I primi ricordi della mia vita risalgono alla seconda metà degli anni 1970. Erano gli anni dell'infanzia. Abitavamo a Pirita, il distretto più orientale della città di Tallinn. A detta di molti il migliore per viverci: le case sono quasi tutte villette monofamiliari immerse nel verde della foresta. Il mare è costeggiato da una spiaggia molto rinomata, che divenne celeberrima per alcune gare della XXII Olimpiade (Mosca, 1980) tenutesi proprio presso il Centro Velico di Pirita (Pirita Purjespordikeskus).
Il nome Pirita, che oltre a quello del distretto è anche quello del fiume che lo attraversa, deriva da Birgitta Birgersdotter, ovvero Santa Brigida di Svezia, alla quale fu dedicato nel XV secolo un convento costruito dai Cavalieri dell’Ordine Teutonico.
Se devo descrivere in sintesi la mia infanzia, sicuramente direi che si è trattato di un periodo felicissimo. Non eravamo benestanti e la periodica carenza di generi di benessere era la perenne preoccupazione di tutti quanti noi che abitavamo nell’Estonia sovietica e di tutta l'URSS. Però nella mia famiglia eravamo persone che vivevano principalmente per essere e non per avere e, pertanto, noi eravamo già in possesso del patrimonio più prezioso: nessun problema di salute (in 13 anni di scuola dell’obbligo non ho mai fatto un giorno di assenza per malattia), l’amicizia profonda con alcune persone e l’armonia completa all’interno delle mura domestiche, dove comunque non si è mai sofferta la fame. C’è poi da dire che viaggiare nel socialismo reale aveva un costo davvero irrisorio ed a noi piaceva muoverci in qualsiasi occasione. La varietà delle opzioni era limitata, ma l’area esplorativa era comunque immensa: Murmansk, Tbilisi, Alma-Ata (così si chiamava allora), Ulaan Baatar o Vladivostok andavano benissimo per cambiare l'aria, oltre a Leningrado, Mosca, Pskov, Riga o Kiev, dove andavamo ripetutamente.
Abitavamo nella Kelluka tee, che si potrebbe tradurre in Via delle Campanule, strada perpendicolare a Narva maantee (Viale Narva), oltre alla quale fino all’inizio degli anni 1970 non c’era quasi nulla all’infuori di pochi mulini a vento. Poi il governo sovietico pianificò la costruzione ex novo del distretto-dormitorio di Lasnamäe, ovvero una serie infinita di palazzoni grigi, fatti di appartamentini dove ogni persona aveva (ed ha ancora) a disposizione al massimo uno spazio di 6 mq e che alla fine avrebbero ospitato circa 120 mila abitanti, in prevalenza russi. Questo fu lo sconvolgimento demografico e paesaggistico che nel 1978 ci ritrovammo a pochi metri noi di Pirita, quasi tutti estoni, ma solo 8.500 persone.
A scanso di equivoci, mi preme sottolineare che personalmente non ho e non ho mai avuto alcun pregiudizio contro quei Russi, che in molti divennero dei sinceri ed ottimi amici. La mia famiglia fortunatamente era di idee molto tolleranti e davvero priva di preconcetti politici, razziali o religiosi. Un ricordo fisso è addirittura legato ad Igor, un mio coetaneo russo di Lasnamäe che in certe sere della fine settimana bussava alla nostra porta, perché in fuga dal padre ubriaco che a casa inveiva contro la povera mamma e barcollava alla ricerca dei figli che avrebbe voluto inspiegabilmente riempire di botte. Igor veniva rassicurato e spesso trascorreva la notte da noi, finché al mattino poteva fare rientro a casa sua, dove il padre, dopo la sbronza, sarebbe rimasto ospite d’onore di Morfeo fino all'ora di pranzo.
Spesso, fuori dall’Estonia, in seguito mi sono sentita chiedere: “Quali erano nell’Estonia sovietica i rapporti tra la popolazione di lingua estone ed i nuovi abitanti immigrati di lingua russa?” Quello che ho da dire da parte mia è che, nella maggior parte dei casi, in sostanza non c’erano affatto rapporti. I bambini frequentavano scuole diverse e con orari differenti, così il regime offriva rarissime occasioni di incontri a vicenda anche durante i tragitti casa-scuola. Per quanto riguarda gli adulti, molto dipendeva dalla sensibilità di ciascuna singola persona, che comunque non poteva prescindere da elementi della storia recentissima: l’Estonia era stata illegalmente assorbita dall’Unione Sovietica ed ampie fasce della sua popolazione avevano dovuto soffrire la deportazione forzata; dall’URSS erano arrivate diverse ondate di popolazione slava che andavano a riempire gli spazi sociali e lavorativi mancanti ed alla fine degli anni 1970 la somma di tali nuovi arrivi arrivò a raggiungere il 30% di tutta la popolazione dell’Estonia, con picchi di addirittura il 98% nella città di Narva, dove a tutti i deportati estoni fu proibito di fare ritorno.
Tra noi bambini più piccoli ovviamente non c’erano condizionamenti. Per noi era spontaneo attraversare Viale Narva per andare a cercare i coetanei russi, soprattutto d’estate, quando a causa della partenza di qualcuno per andare a trovare i nonni altrove o per andare alla colonia per i Giovani Pionieri del Partito Comunista non si raggiungeva il numero sufficiente per fare due squadre di calcio o per organizzare qualche altro gioco da cortile. Ed ovviamente i Russi facevano lo stesso con noi. E tutto andava avanti senza problemi, fino all’eventuale urlo di richiamo da parte dei genitori (russi o estoni) che invitava a desistere dal giocare e familiarizzare con quegli altri. Per la legge dei grandi numeri, tra i numerosissimi nuovi abitanti di Lasnamäe c’erano anche alcuni violenti e delinquenti. Ricordo che per un certo periodo, sempre nelle sere d’estate, alcuni ragazzi di lingua russa avevano preso l’abitudine di attraversare Viale Narva e venire a Pirita, per rubare la frutta dagli alberi dei giardini privati. La questione non durò a lungo, né ebbe una evoluzione, perché i ragazzi estoni di Pirita a loro volta avevano preso l’abitudine di aspettarli con sassi e fionde lungo il margine settentrionale di Viale Narva e perché i genitori dei ragazzi estoni avevano iniziato a far coesistere nei loro giardini, insieme ad alberi e fiori, anche agguerriti cani da guardia.
Al fatto che anche noi avessimo un cane è associato il ricordo della prima frase in lingua russa rivolta a me che io abbia sentito in vita mia. All’età di 5 o 6 anni circa ogni tanto uscivo per far sgranchire il nostro di cane, quasi più grande di me, ma ubbidiente e sempre al guinzaglio. Ebbene, se prendevo la direzione verso Lasnamäe ad un certo punto passavo davanti alla casa di una donna ultrasettantenne, che viveva da sola e senza alcuna motivazione ogni volta mi urlava ripetutamente e con la schiuma alla bocca: “Проклятая фашистская! Проклят также твоя собака! (=Proklyàtaya fashìstskaya! Proklyàt tàkzhe tvòya sobàka!, che equivale a Maledetta fascista! E maledetto anche il tuo cane!)".
Una frase insensata, perché io ero una bambina di un lustro di età, nata dopo trent'anni dalla fine del fascismo, mentre lei era nata ai tempi in cui l'Unione Sovietica di Stalin aveva sottoscritto a Mosca accordi con il Terzo Reich di Hitler con il patto di Molotov e Ribbentrop. Una scena assurda ed inspiegabile, per la quale mio padre mi insegnò ad avere pazienza, perché secondo lui quella vecchiaccia secca secca doveva essere molto esaurita.
(Testimonianza raccolta da una persona estone che mi ha chiesto di mantenere l’anonimato. Le immagini seguenti, a scopo illustrativo, scaturiscono da elaborazioni di Google Maps e Google Streetview del 2011.)
Pirita, Lasnamäe e gli altri 6 Distretti che compongono amministrativamente Tallinn. |
La netta differenza fra i due Distretti è evidente in questa foto aerea... |
...ed in quest'altra più ravvicinata. |
Inizio di Kelluka tee (stella gialla nelle due vedute aeree) verso Lasnamäe. |
Inizio di Kelluka tee (stella gialla nelle due vedute aeree) verso Pirita. |