Narva è il nome tanto del fiume che segna il confine nordorientale dell’Estonia (Contea della Vironia Orientale = Ida-Viru maakond) con la Russia (Regione Leningradese = Ленинградская область), quanto il nome dell’ultima città estone, appoggiata sulla riva occidentale dell’omonimo fiume. Si può dire che dal 1612 al 1946 la città fu “a cavallo” del fiume Narva, ma una forzata rettifica della linea di demarcazione imposta da Mosca ne amputò il suo quartiere orientale e lo aggregò alla Russia, dove fu istituita la nuova città di Ivangorod (Ивангород in Russo; chiamata Jaanilinn dagli Estoni).
Narva fu la città estone che più aveva pagato la Seconda Guerra Mondiale: la lunga battaglia del 1944 (in particolare il bombardamento sovietico del 6 marzo) finì per raderla completamente al suolo e la deportazione di massa del 25 marzo 1949 la svuotò completamente della sua popolazione estone, che prima del conflitto costituiva il 54% del totale. La Narva attuale, con l’eccezione del Castello di Hermann e di pochissimi edifici ricostruiti utilizzando le macerie, non ha più nulla dell’antico splendore architettonico danese e svedese. In modo sommario, la Narva di oggi appare come un insieme di palazzoni in stile residenziale sovietico intersecato da vie e piazze.
La ricostruzione di Narva avvenuta nel periodo sovietico, inoltre, fece mutare radicalmente la composizione etnica degli abitanti. A causa dell’impedimento imposto ai deportati estoni di farvi ritorno, anche dopo la morte di Stalin, si arrivò a questo mosaico di popolazione (dati del censimento del 2011): su 65.506 abitanti, ben 51.434 (87,7%) sono Russi, 3.031 (3,9%) sono Estoni, 1.219 (1,9%) sono Ucraini, 1.034 (1,6%) sono Bielorussi e gli altri di altre nazionalità, tutte con percentuale inferiore all’1%. Sul piano numerico, inoltre, Narva vive il dramma di un grave decremento demografico. Se nel 2011 c’erano appunto 65.506 abitanti, all’inizio di gennaio del 2016 ne risultavano solo 60.406. Una vera caduta verticale, se consideriamo che nel 1989 gli abitanti erano 81.221 e nel 2000 erano 68.680.
Convincere i due giovani estoni Oskar e Birgit a venire con noi a fare una gita a Narva non è stato agevole. I ragazzi sono dei moderati ed hanno idee estremamente larghe, ma è stato come convincere un Bergamasco, che non è mai andato più a sud di Bologna, ad andare a fare una passeggiata a piedi tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli a Napoli. Le dicerie, i pregiudizi collettivi e le paure rischiano di avere la meglio sulla logica e sulla voglia di scoprire un posto nuovo.
Alla fine, all’alba dell’11 agosto 2016 siamo partiti con la macchina da Tallinn in direzione est. Prima di arrivare a Narva-città abbiamo deviato per andare a visitare Narva-Jõesuu, l’ultima località balneare a nordest dell’Estonia. Con l’aiuto del navigatore satellitare abbiamo cercato di andare a vedere il punto esatto della foce del fiume Narva, così da poter fotografare l’Estonia, la Russia ed il Mare Baltico tutti insieme, ma la missione non è riuscita completamente. L’ultimo angolo di Estonia, infatti, è un’area militare e vi erano in corso alcuni lavori edili e di movimento terra; siamo comunque riusciti a fare un paio di fotografie infilando l’obiettivo della macchina fotografica in mezzo alle maglie della recinzione militare, a 100 metri più a sud della foce vera e propria, riuscendo a far entrare i tre elementi in un’unica veduta.
Dopo ulteriori 10 minuti di automobile siamo arrivati a Narva e qui siamo rimasti tutti completamente e piacevolmente sorpresi: l’aspetto generale della città, nonostante le premesse, è estone e non russo. Le strade, i marciapiedi ed i parcheggi sono puliti e ben pavimentati, quasi tutte le case mostrano segni di buona manutenzione, mancano gli scarabocchi sui muri e non si notano angoli trascurati. Gli automobilisti guidano bene, rispettano i semafori e mettono sempre la freccia. Non ci siamo sottratti ad una lunga passeggiata a piedi e poi ci siamo dilungati all’interno di due centri commerciali per studiare meglio l’aspetto umano. L’atmosfera della città è un po’ surreale, perché pur essendovi nomi delle vie, scritte ed insegne ufficiali in Estone, tutte le persone che sentivamo parlare tra loro usavano il Russo, così come nei negozi in Russo è l’approccio iniziale del commesso verso il cliente e sempre in Russo è il linguaggio degli annunci pubblici e della radio. Il modo di vestire e di gesticolare degli anziani è inconfondibilmente russo, ma i giovani sembrano diversi e, se non li senti parlare, spesso saresti pronto a scommettere che essi sono ugrofinnici e non slavi.
La nostra esperienza di Narva, dunque, sembrava dare conferma ad un sondaggio del marzo 2014 (quando la Crimea lasciò l’Ucraina per andare con la Russia) che rivelava come il 75% degli abitanti della Vironia Orientale che parlano il Russo come lingua culturale primaria preferisse rimanere con Tallinn, piuttosto che andare con Mosca. Oppure, la statistica per la quale il giovane di Narva, quando vuole frequentare l’università, preferisca andare a Tartu (180 Km da Narva) o a Tallinn (210 Km da Narva) invece che a San Pietroburgo (solo 140 Km da Narva), per le migliori aspettative di un futuro lavoro.
L’aver osservato moltissime automobili con la targa russa nei parcheggi delle aree commerciali ed i molti pedoni russi che affluivano dal ponte confinario, inoltre, ci è sembrato un piccolo sintomo della ripresa di Narva che, a causa delle sanzioni internazionali imposte a Putin proprio dopo i fatti della Crimea, sta conoscendo un periodo fiorente negli affari: da oltrefrontiera le persone comuni, non trovando più molta scelta negli scaffali dei negozi russi, vengono in Estonia a fare la spesa e… a convertire continuamente Rubli in Euro ed a metterli in banca.
Siamo rimasti contenti di Narva e, durante il viaggio di ritorno, dicevo in macchina ad Oskar e Birgit che secondo me Tallinn non deve abbandonare Narva al suo destino, ma fare in modo che i suoi abitanti di lingua russa, con il tempo, diventino sempre più fieri di trovarsi in Estonia. Un po’ come i Lombardi che abitano nel Canton Ticino, che nel corso dei secoli hanno conservato integra la loro cultura linguistica, ma mai e poi mai oggi vorrebbero che la loro terra si staccasse dalla Svizzera per unirsi all’Italia.
Narva, la nobile Narva, con il suo nome invariabile in tutte le lingue, che gli storici conoscono dai tempi antichissimi. Esso appare già nell’atlante della preistoria, dove la presenza umana di tutta l’Europa nordorientale di 7000 anni fa è indicata come “Cultura di Narva”.
Appena usciti da Tallinn, questo cartello ci indicava Narva a 200 Km e San Pietroburgo (che da sola ha il quadruplo degli abitanti di tutta l'Estonia) 138 Km oltre. |
La foce del fiume Narva sul Mare Baltico. A sinistra c'è l'Estonia, lungo la riva destra del fiume c'è la Russia. |
Dettaglio della veduta dell'Estonia verso la Russia alla foce del fiume Narva. Questa fotografia è stata scattata infilando l'obiettivo dentro alle maglie di una recinzione militare. |
La Russia vista dall'Estonia, lungo la strada che da Narva-Jõesuu (verso sinistra) porta a Narva-città (verso destra). |
Narva-città. Il "Ponte dell'Amicizia" (Sõpruse sild in Estone e Нарвский мост Дружбы in Russo) e, dall'altra parte del fiume, Ivangorod. |
Tra il Castello di Hermann in Estonia (a destra) e la Fortezza di Ivangorod in Russia (a sinistra). |
Russia a sinistra ed Estonia a destra. |
Cartello con il regolamento balneare a Narva. A sinistra, oltre il fiume, le mura della Fortezza di Ivangorod, in Russia. |
Narva (Estonia). Automobili russe parcheggiate in un'area commerciale. Il numero "47" finale sulla targa indica che vengono dalla confinante Regione Leningradese. |
Narva (Estonia). La prima automobile russa con il numero finale "777" è stata immatricolata a Mosca; la terza con il numero finale "178" è di San Pietroburgo. |