LA BANDIERA DELL’ESTONIA
SULLA TORRE PIU’ ALTA DI TALLINN
SULLA TORRE PIU’ ALTA DI TALLINN
MOSCA. Erano le 8 e 33 minuti, ieri mattina, quando la vecchia bandiera blu-nera-bianca della Repubblica democratica d’Estonia nata nel 1881, consacrata nel 1884 nella Chiesa d’Otepia è tornata a salire sulla torre più alta di Tallinn, per la prima volta dopo quarantanove anni. Nella vecchia piazza, in strada, dovunque per la città, centomila persone hanno applaudito, celebrando la prima Giornata dell’indipendenza, proclamata il 24 febbraio del 1918. Poche ore prima, sotto lo sguardo del presidente del Soviet e del primo segretario del partito, lo stendardo con la falce e il martello della Repubblica Socialista Sovietica d’Estonia veniva ammainata, e trasferita (come dice la Tass) nel museo estone della Rivoluzione. Sotto il pennone Arnold Ruutel, presidente del Soviet repubblicano che tre mesi fa proclamò invano la sovranità dell’Estonia, scontrandosi duramente con Mosca fino alla scomunica, ha cercato di ridurre il carattere storicamente eretico della manifestazione e dei suoi simboli politici: E’ la perestrojka che ci ha portati a questa giornata. Deve essere chiaro che non si possono considerare le date della storia nazionale come qualcosa di ostile al socialismo. Celebrando la giornata dell’indipendenza dell’Estonia, d’altra parte, noi non annulliamo certo l’anniversario della nostra Repubblica Socialista. Ma la manifestazione di massa che si è svolta a Tallinn, ha visto nella cerimonia di ieri la conferma di un cammino ormai di chiaro segno autonomista che sta interessando tutto il Baltico. La Lituania è stata appena sconfessata dalla Pravda, con la denuncia delle rivendicazioni estremistiche che affiorano nel movimento popolare Sajudis, con proposte antisocialiste come il ritiro della repubblica dall’Unione Sovietica. La Lettonia ha visto eleggere candidato alle elezioni per il Soviet il leader del Movimento per l’indipendenza nazionale, Repsce, che chiede apertamente l’uscita della Lettonia dall' Urss. Le tre repubbliche baltiche non erano riuscite a fare fronte comune nella rivendicazione di sovranità, e si erano disunite nel braccio di ferro con Mosca. Ma il riemergere della rivendicazione autonomistica in tutta la regione conferma che il Cremlino non ha normalizzato il Baltico. E la presenza alle manifestazioni di ieri a Tallinn della nomenklatura politica repubblicana rivela che il potere periferico è costretto in qualche misura a seguire la corrente. La celebrazione di ieri ha però assunto un carattere di aperta testimonianza nazionalistica, con i bambini portati in strada dagli asili e dalle scuole, molti negozi chiusi, con le bandiere davanti alla porta e lacrime di commozione quando lo stendardo è salito sulla torre, come testimoniano i giornalisti locali. In più, gli indipendentisti hanno organizzato un altro raduno a metà giornata, con qualche migliaia di persone nel centro di Tallinn per celebrare l’anniversario della proclamazione d’indipendenza tra le due guerre. Ma il vero segno politico della giornata, viene dall’appello al popolo estone del Comitato centrale, cha ha riscritto la storia ufficiale dell' Estonia, ribaltandola per la prima volta. La festa e la bandiera sono il primo passo per il ristabilimento della dignità del popolo e il riconoscimento della sua storia autentica. Quando cambiarono le sfere d’influenza degli Stati, e l’Estonia divenne parte dell'Urss scrive il documento invece dell' annunciata prosperità il popolo incontrò lo stalinismo. Ma malgrado il sopruso stalinista e il grigiore burocratico della stagnazione, il popolo estone conservò la sua lingua e la sua cultura, prese dagli avi i valori dell' identità nazionale e la volontà di conservare il suo sistema statuale. Solo i popoli liberi sviluppano con successo la loro economia e la loro cultura; e il progresso dell’Estonia presume il diritto del nostro popolo di essere padrone del suo destino.
Dal quotidiano la Repubblica, 25 febbraio 1989, pagina 14. Autore: Ezio Mauro.
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