Il Ministro degli Affari Esteri della Russia Sergei Viktorovich Lavrov, durante un incontro tenutosi presso il Consiglio per i Diritti Umani a Ginevra (Svizzera), ha fortemente criticato la politica sul riconoscimento della cittadinanza che vige attualmente in Estonia e Lettonia, parlando addirittura di discriminazione razziale.
In particolare egli si riferisce ai circa 100.000 residenti in Estonia, soprattutto Russi etnici insediati con la forza durante l’occupazione sovietica (1940-1990, periodo durante il quale lo stesso Lavrov fu un diplomatico ed un comunista di spicco), che ancora non sanno pronunciare una sola parola in Estone. E’ da sottolineare che si tratta si una minima parte di tutti i Russi etnici, che in prevalenza oggi si sono perfettamente integrati.
Sergei Viktorovich Lavrov ha stigmatizzato il fatto che, tra i requisiti per avere la cittadinanza, sia necessario passare un esame in lingua Estone.
Ci risulta sorprendente che un esponente di primo piano del governo di Mosca sia andato a Ginevra a rilasciare tali risibili dichiarazioni, invece di sforzarsi per trovare una sistemazione a tali persone ad Arcangelo, oppure a Vladivostok, Novosibirsk o lungo le sponde del Mar Nero, dove il clima è anche più gradevole?
Ricordiamo che la Russia è lo stato più grande del mondo e che, nel contempo, perde più di mezzo milione di abitanti all’anno per decremento naturale. Possibile che Mosca non riesca a trovare un posticino per loro, che amano tanto la loro lingua al punto da non voler studiare quella del luogo dove abitano?
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