
La celebrazione ufficiale è semplicemente bugiarda. Facendo il confronto tra l’Italia odierna e quella di allora, nel 1861 risultavano ancora fuori il Veneto, il Friuli e gran parte della Provincia di Mantova (fino al 1866), tutto il Lazio eccetto gran parte della Provincia di Rieti (fino al 1870), il Trentino-Alto Adige e la Venezia Giulia (fino al 1918). L’Unità d’Italia fu dunque completata nel 1918 e non nel 1861. Inoltre si tratta di una malcelata forma di damnatio memoriae nei confronti del sovrano di allora, dimostrata dal fatto che nel logo ufficiale sono mostrate tre bandiere verdi-bianco-rosse (una per ogni 50 anni) delle quali nessuna contiene lo stemma sabaudo al centro, che invece è stato parte integrante del Tricolore italiano dal 1861 al 1946. Ovvero per più della metà del periodo di 150 anni che vengono celebrati ora.
A noi cittadini della Repubblica Italiana del 2011, ricattati da un latente sentimento separatista nel nord e sempre più diluiti nell’identità per globalizzazione e crescente presenza di immigrati, ci viene ripropinata la storiella dell’ideale nazionale che spinse la penisola italiana di allora a diventare un’unica entità statale. Laddove gli eventi di 150 anni fa si possono riassumere nelle vicende di una coppia di personaggi massoni (Vittorio Emanuele e Giuseppe Garibaldi), i quali riuscirono ad approfittare astutamente di alcune situazioni europee prima per sbarazzarsi dell’egemonia austriaca al di qua delle Alpi, poi per impossessarsi con un colpo di mano del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia (vere casse del tesoro del Regno delle Due Sicilie, estraneo ad ogni controversia internazionale ed unico stato europeo che ancora emetteva monete d’oro). Infine fu soppresso il potere secolare del Papa, che esisteva dal tempo dei Longobardi. Misteriosamente nessun libro di storia destinato alle scuole ricorda che, nel gioco dell’oca delle varie conquiste di regni e ducati lungo la penisola, fu lasciata in pace la Repubblica di San Marino, perché era uno stato protetto dalla massoneria.
Per ironia della sorte - ed a riprova che si era trattato di espansionismo e non di nazionalismo - si ricordi che nel 1860 erano stati ceduti alla Francia il Ducato di Savoia (da dove traeva origine la famiglia ed il regno di Vittorio Emanuele) e la Contea di Nizza (città natale di Giuseppe Garibaldi). Fu il prezzo che Torino ebbe a pagare per l’aiuto ricevuto da Parigi, ma che sarebbe stato rimborsato ampiamente dalle nuove conquiste.
Dopo il chiarimento dell’equivoco dell’Italia politica, spendiamo due parole sull’Italia linguistica, che non è mai esistita. Restano fuori dai confini nazionali il Cantone Ticino e parte del Cantone Grigioni (Svizzera), la Corsica (Francia), il Vaticano e San Marino (indipendenti) mentre si trovano inglobate aree di territorio di lingua tedesca (Alto Adige), franco-provenzale (Valle d’Aosta ed alcune valli del Piemonte) e slovena (alcuni comuni del Friuli-Venezia Giulia).
Anche l’Italia geografica è e forse resterà incompleta. Perché ai territori del paragrafo precedente vanno aggiunti anche l’Istria e la Dalmazia, la Primorska slovena, 101 dei 163 comuni che compongono il dipartimento francese Alpes-Maritimes ed il Principato di Monaco. Tutti luoghi perduti fino al 1947 e dove in passato era prevalente la lingua italiana, divenuta ora minoranza per emigrazioni forzate o assimilazioni. Per completare, ricordiamo che l’attuale Italia-stato contiene anche piccoli territori estranei alla regione geografica: i comuni di Livigno (Sondrio) e Tarvisio (Udine), posti al di là dello spartiacque alpino, e le isole di Lampedusa e Lampione, facenti parte del continente africano.
In sintesi: l’Italia politica non è completa. l’Italia linguistica non è uniforme e l’Italia geografica non coincide con l’Italia politica, né con l’Italia linguistica.
In sintesi: l’Italia politica non è completa. l’Italia linguistica non è uniforme e l’Italia geografica non coincide con l’Italia politica, né con l’Italia linguistica.

Veduta di Trieste. La città giuliana prima del 1918 (ovvero 93 anni fa) non era mai stata "italiana", né de jure, né de facto.
Grazie estonianbloggers per la vostra accurata e puntuale ricostruzione. Molte cose mi erano già note ma la rilettura non guasta, sono consapevole del carico retorico della ricorrenza ma per me era solo un pretesto per citare Mazzini che, come potete facilmente immaginare, sarebbe molto molto critico sull'avvenuta Unità d'Italia, nel 1861 ma anche successivamente!
RispondiEliminaNice drawings of Estonia by a french artist:
RispondiEliminahttp://nboldych.free.fr/Estonie.html
Articolo davvero ottimo (e in questi casi c'è poco da aggiungere). I miei complimenti!
RispondiEliminain lavoro accurato che chiarisce tanti aspetti della storia d'Italia...alcuni conosciute ma mai approfonditi altri nuovi e che lasciano riflettere sul nostro passato e presente...
RispondiEliminaRiesci sempre a meravigliare...orgogliosa di avere un punto di contato con te...con il tuo sapere.
seppur l'unità non fosse completa, il 1861 con la nascita del regno d'Italia si festeggia tradizionalmente l'unità d'Italia. Nessuna inesattezza.
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