lunedì 30 aprile 2012

Anno 1944: l’Armata Rossa invade l’Estonia

La guerra totale raggiunse nuovamente il territorio estone nel febbraio del 1944, quando l’Armata Rossa spezzò l’assedio di Leningrado ed iniziò rapidamente ad avanzare verso ovest. Nonostante il pessimismo delle forze di terra del comando militare tedesco, Adolf Hitler riteneva importante mantenere la posizione in Estonia. Abbandonarla voleva dire riconsegnare il Baltico settentrionale alla flotta sovietica, con gravi ripercussioni sulla via dell’acciaio dalla Svezia, con l’isolamento dell’alleata Finlandia e con la perdita dell’approvvigionamento dell’olio di scisto estone, importantissimo per la macchina bellica tedesca.
La Germania inviò in Estonia un grande numero di truppe supplementari, compresa la Ventesima Divisione Estone delle SS, costantemente integrata con le nuove leve. Nelle sanguinose battaglie da febbraio a marzo l’attacco dell’Armata Rossa fu fermato sulla linea del fiume Narva, dove le posizioni rimasero ferme fino a luglio.
L’Armata Rossa nel frattempo si concentrò nelle direttrici di attacco verso la Finlandia e sul fronte della Bielorussia. Alla fine del mese di luglio 1944 i Tedeschi abbandonarono la linea del Narva e ripiegarono di 25 km verso ovest, su postazioni preparate nelle colline Sinimäed. I tentativi dell’Armata Rossa di rompere il fronte delle colline Sinimäed furono respinti con altissimi costi in vite umane.
Ai primi di agosto, l'Armata Rossa iniziò un attacco nella Lettonia nord-orientale e si fece strada verso il fiume Emajõgi, dove il fronte si stabilizzò. I successi sovietici in Lettonia e Lituania posero in pericolo di isolamento le truppe tedesche ancora in Estonia, cosicché Hitler finì per ordinarne il ritiro il 16 settembre 1944. L’attacco decisivo dell’Armata Rossa, che comprendeva tra i suoi ranghi anche l’Ottava Brigata dei Fucilieri Estoni, iniziò dunque il 17 settembre. Dopo il ritiro della Wehrmacht dal sud-est, dal fiume Narva, dalle colline Sinimäed e, il 22 settembre, da Tallinn, le truppe estoni nazionaliste vennero a trovarsi in una situazione drammatica. Sanguinose battaglie furono combattute a Saaremaa, dove l’Armata Rossa terminò l'occupazione dell'Estonia con la conquista della penisola Sõrve il 24 novembre 1944.
Nell’autunno del 1944 circa 70.000 Estoni fuggirono in Germania ed in Svezia, dove furono sistemati in campi profughi. In Svezia l’integrazione con la società locale avvenne rapidamente, mentre nella Germania devastata dalla guerra molti furono costretti a restare nei campi profughi fino alla fine degli anni 1940. L’aggressiva politica di rimpatrio adottata dall’Unione Sovietica ed alcuni casi di restituzione di persone con il tradimento, comportarono una seconda ondata migratoria verso gli USA ed il Canada, spesso con l’utilizzo di navi non adatte per la navigazione oceanica.
Subito dopo aver conquistato l’Estonia, le forze di sicurezza sovietiche intrapresero la soppressione attiva del movimento di resistenza ed arrestò gli Estoni che avevano servito nelle forze armate tedesche e finlandesi. In meno di un anno oltre 10.000 persone furono arrestate. I prigionieri di guerra estoni messi nei campi-filtro furono talvolta arruolati nell’Armata Rossa, talvolta inviati in campi di prigionia, talvolta liberati. Allo stesso tempo, circa 20.000 uomini sono stati mobilitati nell'Armata Rossa. Il movimento di resistenza riuscì a funzionare fino a primi anni 1950.
Nella Seconda Guerra Mondiale l’Estonia perse in totale 200.000 abitanti: giustiziati, uccisi in azione, imprigionati, deportati, evacuati con la forza, fuggiti via. I danni materiali furono proporzionalmente minori rispetto all’Europa occidentale, alla Russia, all’Ucraina, alla Bielorussia, alla Polonia ed alla Germania. Ma la città di Narva andò completamente distrutta ed ingenti danni subirono Tartu, Mustvee e Tallinn, soprattutto in occasione di bombardamenti di marzo 1944. Le tattiche di terra bruciata impiegate dai sovietici nel 1941 e dai tedeschi nel 1944 fallirono a causa della risoluta resistenza da parte della popolazione.
Alle conferenze di Yalta e di Potsdam, l’URSS riuscì a persuadere gli Alleati occidentali di lasciare mano libera sui Paesi Baltici, dove comunque il non-riconoscimento della politica rimase. Per l'Estonia le conseguenze politiche della Seconda Guerra Mondiale si sono concluse con il ripristino dell’indipendenza nel 1991 e con la dipartita definitiva delle truppe russe nel 1994.

5 commenti:

  1. bella questa pagina di storia, triste molto triste sopratutto perchè si è chiusa solo nel 1994

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  2. Incredibile come, l'Estonia, sia riuscita semplicemente ad esistere dopo quello che è avvenuto nella sua terra negli ultimi 5 secoli.

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  3. Nessuno menziona mai le sofferenze subite da questo popolo, durante le deportazioni il regime e l'occupazione sovietica. Per questa gente, estone, finnica e non russa, la guerra è terminata solo nel 1991. Hanno rischiato di essere culturalmente annientati dal colosso vicino russo ed ancora molti russi immigrati permangono in Estonia, una nazione che non appartiene loro, che non gli è mai appartenuta.

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    1. Il proposito di questo sito è appunto di ricordare, in lingua italiana, alcuni particolari sull'Estonia sconosciuti ai più, lasciando le guide turistiche, le liste dei ristoranti o le gallerie fotografiche al resto dell'affollatissima rete internet.
      Grazie per l'intervento e cordiali saluti.

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  4. Già poco pochissimo si è parlato negli anni del dopoguerra delle sofferenze subite dai popoli non russi cche hanno visto la loro nazione occupata militarmente dai sovietici, che ricordo a tutti, non hanno dimostrato di essere dei santi, ma al contrario simili ai nazisti.....dei banditi(basta vedere ancor oggi cio' che succede in Cecenia)....

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