giovedì 8 settembre 2011

I Russi in Estonia: “Stalin ha fatto più bene che male”

Un recente studio condotto dal Centro per le Strategie e gli Studi Internazionali, con sede a Washington, ha fatto emergere che il 71 per cento dei giovani nativi Russi dell'Estonia "vuole porre termine alle discussioni sulla repressione durante l'era sovietica", compresa quella delle deportazioni di massa degli Estoni in Siberia.
Gli osservatori del Centro hanno riferito che il 43 per cento dei Russi nativi intervistati, aventi un’età compresa tra i 16 ed i 29 anni, ritiene che il dibattito sulla repressione sia dannoso per la società estone.
I ricercatori hanno anche interrogato i loro coetanei che vivono in Russia, dove solo il 45 per cento degli intervistati sente il bisogno di abbandonare le discussioni sulle atrocità sovietiche del passato; il 18 per cento è d'accordo che sollevare costantemente questo argomento sia dannoso per il loro Paese.
Lo studio ha concluso che il 60 per cento dei Russi etnici intervistati, tra quelli che vivono in Estonia, concorda sul fatto che il crollo dell'Unione Sovietica sia stata "la più grande tragedia geopolitica del XX secolo". Più della metà di tutti i Russi etnici estoni ritengono che Stalin abbia fatto più bene che male.
Tra la popolazione di etnia estone intervistata,l'85 per cento ritiene che la Russia dovrebbe chiedere scusa per aver occupato il loro Paese, mentre solo l’8 per cento dei Russi in Estonia ha mostrato un qualche entusiasmo sulla stessa ipotesi.
Il 70 per cento dei Russi etnici che abitano in Estonia ha affermato che il governo russo dovrebbe intervenire a difesa dei Russi in Estonia, in quanto i loro diritti sarebbero costantemente violati.
Ingrid Teesalu per http://news.err.ee

4 commenti:

  1. Penso che oggi una parte almeno dei russi siano consapevoli di essere dei russi del baltico...e differenti dai loro confratelli ad esempio della Kamciakta...In altri termini, molto difficilmente e anche dolorosamente ( ma speriamo che questo riguardi solo il passato ...) si stanno creando le condizioni per una unione politica di tutti i popoli del baltico, russi compresi. Estoni, lettoni,finnici, abitanti di Kaliningrad e di Gdansk ( e forse anche altri... ), tutti quanti in una unione nuova che sappia sanare le piaghe del passato, con umanità e consapevolezza. Ci si può trovare tutti dalla parte sbagliata della storia e non per questo automaticamente si deve essere cancellati e resi muti di fronte alla vita, come tante volte è accaduto in passato...Le risposte dei russi all'inchiesta secondo me vanno in questa direzione: sembrano voler dire che comunque esistono, nel bene e nel male, anche loro... Io penso che oggi incomincino ad esserci le condizioni e la maturità necessaria per questa nuova unione, oltre i confini politici dettati dalle guerre. Del resto nella comunità europea attuale, stati piccoli e piccolissimi sono destinati ad essere stritolati dalle politiche a dei paesi maggiori: una nuova guerra senza armi... Una unione dei paesi e sopratutto dei popoli del baltico mi pare la migliore cosa per uscire dal filo spinato della storia.

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  2. Le manovre di riavvicinamento tra due (persone, stati, popoli, ecc.) che vogliono davvero diventare amici, prevederebbero in via preliminare un'ammissione delle proprie colpe passate e poi una richiesta di scuse. Lo hanno fatto Italia e Slovenia; lo hanno fatto Germania e Polonia; lo hanno perfino fatto Regno Unito ed Irlanda.
    In questo campo la Russia, sia come espressione dei suoi governanti attuali, sia come mentalità di buona parte della sua popolazione, purtroppo è ancora ferma ai tempi di Ivan il Terribile.

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  3. Si, certo...è indubbio che la Russia debba accettare una rilettura del proprio passato e dunque una visione di sè stessa diversa dalla propaganda di ieri e di oggi...ma perchè non chiedere le scuse anche di Inghilterra e Usa, quando consegnarono a Yalta mezza Europa a Stalin, tra cui le incolpevoli repubbliche baltiche? Chi se la sente di proporlo ? Facciamo una petizione che so, alle Grandi Logge Unite anglosassoni, tanto per cominciare, per chiedere che aprano i loro archivi? O direttamente agli americani, che hanno secretato per 100 anni i loro archivi segreti sulla seconda guerra mondiale?...Ripeto il mio punto di vista: uniamoci OLTRE il passato, che è stato tremendo e doloroso e su cui noi non sappiamo altro se non quello che i vincitori vogliono farci sapere. E consideriamo le tragedie del passato non come colpe da espiare ( more judaico o christiano ) ma come esempi da non ripetere. E' più importante oggi il rispetto reciproco che asserzioni, false e strumentali, fatte per compiacere una visione distorta della storia umana, che non vede reali vincitori ma solo immani tragedie pagate dai popoli.

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  4. Se rileggiamo tutta la Seconda Guerra Mondiale, essa è fatta di una serie di porcherie e di voltafaccia assurdi. Eccone alcuni:
    1) Stalin prima amico di Hitler e poi di Roosevelt;
    2) Gran Bretagna e Francia che entrano in guerra per salvare la Polonia da Hitler, per regalarla a Stalin 6 anni dopo, più piccola, con metà della popolazione e tutta distrutta;
    3) Francesi, Danesi e Norvegesi (intendo le popolazioni, non i governi) collaborazionisti dei nazisti;
    4) L'Italia che comincia con un alleato e finisce per combattergli contro (cosa già avvenuta nella Prima Guerra Mondiale: nel 1914 faceva parte della Triplice Alleanza con Austria e Germania, salvo poi entrare in guerra dopo un anno di neutralità a fianco della Triplice Intesa).
    Insomma, la storia è piena di episodi simili.
    Ma qui parliamo degli Estoni, uno dei popoli meno numerosi del mondo (il secondo popolo nazionale più piccolo dopo gli Islandesi), che nel 1939 erano l'89% degli abitanti del loro Stato, che dopo 52 anni di occupazione si sono ritrovati ad essere solo il 62%. Dunque, c'è stato un vero e proprio "democidio": tutta la classe culturale ed artistica uccisa, nonché decine di migliaia di deportazioni per fare posto ai nuovi coloni Russi, Ucraini e Bielorussi.
    Che cosa vogliono questi signori slavi, con la loro madrepatria grande più di 17 milioni di kmq, appena al di là del fiume Narva, da uno stato che è piccolo solo 45 mila kmq e che comunque li vede stanziati come invasori e non come minoranza etnica? Perché non se ne vanno, se non sono capaci di amalgamarsi?
    Questo è il dettaglio che noi, da questa parte dell'Europa, spesso non comprendiamo a fondo. Ed allora pontifichiamo, parliamo, consigliamo, giudichiamo...

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