Quando nella seconda metà degli anni 1980 salì al trono di Mosca colui che sarebbe diventato l'ultimo leader dell'Unione Sovietica, ben presto il resto del mondo avrebbe iniziato a prendere confidenza con due parole russe: glasnost' (гласность) e perestrojka (перестройка), ovvero "trasparenza" e "riforme".
Con il senno di poi, mi azzardo a dire che all'Unione Sovietica iniziarono a tremare le gambe e, nel giro di pochi anni, sarebbe iniziata la disgregazione, preceduta dal terremoto politico ed amministrativo che avrebbe colpito tutti i Paesi del Patto di Varsavia.
In Italia si viveva il periodo di transizione fra la fine della lotta senza quartiere al terrorismo e l'inizio della fine di un sistema politico corrotto fino al midollo, che sarebbe emerso proprio in coincidenza con la successiva dissoluzione dell'Unione Sovietica. La novità all'interno della politica interna italiana, nella seconda metà degli anni 1980, fu l'inizio della presenza costante in parlamento della Lega Lombarda (divenuta poi Lega Nord), che a quel tempo aveva come programma una secessione del nord dal resto dell'espressione geografica "Italia".
Proprio nell'agosto del 1988, nel corso delle mie ricorrenti scorrerie tra le pagine dell'atlante (vizio che mi portavo avanti fin da quando ero bambino e continua ancora oggi), notai una coincidenza per la quale, in termini di estensione territoriale, si poteva ipotizzare la proporzione "Italia meridionale sta ad Italia centrosettentrionale come Germania orientale sta a Germania occidentale". Per quanto riguarda la percentuale di popolazione le cose differivano, ma questo dettaglio non m'impedì l'abiogenesi in testa di un'idea pazzesca.
Presi carta e penna e scrissi una lettera (in inglese, ma con testo iniziale e saluti finali in russo) a Mihail Sergeevič Gorbačëv, Cremlino, Mosca, URSS. Allegai un disegno dal quale ho ricavato l'attuale illustrazione e gli proposi lo scambio: dacci la Germania orientale e prenditi in cambio l'Italia meridionale. Naturalmente mi soffermai sulle motivazioni storiche ed umane, ma fui anche pragmatico sul tentativo di convincerlo per i vantaggi che avrebbe avuto il Patto di Varsavia: un confine terrestre tra le due Italie più corto di quello tra le due Germanie (e quindi più facile da presidiare), la presenza sovietica nel Mediterraneo ed una popolazione locale più docile rispetto ai Sassoni ed ai Brandeburghesi. Naturalmente, visto che nella Germania orientale c'era l'anomalia di una Berlino ovest in mano ai francoangloamericani, anche nell'Italia meridionale doveva esserci l'anomalia di una Napoli ovest.
Nel novembre 1988 mi arrivò una inattesa e sorprendente risposta da Mosca. Non Gorbačëv in persona, ma un certo Signor Volkov suo collaboratore, mi inviò una lettera in italiano dove si esprimeva "interesse per la proposta", che comunque sembrava di "difficile attuazione" per ovvii innumerevoli ragioni.
L'Italia meridionale rimase dunque attaccata all'Italia centrosettentrionale. Ma la Germania orientale, esattamente un anno dopo, avrebbe rapidamente iniziato un procedimento di riunificazione con la Germania occidentale.
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