Friedrich Robert Fählmann
Oltre ad esercitare la professione di medico e insegnare presso l'Università di Tartu, Fählmann nutriva un profondo interesse per il folklore estone, di cui era un appassionato ricercatore. Aveva pubblicato una serie di opere basate sulle leggende raccolte dalla viva voce del popolo, che aveva però piegato alle sue personali concezioni sulla natura del genio del popolo estone. È il caso di Emajõe sünd («La nascita della Madre-fiume»), Keelte keetmine («La cottura delle lingue»), Endla järv ja Juta («Il lago di Endla e Juta») e, naturalmente, degli Eesti muistendid («Miti estoni»). In Loomine («La creazione»), Fählmann aveva proposto una ricostruzione dell'antica cosmogonia estone, che sotto le sue mani era però divenuto una sorta di genesi monoteista, sviluppata in modo assolutamente poetico.
In Vanemuise laul («Il canto di Vanemuine»), Vanemuise kosjaskäik («Vanemuine cerca la sposa»), Vanemuise lahkumine («La partenza di Vanemuine»), Laena mu kannelt, Vanemuine («Prestami il kannel, Vanemuine», verso che poi sarebbe diventato l'incipit del Kalevipoeg) e nel postumo Muistend Vanemuisest («La saga di Vanemuine»), Fählmann aveva rievocato la figura del mitico cantore finnico, reinventato da Peterson. In Koit ja Hämarik («Alba e Tramonto»), Fählmann aveva invece messo in scena una casta storia d'amore in cui i due amanti si incontravano nelle bianche notti di mezz'estate: l'opera gli era valsa fama internazione e aveva ispirato poeti in varie lingue.
Infine, Fählmann coltivava una speciale passione per le leggende incentrate su Kalevipoeg, il «figlio di Kalev», mitica figura di cui trattavano racconti e frammentari canti popolari che si tramandavano nei villaggi dell'Estonia. Egli descrisse il suo interesse per il personaggio in una lettera del 1833, inviata al suo amico e collaboratore Friedrich Reinhold Kreutzwald.
Ma Kalevipoeg non era nuovo agli studiosi di folklore. I figli di Kaleva [Caleuanpoiat] erano stati menzionati per la prima volta addirittura nel 1551 da Mikael Agricola, primo vescovo della Riforma in Finlandia, il quale li aveva descritti come possenti giganti dei tempi antichi, causa dell'infertilità di vasti territori (Laugaste 1990). In Estonia, il nome di Kalev [ninck ux Kalliweh] era citato per la prima volta nel sermone estone-tedesco Leyen Spiegel di Heinrich Stahl (1641), per poi comparire come mitico gigante nelle opere di Johann Gustlaff, Anton Thor-Helle, August Wilhelm Hupel e Salomo Heinrich Vestring. Nel suo Mythologia Fennica, Christfrid Ganander scrive che i dodici figli di Kaleva dissodavano i campi, spostavano i massi e innalzavano imponenti rupi e costruzioni di pietra. (Ganander 1789)
Nella sua traduzione del Mythologia Fennica (1822), Kristjan Jaak Peterson aveva aggiunto delle annotazioni in cui Kalevipoeg era stato presentato come un mitico gigante ai cui prodigiosi lanci si attribuiva la presenza di macigni erratici sparsi nelle campagne. «Gli Estoni narrano che uno dei figli di Kalevi arò le pianure erbose con un aratro di legno, dopodiché non crebbe più un filo d'erba», scrive Peterson, e aggiunge: «Il malevolo gigante era anche solito molestare le donne». Più o meno la stessa cosa era stata riferita da A. Knüpffer in un articolo pubblicato da Rosenplänter nel 1817: «Col suo aratro di legno, Kalevipoeg arò la terra fino a farla diventare infruttuosa. Il malvagio gigante continuò a infastidire le donne finché non venne convertito da Cristo». Infine, nel 1836, Gustav Heinrich Schüdlöffel (1798-1859), pastore nella chiesa di Jõelähtme, aveva pubblicato, sul giornale Das Inland, dei racconti popolari incentrati sul figlio di Kalev [Kaaleew's Sohn], descritto ancora una volta come un possente aratore con una spiccata propensione a molestare donne e fanciulle. (Schüdlöffel 1832 | Laugaste 1990 | Puhvel 2003)
Il 4 gennaio 1839, Friedrich Fählmann, in una storica conferenza tenuta di fronte alla Società Erudita Estone, Die Sage vom Kallewi poeg, espose le leggende più significative incentrate sul figlio di Kalev, classificate per soggetto. A dispetto del carattere malvagio che gli veniva attribuito dalle leggende popolari estoni, Fählmann presentò il personaggio come un re di origine semidivina e lo definì come il principale eroe degli Estoni, paladino della libertà del proprio paese.
Nell'ottobre o novembre dello stesso anno, l'estofilo Georg Julius von Schultz (1808-1875), conosciuto con lo pseudonimo di Dr. Bertram, esibì alla Società Erudita una copia della prima edizione (1835) del Kalevala, senza nascondere il fatto che l'opera veniva salutata, nella vicina Finlandia, come un poema nazionale. Ma quale opera poteva ridare agli Estoni la fierezza delle proprie origini? Il Dr. Bertram ipotizzò l'esistenza di un antico epos estone, incentrato proprio sul figlio di Kalev, e mise in evidenza come la leggenda della morte del personaggio, ucciso dalla propria spada, potesse essere messa in relazione con la vicenda dell'assassinio del fabbro finlandese che l'aveva forgiata. Kalevipoeg, disse, sarebbe potuto essere per gli Estoni ciò che Ercole o Sigfrido erano per gli altri popoli europei. (Laugaste 1990)
Il discorso suscitò una grande impressione sugli studiosi, in particolare sullo stesso Fählmann. Ma erano anni difficili, in cui l'Estonia si dibatteva in gravi problemi sociali e politici; la povertà e la fame provocavano frequenti movimenti di protesta, causando l'inasprimento del partito balto-tedesco (Puhvel 2003). In una situazione del genere, il nascente entusiasmo per la poesia popolare non era certo visto di buon occhio dalle autorità. Il governatore dello zar, conte Peter Ludwig von der Pahlen, arrivò addirittura ad incolpare Fählmann di aver alimentato l'insurrezione dei contadini nel 1841. L'entusiasmo declinò in breve tempo, né riuscì a ravvivarlo l'arrivo di Elias Lönnrot in Estonia, nel 1844. L'autore del Kalevala sbarcò a Kuusalu e si spostò poi a Koeru e Tartu, deciso a imparare la lingua estone ed a studiare la letteratura popolare locale. Incontrò Fählmann a Tartu e Kreutzwald a Võru. Fu una splendida occasione, per gli studiosi estoni, di conoscere l'autore del Kalevala, tantopiù che, dopo lo storico intervento del Dr. Bertram, il poema finlandese era stato l'argomento di non meno di dieci dibattiti presso la Società Erudita (Laugaste 1990).
Vi erano insomma tutte le premesse per il lavoro che Fählmann stava accarezzando: mettere insieme il materiale incentrato su Kalevipoeg e costruire, a partire da esso, un poema nazionale. Nonostante ciò, gli anni '40 trascorsero senza che nulla accadesse. Fählmann era impegnatissimo a produrre rielaborazioni letterarie di leggende e canti popolari, e intanto lavorava sia come medico che come lettore di lingua estone all'università. Su Kalevipoeg scrisse, a titolo di esperimento, un certo numero di versi in tedesco (Laugaste 1990). Ma ben presto la sua salute peggiorò e la morte interruppe bruscamente il suo lavoro, nel 1850, a soli cinquantun anni d'età.
L'opera fu affidata a Friedrich Renhold Kreutzwald (1803-1882), amico, collega e collaboratore di Fählmann.
In Vanemuise laul («Il canto di Vanemuine»), Vanemuise kosjaskäik («Vanemuine cerca la sposa»), Vanemuise lahkumine («La partenza di Vanemuine»), Laena mu kannelt, Vanemuine («Prestami il kannel, Vanemuine», verso che poi sarebbe diventato l'incipit del Kalevipoeg) e nel postumo Muistend Vanemuisest («La saga di Vanemuine»), Fählmann aveva rievocato la figura del mitico cantore finnico, reinventato da Peterson. In Koit ja Hämarik («Alba e Tramonto»), Fählmann aveva invece messo in scena una casta storia d'amore in cui i due amanti si incontravano nelle bianche notti di mezz'estate: l'opera gli era valsa fama internazione e aveva ispirato poeti in varie lingue.
Infine, Fählmann coltivava una speciale passione per le leggende incentrate su Kalevipoeg, il «figlio di Kalev», mitica figura di cui trattavano racconti e frammentari canti popolari che si tramandavano nei villaggi dell'Estonia. Egli descrisse il suo interesse per il personaggio in una lettera del 1833, inviata al suo amico e collaboratore Friedrich Reinhold Kreutzwald.
Ma Kalevipoeg non era nuovo agli studiosi di folklore. I figli di Kaleva [Caleuanpoiat] erano stati menzionati per la prima volta addirittura nel 1551 da Mikael Agricola, primo vescovo della Riforma in Finlandia, il quale li aveva descritti come possenti giganti dei tempi antichi, causa dell'infertilità di vasti territori (Laugaste 1990). In Estonia, il nome di Kalev [ninck ux Kalliweh] era citato per la prima volta nel sermone estone-tedesco Leyen Spiegel di Heinrich Stahl (1641), per poi comparire come mitico gigante nelle opere di Johann Gustlaff, Anton Thor-Helle, August Wilhelm Hupel e Salomo Heinrich Vestring. Nel suo Mythologia Fennica, Christfrid Ganander scrive che i dodici figli di Kaleva dissodavano i campi, spostavano i massi e innalzavano imponenti rupi e costruzioni di pietra. (Ganander 1789)
Nella sua traduzione del Mythologia Fennica (1822), Kristjan Jaak Peterson aveva aggiunto delle annotazioni in cui Kalevipoeg era stato presentato come un mitico gigante ai cui prodigiosi lanci si attribuiva la presenza di macigni erratici sparsi nelle campagne. «Gli Estoni narrano che uno dei figli di Kalevi arò le pianure erbose con un aratro di legno, dopodiché non crebbe più un filo d'erba», scrive Peterson, e aggiunge: «Il malevolo gigante era anche solito molestare le donne». Più o meno la stessa cosa era stata riferita da A. Knüpffer in un articolo pubblicato da Rosenplänter nel 1817: «Col suo aratro di legno, Kalevipoeg arò la terra fino a farla diventare infruttuosa. Il malvagio gigante continuò a infastidire le donne finché non venne convertito da Cristo». Infine, nel 1836, Gustav Heinrich Schüdlöffel (1798-1859), pastore nella chiesa di Jõelähtme, aveva pubblicato, sul giornale Das Inland, dei racconti popolari incentrati sul figlio di Kalev [Kaaleew's Sohn], descritto ancora una volta come un possente aratore con una spiccata propensione a molestare donne e fanciulle. (Schüdlöffel 1832 | Laugaste 1990 | Puhvel 2003)
Il 4 gennaio 1839, Friedrich Fählmann, in una storica conferenza tenuta di fronte alla Società Erudita Estone, Die Sage vom Kallewi poeg, espose le leggende più significative incentrate sul figlio di Kalev, classificate per soggetto. A dispetto del carattere malvagio che gli veniva attribuito dalle leggende popolari estoni, Fählmann presentò il personaggio come un re di origine semidivina e lo definì come il principale eroe degli Estoni, paladino della libertà del proprio paese.
Nell'ottobre o novembre dello stesso anno, l'estofilo Georg Julius von Schultz (1808-1875), conosciuto con lo pseudonimo di Dr. Bertram, esibì alla Società Erudita una copia della prima edizione (1835) del Kalevala, senza nascondere il fatto che l'opera veniva salutata, nella vicina Finlandia, come un poema nazionale. Ma quale opera poteva ridare agli Estoni la fierezza delle proprie origini? Il Dr. Bertram ipotizzò l'esistenza di un antico epos estone, incentrato proprio sul figlio di Kalev, e mise in evidenza come la leggenda della morte del personaggio, ucciso dalla propria spada, potesse essere messa in relazione con la vicenda dell'assassinio del fabbro finlandese che l'aveva forgiata. Kalevipoeg, disse, sarebbe potuto essere per gli Estoni ciò che Ercole o Sigfrido erano per gli altri popoli europei. (Laugaste 1990)
Il discorso suscitò una grande impressione sugli studiosi, in particolare sullo stesso Fählmann. Ma erano anni difficili, in cui l'Estonia si dibatteva in gravi problemi sociali e politici; la povertà e la fame provocavano frequenti movimenti di protesta, causando l'inasprimento del partito balto-tedesco (Puhvel 2003). In una situazione del genere, il nascente entusiasmo per la poesia popolare non era certo visto di buon occhio dalle autorità. Il governatore dello zar, conte Peter Ludwig von der Pahlen, arrivò addirittura ad incolpare Fählmann di aver alimentato l'insurrezione dei contadini nel 1841. L'entusiasmo declinò in breve tempo, né riuscì a ravvivarlo l'arrivo di Elias Lönnrot in Estonia, nel 1844. L'autore del Kalevala sbarcò a Kuusalu e si spostò poi a Koeru e Tartu, deciso a imparare la lingua estone ed a studiare la letteratura popolare locale. Incontrò Fählmann a Tartu e Kreutzwald a Võru. Fu una splendida occasione, per gli studiosi estoni, di conoscere l'autore del Kalevala, tantopiù che, dopo lo storico intervento del Dr. Bertram, il poema finlandese era stato l'argomento di non meno di dieci dibattiti presso la Società Erudita (Laugaste 1990).
Vi erano insomma tutte le premesse per il lavoro che Fählmann stava accarezzando: mettere insieme il materiale incentrato su Kalevipoeg e costruire, a partire da esso, un poema nazionale. Nonostante ciò, gli anni '40 trascorsero senza che nulla accadesse. Fählmann era impegnatissimo a produrre rielaborazioni letterarie di leggende e canti popolari, e intanto lavorava sia come medico che come lettore di lingua estone all'università. Su Kalevipoeg scrisse, a titolo di esperimento, un certo numero di versi in tedesco (Laugaste 1990). Ma ben presto la sua salute peggiorò e la morte interruppe bruscamente il suo lavoro, nel 1850, a soli cinquantun anni d'età.
L'opera fu affidata a Friedrich Renhold Kreutzwald (1803-1882), amico, collega e collaboratore di Fählmann.
Friedrich Reinhold Kreutzwald
Vindri Roin Ristmets nacque il 26 dicembre 1803 nel piccolo villaggio di Jõepere, nei pressi di Kadrina, nella contea di Lääne-Virumaa, da una famiglia di umili origini. Il padre, Kingisepp Juhan, era ciabattino, la madre, Ann, governante. La famiglia venne liberata dalla servitù della gleba nel 1815 – un anno prima che il decreto dello zar l'abolisse in tutta l'Estonia – e solo allora il giovane poté accedere alla scuola di Kadrina, dove il suo nome venne germanizzato in Friedrich Reinhold Kreutzwald, secondo le regole imposte dalla burocrazia tedesca allora vigente nel governatorato. (Il cognome Kreutzwald altro non era che la resa tedesca dell'estone Ristmets, «bosco delle croci».)
Ottenuta a Tallinn, nel 1820, la licenza media, Kreutzwald iniziò a lavorare come insegnante di scuola elementare. La sua vocazione letteraria, unita all'amore per la propria terra e la lingua materna, cominciò a manifestarsi in questi anni, insieme a uno spiccato interesse per le leggende e i canti popolari, con i quali Kreutzwald era stato a contatto fin dall'infanzia. Egli tradusse in estone il dramma giovanile di Friedrich Schiller, Die Räuber («I masnadieri», 1781), le cui passioni rivoluzionarie e l'impeto polemico contro le istituzioni politiche e sociali, non avevano mancato di far breccia nel suo animo. (Talvet 2003)
Nel 1824, Kreutzwald lavorò come insegnante privato a San Pietroburgo, dove tentò di entrare all'Accademia Medica Militare, ma venne scartato per via delle sue umili origini. L'anno successivo tornò in Estonia, dove venne ammesso all'Università Imperiale di Tartu. Iscrittosi alla facoltà di medicina, conobbe Friedrich Robert Fählmann, come lui, appassionato di poesia popolare.
Kreutzwald venne a conoscenza del materiale incentrato su Kalevipoeg proprio da una lettera inviatagli da Fählmann nel 1833, in cui erano citate le narrazioni relative alla figura del figlio di Kalev. Nello stesso anno, Kreutzwald si laureò in medicina, si sposò con Marie Elisabeth Saedleriga (1805-1888) e si trasferì a Võru, nel sud dell'Estonia, dove avrebbe praticato la professione di medico fino al 1877. Dal matrimonio avrebbe avuto tre figli: Adelheid Anette, Marie Ottilie e Friedrich Alexis.
Negli anni successivi, Kreutzwald pubblicò un gran numero di raccolte di fiabe e poesie, perlopiù basate sulla rielaborazione del materiale popolare. Nel 1850, alla prematura morte di Fählmann, la Società Culturale Estone lo incaricò di dedicarsi al poema su Kalevipoeg. La prima versione dell'opera, di 14.180 versi, che fu completata da Kreutzwald solo nel 1853. Ma colpito dalla censura, il Proto-Kalevipoeg non vide mai le stampe (Laugaste 1990). Il manoscritto di questa prima versione dell'epopea è oggi custodito negli archivi del Museo della Cultura Estone.
Negli anni successivi, Kreutzwald rielaborò il poema, completandolo solo nel settembre del 1855. La versione definitiva constava di 19.000 versi in 20 canti, e Kreutzwald le appose un titolo che esprimesse al meglio il carattere e la natura dell'opera. Kalewipoeg, Eesti-rahva ennemuistsed jutud, «Kalevipoeg, antichi canti del popolo estone».
La nuova edizione del Kalevipoeg venne pubblicata in sei fascicoli, a cura della Società Erudita, di cui il primo uscì il 10 aprile 1857 e il sesto il 16 agosto 1861. Il testo estone era affiancato dalla traduzione tedesca di Carl Reinthal, a vantaggio degli studiosi balto-tedeschi che non conoscevano la lingua nazionale (Talvet 2003).
L'opera suscitò dapprima scarso interesse, ma già nel 1860, prima che venissero pubblicati gli ultimi fascicoli, il Kalevipoeg godette di un improvviso quanto entusiastico sostegno da parte degli studiosi russi, e Kreutzwald venne insignito del prestigioso premio Demidov dall'Accademia delle Scienze di San Pietroburgo.
La versione tedesca, Kalewipoeg, eine Estnische Sage, venne stampata in volume a Tartu nel 1861. Quella estone fu pubblicata a spese dello stesso Kreutzwald, ma solo un anno dopo (1862), a Kuopio, in Finlandia.
Intanto, la popolarità di Kreutzwald cresceva sia in campo medico, dove nel 1855 ottenne un importante riconoscimento a livello internazionale, sia nel campo della letteratura popolare. Nel 1854 aveva dato alle stampe i Mytische und magische Lieder der Ehsten («Canti magici e mitologici estoni») e nel 1860 era uscito il primo volume della trilogia Eesti-rahva ennemuistsed jutud ja Vanad laulud, noore põlvele mälestuseks korjatud ja kirja pandud («Antichi canti e detti del popolo estone, raccolti e trascritti per le giovani generazioni»). Nel 1865 uscirono i Viru lauliku laulud («Canti del poeta di Viru»); nel 1866 furono pubblicati, a Helsinki, gli Eesti-rahva ennemuistsed jutud («Antichi canti del popolo estone»).
Kreutzwald ritornò al Kalevipoeg nel 1869, con la pubblicazione del Lühikene seletus Kalevipoja laulude sisust («Breve spiegazione del contenuto dei canti del Kalevipoeg»), allo scopo di illustrare in modo sintetico e riduttivo al popolo il contenuto del poema, ancora non disponibile in Estonia. Nello stesso anno, Gustav Blumberg pubblicò l'importante saggio Quellen und Realien des Kalewipoeg («Fonti e realtà del Kalevipoeg»), in cui difendeva il valore dell'opera. Nel 1873 uscì il riassunto in lingua tedesca del poema. La versione estone del Kalevipoeg fu pubblicata per la prima volta in Estonia solo nel 1875, a Tartu. E fu qui che Kreutzwald si trasferì da Võru, nel 1877.
Tra le ultime opere di Kreutzwald, ricordiamo il poema epico-esoterico Lembitu, incentrato sull'omonimo condottiero estone caduto nel 1217 nella lotta contro i Cavalieri Portaspada. L'opera venne pubblicato postuma nel 1885. Il «padre dei canti estoni» si era infatti spento il 25 agosto del 1882 a Tartu, dove tuttora vi è un monumento in suo onore.
Ottenuta a Tallinn, nel 1820, la licenza media, Kreutzwald iniziò a lavorare come insegnante di scuola elementare. La sua vocazione letteraria, unita all'amore per la propria terra e la lingua materna, cominciò a manifestarsi in questi anni, insieme a uno spiccato interesse per le leggende e i canti popolari, con i quali Kreutzwald era stato a contatto fin dall'infanzia. Egli tradusse in estone il dramma giovanile di Friedrich Schiller, Die Räuber («I masnadieri», 1781), le cui passioni rivoluzionarie e l'impeto polemico contro le istituzioni politiche e sociali, non avevano mancato di far breccia nel suo animo. (Talvet 2003)
Nel 1824, Kreutzwald lavorò come insegnante privato a San Pietroburgo, dove tentò di entrare all'Accademia Medica Militare, ma venne scartato per via delle sue umili origini. L'anno successivo tornò in Estonia, dove venne ammesso all'Università Imperiale di Tartu. Iscrittosi alla facoltà di medicina, conobbe Friedrich Robert Fählmann, come lui, appassionato di poesia popolare.
Kreutzwald venne a conoscenza del materiale incentrato su Kalevipoeg proprio da una lettera inviatagli da Fählmann nel 1833, in cui erano citate le narrazioni relative alla figura del figlio di Kalev. Nello stesso anno, Kreutzwald si laureò in medicina, si sposò con Marie Elisabeth Saedleriga (1805-1888) e si trasferì a Võru, nel sud dell'Estonia, dove avrebbe praticato la professione di medico fino al 1877. Dal matrimonio avrebbe avuto tre figli: Adelheid Anette, Marie Ottilie e Friedrich Alexis.
Negli anni successivi, Kreutzwald pubblicò un gran numero di raccolte di fiabe e poesie, perlopiù basate sulla rielaborazione del materiale popolare. Nel 1850, alla prematura morte di Fählmann, la Società Culturale Estone lo incaricò di dedicarsi al poema su Kalevipoeg. La prima versione dell'opera, di 14.180 versi, che fu completata da Kreutzwald solo nel 1853. Ma colpito dalla censura, il Proto-Kalevipoeg non vide mai le stampe (Laugaste 1990). Il manoscritto di questa prima versione dell'epopea è oggi custodito negli archivi del Museo della Cultura Estone.
Negli anni successivi, Kreutzwald rielaborò il poema, completandolo solo nel settembre del 1855. La versione definitiva constava di 19.000 versi in 20 canti, e Kreutzwald le appose un titolo che esprimesse al meglio il carattere e la natura dell'opera. Kalewipoeg, Eesti-rahva ennemuistsed jutud, «Kalevipoeg, antichi canti del popolo estone».
La nuova edizione del Kalevipoeg venne pubblicata in sei fascicoli, a cura della Società Erudita, di cui il primo uscì il 10 aprile 1857 e il sesto il 16 agosto 1861. Il testo estone era affiancato dalla traduzione tedesca di Carl Reinthal, a vantaggio degli studiosi balto-tedeschi che non conoscevano la lingua nazionale (Talvet 2003).
L'opera suscitò dapprima scarso interesse, ma già nel 1860, prima che venissero pubblicati gli ultimi fascicoli, il Kalevipoeg godette di un improvviso quanto entusiastico sostegno da parte degli studiosi russi, e Kreutzwald venne insignito del prestigioso premio Demidov dall'Accademia delle Scienze di San Pietroburgo.
La versione tedesca, Kalewipoeg, eine Estnische Sage, venne stampata in volume a Tartu nel 1861. Quella estone fu pubblicata a spese dello stesso Kreutzwald, ma solo un anno dopo (1862), a Kuopio, in Finlandia.
Intanto, la popolarità di Kreutzwald cresceva sia in campo medico, dove nel 1855 ottenne un importante riconoscimento a livello internazionale, sia nel campo della letteratura popolare. Nel 1854 aveva dato alle stampe i Mytische und magische Lieder der Ehsten («Canti magici e mitologici estoni») e nel 1860 era uscito il primo volume della trilogia Eesti-rahva ennemuistsed jutud ja Vanad laulud, noore põlvele mälestuseks korjatud ja kirja pandud («Antichi canti e detti del popolo estone, raccolti e trascritti per le giovani generazioni»). Nel 1865 uscirono i Viru lauliku laulud («Canti del poeta di Viru»); nel 1866 furono pubblicati, a Helsinki, gli Eesti-rahva ennemuistsed jutud («Antichi canti del popolo estone»).
Kreutzwald ritornò al Kalevipoeg nel 1869, con la pubblicazione del Lühikene seletus Kalevipoja laulude sisust («Breve spiegazione del contenuto dei canti del Kalevipoeg»), allo scopo di illustrare in modo sintetico e riduttivo al popolo il contenuto del poema, ancora non disponibile in Estonia. Nello stesso anno, Gustav Blumberg pubblicò l'importante saggio Quellen und Realien des Kalewipoeg («Fonti e realtà del Kalevipoeg»), in cui difendeva il valore dell'opera. Nel 1873 uscì il riassunto in lingua tedesca del poema. La versione estone del Kalevipoeg fu pubblicata per la prima volta in Estonia solo nel 1875, a Tartu. E fu qui che Kreutzwald si trasferì da Võru, nel 1877.
Tra le ultime opere di Kreutzwald, ricordiamo il poema epico-esoterico Lembitu, incentrato sull'omonimo condottiero estone caduto nel 1217 nella lotta contro i Cavalieri Portaspada. L'opera venne pubblicato postuma nel 1885. Il «padre dei canti estoni» si era infatti spento il 25 agosto del 1882 a Tartu, dove tuttora vi è un monumento in suo onore.
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