lunedì 10 ottobre 2011

L'Estonia in un articolo del 1980

Gli studenti in piazza per l'arresto di intellettuali
L'Estonia si ribella a Mosca
«Libertà di fede e cultura»
Si aggrava la repressione delle autorità sovietiche nella repubblica baltica - La popolazione chiede che siano riaperte le chiese
STOCCOLMA — Notizie ufficiali diramate da Mosca informano che in Estonia «elementi nemici dello Stato e fautori del disordine» hanno manifestato nei giorni scorsi contro l'autorità non ottenendo alcun consenso tra la popolazione dedita al lavoro e alle realizzazioni secondo i programmi fissati dal partito. La verità però è un'altra e si può facilmente analizzare dalla Svezia, che per tradizione, usi, costumi, mentalità, è assai affine alle repubbliche dell'altra parte del Mar Baltico.
Estonia, Lituania è Lettonia per quasi ottocento anni hanno lottato, per lo più inutilmente, per la libertà. Schiacciate tra Russia e Polonia, hanno conosciuto una vera indipendenza solo per ventidue anni tra ledue guerre mondiali. Esattamente quarantanni fa furono occupate dall'Armata rossa e incorporate nell'Urss con una teorica autonomia. L'Europa del Nord ricorda ancora con sgomento i giorni in cui le truppe sovietiche entrarono a Tallin, Riga e Vilnius: centinaia di migliaia di persone impaurite abbandonarono case, campi, uffici negozi e industrie: con ogni tipo d'imbarcazione attraversarono il mare per raggiungere la Svezia alla ricerca della libertà. A casa restarono i vecchi e molti bambini allevati poi nella diffidenza se non nell'odio per chi li aveva occupati, impossessandosi degli orologi, violentando le donne e profanando le chiese.
Ma pur subendo a malincuore la supremazia di chi veniva da Mosca, Estonia, Lettonia e Lituania, lavorando duramente con i sistemi dell'Europa del Nord, raggiunsero uno standard di vita unico nell'impero comunista: secondo le statistiche, la produzione pro capite nei Paesi Baltici è oggi superiore a quella di qualsiasi altra repubblica sovietica dal Mar Nero al Pacifico, dall'Oceano Artico alla Mongolia. Mosca si è sempre vantata di questi risultati ma ha anche temuto e represso, in quei Paesi ogni tentativo dì indipendenza. Vi sono stati inviati eserciti di burocrati moscoviti che hanno imposto i loro metodi di lavoro: nel 1949 in Estonia il 98 per cento degli abitanti era estone; oggi questa percentuale è scesa al 65 per cento e quella dei russi (importati) sfiora il 30 per cento. Un tempo nelle scuole dei Paesi del Baltico si studiava come seconda lingua lo svedese o il finlandese; oggi è obbligatorio il russo. Trovare negli uffici pubblici un alto funzionario che parli la lingua locale è quasi impossibile.
Data anche la facilità di vedere la televisione svedese, di parlare al telefono con i profughi al di là del mare (riuniti in associazioni che tengono vivi lingue e costumi, cultura e tradizioni), gli abitanti dei Paesi Baltici hanno cercato in quarantanni di dominazione comunista, di rimanere soprattutto se stessi.
I burocrati di Mosca hanno chiuso le poche chiese esistenti.Ma la reazione è stata decisa, a volte violenta: come in Polonia, in quei Paesi la Chiesa non si tocca. Una buona parte dei pescherecci svedesi trasportano Bibbie e Vangeli nelle lingue baltiche per i colleghi d'oltremare, che giungono puntuali all'appuntamento in ogni condizione di vento e di mare, pur sapendo di rischiare anche la vita, se vengono scoperti dalle vedette della polizia costiera.
Recentemente sono stati arrestati Mart Niklus, Jurij Kukk, Peeter Pirun, Jean Kasak e molti altri poeti, scrittori e professori universitari,perché fautori dell'indipendenza culturale del loro Paese. Gli estoni hanno reagito mobilitando gli studenti di Tallin: definiti uligani dalle autorità sono sfilati lungo le strade della capitale della loro Repubblica chiedendo più autonomia, meno influenza dei burocrati di Mosca e più spazio per la loro cultura. Tallin, «la città più indipendente e ribelle dell'Urss», respinge le imposizioni di Mosca creando alberghi, strade, teatri e abitazioni secondo la sua architettura tradizionale.
I meravigliosi Paesi Baltici stanno dunque vivendo tensioni e sommosse per una libertà, se non politica, almeno culturale e religiosa.Chiedono di poter continuare a parlare la propria lingua, vivere in modo dignitoso e moderno, coltivare la propria cultura e i propri sentimenti tornare a pregare nelle loro chiese.
Autore: Walter Rosboch per il quotidiano Stampa Sera, lunedì 20 ottobre 1980, pagina 1.

1 commento:

  1. Questi articoli retrospettivi sono un bel modo di rivivere un passato che, per ragioni anagrafiche, non ho potuto conoscere in prima persona. Leggere questi ritagli mi fa personalmente un gran piacere e ti confesso che spero di trovarne altri molto presto.

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