanfairpwll per i madrelingua gallesi) che è sufficiente a distinguerlo da altri posti in Galles chiamati Llanfair. È una popolare destinazione turistica, molte persone si fermano alla stazione ferroviaria per farsi scattare una foto a fianco del cartello della stazione, visitare il vicino centro visitatori o farsi timbrare il passaporto nei negozi locali. Un'altra attrazione turistica è la vicina colonna del Marchese di Anglesey, da cui si ha una panoramica su Anglesey e sullo Stretto di Menai.
Il nome venne escogitato negli anni 1860 dal consiglio cittadino, specificamente per il privilegio e il prestigio di avere "il nome più lungo di una stazione ferroviaria in Gran Bretagna". Non si può considerare una autentica parola gallese. Infatti, il nome originale del luogo era Llanfair Pwllgwyngyll, che di per sé è rispettabilmente lungo (considerato che l'alfabeto gallese ha solo 17 lettere rispetto alle 26 di quello inglese).
(Fonte della notizia: http://www.bbc.co.uk e http://www.llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch.com)

sabato 1 gennaio 2011

Estonia 1990-2011 - Il sole non tramonta mai


A cominciare dal 2011, con l’adozione dell’Euro come valuta corrente, l’Estonia vive una condizione storica unica e dagli aspetti assolutamente originali ed imprevedibili fino a pochi anni fa.
Nulla, meglio di un esempio, potrà illustrare efficacemente quello che intendiamo.
Anno 1990. Arvo era un ragazzo estone che aveva deciso di fare un lungo viaggio in treno fino all’estremo oriente sovietico. Dopo 8 giorni di viaggio arrivò a Vladivostok e poi a Nakhodka, dove abitava Ruslan, un suo antico amico di penna. Ruslan lo portò a vedere il Mare del Giappone, che prende il nome dall’omonima nazione che era a duecento miglia da lì.
Per andare da Tallinn a Nakhodka, Arvo non ebbe bisogno di mostrare un passaporto, non ebbe necessità di sottostare a controlli doganali e non dovette cambiare la moneta, perché anche lì avevano corso legale i Rubli sovietici.
Anno 2011. Arvo, che ora è un fisico quasi cinquantenne, in marzo dovrà recarsi per alcuni giorni a Kourou, in Guyana Francese, nel contesto di uno scambio culturale del centro dove lavora.
Per volare da Tallinn a Parigi e poi a Cayenne, Arvo non avrà bisogno di munirsi di passaporto, non avrà necessità di sottostare a controlli doganali e non dovrà cambiare la moneta, perché anche lì avranno corso legale gli Euro.
Viene davvero in mente una frase dell’Imperatore Carlo V d’Absburgo: “Sul mio impero il sole non tramonta mai”.


Per la cronaca, scriviamo questo articolo il giorno 1 gennaio 2011. Ruslan Alexandrovich Manochov oggi è il deputato che rappresenta la Regione russa del Primorje nel parlamento di Mosca. La temperatura di Nakhodka è di –10°C (neve), mentre in Guyana Francese piove e ci sono 30°C.