venerdì 19 agosto 2011

Anna Nasoruvido

Uno dei primi romanzi che Pille lesse da bambina fu “Anna Karenina”, ma ne risultò una profonda delusione, che sarebbe durata fino alla rilettura avvenuta alcuni anni dopo. Il motivo è determinato dal fatto che in Estone “kare” significa “ruvido” e “nina” vuol dire “naso”. Insomma, la piccola Pille si era convinta che “Anna Nasoruvido” doveva essere una specie di “Pippi Calzelunghe” e lesse tutto pazientemente fino alla fine. Ma del naso ruvido nessuna traccia. Che delusione…
Stupefacente ed esilarante, ma raccontiamo bene come andarono le cose.
Dunque, abbiamo una bambina estone-sovietica di 7 anni molto autonoma, quasi una bambina-prodigio se consideriamo che sa leggere, scrivere e disegnare ormai da 3 anni, ha spirito d’iniziativa ed in determinate occasioni ha già ampiamente dimostrato un notevole sviluppo dei sensi della prudenza e dell’autocontrollo. La piccola Pille sa bene di essere anche un po’ più fortunata di molte sue coetanee, perché sta giocando una carta in più nel processo di crescita. Infatti in molti pomeriggi invernali – dopo aver finito i compiti – si precipita nell’atelier dove lavora il papà grafico. Si tratta di un appartamento costituito da sala esposizione, due ambienti adibiti a laboratorio, una tipografia, due stanze adibite a deposito di materiali, una sala con un tre tavolini (uno dei quali sempre con una scacchiera completa di tutti i pezzi sopra), minibar e televisione. C’era poi un’altra stanza, con un piano da lavoro per geometri, una dispensa ed una fornitissima libreria.
Pille era libera di muoversi in assoluta disinvoltura ed autonomia all’interno dell’atelier. Talvolta apriva gli armadi, dove sapeva di non dover attingere il vino passito che l’amico di papà Tizio aveva portato dall’Armenia, mentre aveva mano libera sui biscotti uzbeki o sui fichi secchi turkmeni che il collega di papà Caio aveva riportato dall’ultimo viaggio. Poteva accendere e spegnere la televisione liberamente e, se voleva disegnare o scarabocchiare, sapeva quale carta e quali colori prendere, senza dover chiedere alcun permesso. Poiché spesso capitava che nell’atelier si ritrovavano diverse persone, tutte adulte e che talvolta chiacchieravano di cose incomprensibili per ore, un polo d’attrazione irresistibile era ovviamente costituito dalla libreria, dove i libri erano integrati da numerose pubblicazioni illustrate e tecniche. Il papà ed i suoi colleghi avevano avuto cura di sistemare i libri per ragazzi negli scaffali più bassi, cosicché Pille e gli altri bambini figli degli addetti ai lavori potessero arrivarci senza difficoltà.
Con i presupposti di cui sopra, ora immagina la seguente scena. La bambina si avvicina per l’ennesima volta alla libreria, guarda i dorsi dei vari tomi e riflette. Le favole di Esopo le ho lette, il Corsaro Nero pure, i racconti dei Fratelli Grimm anche. Mannaggia la miseria, volevo iniziare con Oliver Twist ma non lo vedo più… forse lo ha preso Reelika? Lo sguardo comincia a scorrere sugli scaffali più in alto. I Miserabili… mamma mia, sono quattro volumi, no, mi ci vorrebbe un’eternità. Guerra e Pace… che strano titolo… Ad un certo punto l’attenzione è catturata dalla dicitura Anna Karenina, che per lei suona esattamente come Anna Nasoruvido. La bambina è astuta: comprende che se il libro è in alto forse non è per ragazzi ed allora chiede ad una tipografa di prenderglielo “perché lo vuole papà”. La tipografa la asseconda, senza verificare con il papà della bambina, in quanto è molto indaffarata.
Inizia la lettura da parte della bambina, anche se fin dall’inizio di un naso ruvido non vi è traccia. Ma la bambina, da lettrice già esperta, è perfettamente consapevole del fatto che il senso dei titoli talvolta si arriverà a comprenderlo solo all’epilogo. Quando non capisce le parole le cerca sul dizionario o sull’enciclopedia invece di chiedele al papà (che, insospettendosi, potrebbe indagare su dove la figliola le abbia sentite o – peggio – lette) ed a fine giornata sistema Anna Karenina con il segnalibro nello scaffale in basso, così domani potrà riprenderlo agevolmente per continuare la lettura.
Continua così per alcuni giorni, fino alla fine del romanzo, ma del naso ruvido nessuna traccia. Eppure lo ha letto lentamente, parola per parola. Ed è sicura di non aver saltato nessuna pagina. Alla conclusione, la giovanissima lettrice torna dalla tipografa, le restituisce il volume e, stizzita, esclama: “Ma che razza di libri leggete voi adulti? I titoli sono sbagliati!”.

Il romanzo di Leone Tolstoi "Anna Karenina" in versione estone.
L'apparenza inganna.

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