giovedì 12 gennaio 2012

L'Estonia in un articolo del 1988

Il discorso trasmesso in tv
«Accettando le scelte della repubblica baltica si minerebbe la struttura unitaria dell'Urss»
Gorbaciov duro: in Estonia posizioni «inaccettabili»
Duro discorso contro la deviazione estone, «invalidata» dal voto del presidium del Soviet Supremo.(Il dibattito di sabato è andato in onda ieri in tv). Il presidente estone, Rüütel, tiene ferme le posizioni. Il lituano Arkauskas e il lettone Gorbunov rivendicano più autonomia. Gorbaciov si dichiara d'accordo, ma stabilisce un confine: «Non daremo via libera a posizioni estranee al sistema».
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GIULIETTO CHIESA
MOSCA. Una requisitoria contro l'Estonia: «Avete commesso un errore teorico, un errore politico, un errore pratico. Se la vostra posizione venisse accettata ne sarebbe radicalmente compromessa l'intera struttura unitaria dell'economia e della fisionomia del paese». Con un drammatico discorso, trasmesso ieri integralmente dalla televisione, Gorbaciov ha affrontato le modifiche costituzionali votate dal Soviet supremo estone e la dichiarazione di sovranità integrale e di proprietà repubblicana di tutti i mezzi di produzione e delle risorse naturali: «inaccettabili» le une e l'altra. Ma il secco discorso, che veniva dopo il voto unanime del presidium del Soviet supremo, ha riconosciuto l'esistenza dei problemi e la necessità di una correzione sostanziale delle politiche del passato. Sia quella del centro moscovita, sia quelle dei ministeri centrali che hanno «troppo spesso» violato autonomie e interessi nazionali e repubblicani. «Viviamo in una casa comune - ha detto il presidente sovietico - e dobbiamo dire che non potremo avere successo nell'opera di rinnovamento del paese ignorando gl'interessi delle singole nazioni».
«Siamo stati disattenti»
E' un assioma politico, è vitalmente necessario. E invece noi questo approccio lo abbiamo dimenticato, in una certa fase della nostra storia siamo stati disattenti. Abbiamo dimenticato il fatto che le nuove generazioni non nascono già internazionaliste». Ecco perché la questione dei rapporti tra nazionalità «ha assunto un carattere patologico in molte zone del paese». Ecco perché occorre un'analisi autocritica. La scelta del leader sovietico è stata dunque di non respingere tutto, ma di operare una distinzione tra le spinte autonomistiche emerse tumultuosamente nelle repubbliche baltiche. Nello stesso tempo Gorbaciov ha «messo in guardia» tutti. Nel processo di democratizzazione in atto non si sono manifestate soltanto «posizioni estremistiche». Si sono fatte strada anche «posizioni estranee ai nostri valori», cioè posizioni nemiche.
Gorbaciov ha lanciato un'accusa pesantissima: «I deputati estoni non sono stati liberi di decidere», ci sono state pressioni indebite. Dunque noi - ha detto Gorbaciov accalorandosi - «fermeremo coloro che cercano di forzare il corso degli eventi, gli speculatori politici che sif anno scudo della perestrojka e perseguono fini estranei al nostro sistema». Ecco così tracciata la linea di demarcazione all'interno della quale sarà possibile portare avanti il dibattito sulla riforma politica. Alle forze separatiste non sarà concesso altro spazio. Il partito estone «non ha difeso posizioni di principio». Ciò che è avvenuto in Estonia «ci ha molto, molto preoccupati». Il presidente del Soviet supremo estone, Rüütel, aveva difeso, nel merito, la decisione del proprio parlamento, ricordando tuttavia le «circostanze» in cui essa è stata presa il 16 novembre. Cioè invitando a tenere presente l'eccezionale spinta di massa della popolazione estone a sostegno di quelle decisioni.
Correzioni profonde
Gorbaciov non poteva ovviamente prendere atto di una realtà che davvero metterebbe in forse la repubblica baltica all'interno dell'unione. Ma ha promesso di tenere conto della situazione e di accelerare nei limiti del possibile la seconda tappa della riforma istituzionale, che dovrà affrontare l'armonizzazione dei rapporti tra centro e repubbliche: unica via per ricuperare un clima di fiducia. Ma anche una via che richiede correzioni profonde. Tanto più che gl'interventi del presidente lettone Gorbunov e del presidente lituano Astrauskas hanno a loro volta sottolineato l'esigenza di «non ritardare» e di dare alle repubbliche la possibilità di «prendere parte realmente alle decisioni legislative ed economiche» e di «potersi difendere» dalla prepotenza dei dicasteri centrali.
Assai meno efficace è apparsa - e non poteva essere altrimenti - la difesa di Gorbaciov degli «equilibri d'interessi» e degli «obiettivi comuni», fatta sulla base delle statistiche costruite ai tempi del brezhnevismo. Proprio quelle cifre che le tre repubbliche baltiche contestano come non veritiere e, anzi, come la prova della prevaricazione del centro sulla periferia. Nonostante la durezza delle critiche, tutte rivolte contro l'Estonia, il dibattito mostrato ieri dalla tv sovietica è stato contenuto nei toni. La decisione estone è stata «invalidata», ma l'impegno della leadership sovietica è di affrontare i problemi in termini nuovi, in vista del plenum del Comitato centrale sulle nazionalità che dovrà dare nuova sistemazione all'intera materia. Tutto si può discutere, dunque, tranne la messa in discussione dell'unità del paese.
Dal quotidiano L'Unità, lunedì 28 novembre 1988, pagina 4.

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