venerdì 20 aprile 2012

Occupazione tedesca dell’Estonia dal 1941 al 1944

La Germania non aveva alcuna intenzione di restituire l’indipendenza ai Paesi occupati dall’Unione Sovietica nel 1940. I Paesi Baltici e la Bielorussia risultarono soggetti al potere civile d’occupazione. I 4 Commissariati Generali furnono uniti nel Commissariato di Stato Ostland, che rispondeva direttamente al Ministero dei Territori Orientali Occupati, presieduto da Alfred Rosenberg.
Le leggi vigenti prima del 20 giugno 1940 furono ripristinate, con eccezione di quelle in contrasto con la giurisprudenza tedesca. Il corpo amministrativo locale, l’Autoamministrazione Estone diretta da Hjalmar Mäe, riuscì ad operare senza eccessive pressioni del Commissariato. Le ragioni di una occupazione “morbida” dell’Estonia, rispetto per esempio alla Lettonia, scaturirono dai seguenti elementi: diffusi sentimenti antisovietici della popolazione estone, alta considerazione per gli Estoni da parte dei Tedeschi nella loro “tabella della razza”, vicinanza del territorio con l’alleata Finlandia, importanza strategica del territorio come retrovia, ricchezza di prodotti agricoli e produzione di olio di scisto. Lo scisto bituminoso, infatti, divenne preziosissimo per la Germania quando i suoi depositi di carburante finirono nelle mani nemiche.
La repressione politica dei territori occupati – Estonia inclusa – passava sotto la supervisione delle SS di Heinrich Himmler e del sistema di polizia.
La polizia di sicurezza tedesca in Estonia fu stabilita sulla base della Einsatzgruppe A Sonderkommando 1a, che arrivò insieme alla Wehrmacht. La polizia di sicurezza estone era asservita alla controparte tedesca. All’inizio del 1942 furono sterminati tutti i mille Ebrei ancora presenti in Estonia. Insieme agli Ebrei estoni, furono uccisi altri 8.000 cittadini estoni, con le accuse che quando erano non-razziali andavano dall’aver partecipato ai crimini del regime sovietico al semplice essere stati iscritti al Partito Comunista.
Nel corso dell’occupazione tedesca, furono uccisi più di 7.500 Ebrei provenienti da ogni angolo d’Europa e portati in campi di concentramento in Estonia. Tra coloro che arrestarono ed uccisero gli Ebrei ci furono anche Estoni che servivano nella polizia segreta e nell’esercito tedeschi. In ulteriore aggiunta, circa un terzo dei 45.000 prigionieri di guerra detenuti in Estonia finirono per morire di stenti, di privazioni e di epidemie.
In Estonia non ci fu alcuna resistenza paragonabile a quella che operava in quello stesso periodo in Francia o nei Balcani, perché per la maggior parte della popolazione il nemico numero 1 restava l’Unione Sovietica, che aveva distrutto il loro Stato, l’élite nazionale, la proprietà privata e la libertà.
L’attività dei partigiani sovietici spediti in Estonia risultò così insignificante. Essi riuscirono a portare a compimento pochissimi sabotaggi e finirono per essere quasi tutti individuati e catturati. Invece iniziò a prendere forma un sempre più diffuso movimento di resistenza tendente al ripristino dell’indipendenza nazionale, a partire dall’autunno nel 1941, quando iniziò ad essere evidente che la Germania non avrebbe avuto intenzione di restituire l’autodeterminazione. Lo stesso Primo Ministro Jüri Uluots cooperò clandestinamente con il Comitato Nazionale per la Repubblica di Estonia e nel settembre 1944, quando i Tedeschi iniziarono a ritirarsi di fronte all’avanzata dell’Armata Rossa, comportandosi come se fosse un vero presidente dette l’incarico a Otto Tief di formare un nuovo governo. Ma essi furono tutti arrestati ed inviati in campi di prigionia dall’Armata Rossa sovietica, che aveva varcato nuovamente il confine e non prometteva nulla di buono.

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