lunedì 25 dicembre 2017

Il “confine di Rapallo” a 70 anni dalla sua fine

Dopo il tracollo dell’Impero Austro-Ungarico e la fine della Prima Guerra Mondiale (1918), l’area geografica compresa tra le Alpi Carniche e l’Adriatico divenne oggetto di contesa tra il Regno d’Italia ed il nuovo Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, appartenenti entrambi al gruppo dei vincitori della vicenda bellica. 
L’Italia avrebbe preteso l’applicazione degli accordi presi a Londra nel 1915, dove le potenze dell’Intesa avevano promesso all’Italia l’allargamento verso est fino alla linea dello spartiacque delle Alpi Giulie e l’acquisizione di quasi tutti i territori costieri della Dalmazia. 
Il nuovo Stato degli Slavi del Sud (che avrebbe assunto il nome ufficiale di Iugoslavia nel 1929) invece rivendicava la definizione di un nuovo confine con l’Italia su basi etniche. 
Tutti gli altri vincitori lasciarono che Roma e Belgrado se la sbrigassero tra loro. Si arrivò dunque al confine definito dal Trattato di Rapallo del 1920, dove ebbe la meglio l’Italia sullo spartiacque delle Alpi Giulie, ma la spuntò il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni sulla Dalmazia, che fu pappata tutta da Belgrado con l’eccezione della città di Zara ed una dozzina di isolotti inutili lasciati a Roma e con il mancato accordo su Fiume, che sarebbe arrivato dopo nuovi eventi e vicende solo nel 1924. 
La nuova linea di demarcazione fu detta appunto “confine di Rapallo” in Italiano, “Rapalska meja” in Sloveno e “Rapalska granica” in Croato. 
Il “confine di Rapallo” durò poco più di vent’anni. 
Fu violato dall’Italia che aggredì ed invase la Iugoslavia nel 1941 e fu rimesso in discussione alla fine della Seconda Guerra Mondiale, curiosamente a parti invertite rispetto al 1918, con l’Italia stavolta perdente che sperava la definizione di un confine su basi etniche (per poter mantenere l’Istria, almeno nella parte occidentale) e la Iugoslavia che addirittura sognava di arrivare fino al Tagliamento, per ripetere la massima spinta degli Slavi verso ovest al di qua delle Alpi che era stata raggiunta temporaneamente in epoca carolingia. 
Nel 1947 si arrivò al nuovo Trattato di Parigi, dove la Iugoslavia riuscì a raggiungere quasi tutta la linea di demarcazione etnica fino alle porte di Trieste ed ebbe la meglio sull’Istria, Fiume e Zara, laddove le minoranze slave sarebbero divenute poi maggioranze per l’emigrazione dei precedenti abitanti. 
Lo status di Trieste e Muggia, così come era avvenuto per Fiume, fu demandato ad accordi diretti tra Roma e Belgrado, che li raggiunsero di fatto nel 1954 e di diritto nel 1975. 
Così come il sogno italiano del 1918 di poter avere la giurisdizione sull’intero Adriatico orientale era stato fortemente ridimensionato dal dover arrivare solo a Fiume, porta della Dalmazia, l’illusione italiana del 1945 di poter conservare la giurisdizione almeno sull’Istria abitata da Veneti era stata fortemente ridimensionata dal dover arrivare solo a Trieste e Muggia, porte dell’Istria. 
Sul mero piano archeologico, che cosa resta oggi dell’ormai antico “confine di Rapallo” (1920-1947)? 
Quasi nulla, ma non proprio “nulla”. Le demolizioni delle strutture confinarie, le ricuciture urbanistiche nelle località prima attraversate dalla frontiera, il tempo e gli eventi che passano hanno fatto scomparire anche la sola percezione di un precedente confine in quei luoghi. 
Resistono ancora pochi cippi nei luoghi più inaccessibili e meno urbanizzati (foreste e montagne). Nella galleria allegata, ecco la casistica della situazione attuale di quei cippi, limitatamente a quelli che non erano stati smantellati o fatti saltare in aria dai partigiani titini dopo le conquiste della Iugoslavia.
Cippi del confine di Rapallo riutilizzati come pietre angolari in una costruzione nelle Alpi Giulie (Slovenia).
Cippi del confine di Rapallo riutilizzati come scaletta nei pressi di Fiume (Croazia).
Cippo del confine di Rapallo rimasto intrappolato in una colata di cemento in Croazia.
Frammenti di cippi del confine di Rapallo riutilizzati in un muretto in Slovenia.
Cippo del confine di Rapallo abbattuto ed in qualche modo mimetizzato tra il muschio ed altri sassi nel Monte Nevoso (Slovenia).
Cippo del confine di Rapallo rimasto intatto nella foresta tra Idria e Longatico (Slovenia).
Cippo del confine di Rapallo "fortunato", perché restaurato e tutelato all'interno di un museo croato.
Cippi del confine di Rapallo che erano stati seppelliti e sono stati ritrovati da un contadino croato.
Cippo del confine di Rapallo miracolosamente sopravvissuto a nord di Fiume (Croazia) in una nuova zona urbanizzata.
Cippo del confine di Rapallo rimasto intatto a Fiume (Croazia), lungo la riva destra del fiume Eneo in corrispondenza del ponte ferroviario.

1 commento:

  1. Ti posso mostrare almeno una decina degli altri cippi rimasti proprio nei loro posti a Fiume e dintorni... :)

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