Un discorso affrontato con un collega, al lavoro, mi ha fornito lo spunto per condurre una ricerca, relativamente alle lingue nazionali europee trascritte con l’alfabeto latino, tra quelle che hanno la fortuna di avere uno stato sovrano e quindi di essere ufficiali in un territorio omogeneo.
La ricerca ha voluto scoprire quali e quante volte, in ciascuna lingua, si rendono necessarie delle modifiche di alcune lettere (o addirittura l’aggiunta di caratteri totalmente estranei all’alfabeto latino, come in Islandese e Tedesco) con i cosiddetti segni diacritici. Il tutto è essenzialmente finalizzato a capire quali popoli hanno più difficoltà a derogare dalla tastiera standard QWERTY.
La soluzione a questo inconveniente viene trovata in maniere diverse e talvolta pittoresche, specialmente quando si compongono in fretta i brevi messaggi di testo dai telefonini. Per esempio i Francesi scrivono la ç maiuscola con una C normale, mentre gli Estoni scrivono la õ con il numero 6.
Volevo precisare che, per non addentrarmi in complicazioni eccessive, ho evitato di valutare se ciascuna lingua voglia considerare il carattere con segno diacritico come una lettera a sé stante nell'alfabeto (per esempio le vocali estoni) o no (per esempio le vocali italiane). Per la stessa motivazione, sono stati trascurati i casi nei quali le lingue considerino una lettera a sé stante un insieme di altre lettere che non contengono segni diacritici (per esempio ll in Spagnolo oppure cs in Ungherese).
La scrittura più pura, anzi l’unica rispettosa dell’alfabeto latino classico senza segni diacritici integrativi, è l’Inglese.
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