venerdì 18 settembre 2015

Pro Hungaria

Non è la prima volta che uno Stato europeo ugrofinnico, per aver intrapreso un’iniziativa difforme da altri, si trovi esposto ad un tentativo di lapidazione mediatica internazionale fomentato dai suoi vicini, che lo odiano per il semplice fatto di esistere. Per il mero fatto di non averlo annientato nel corso del tempo.
Stavolta è il turno dell’Ungheria. 
L’eco della coalizione antimagiara suona ormai assordante da alcuni mesi. Il governo di Budapest, per aver appena finito di costruire un muro di filo spinato lungo la sua frontiera con la Serbia, si ritrova imputato di fronte ad un lungo elenco farneticante di falsi capi d’accusa, che partono dall’egoismo e, attraverso il razzismo e l’isolazionismo, ovviamente finiscono al solito capolinea del fascismo e del nazismo. 
L’Ungheria è uno stato medio-piccolo dell’Europa danubiana, completamente pianeggiante e con tutti i suoi corsi d’acqua che nascono in altri stati e/o continuano verso altri stati. All’inizio dell’epoca moderna aveva già conosciuto sulla propria pelle la dominazione ottomana, ovvero dei progenitori dei nuovi barbari di oggi, che pretenderebbero ancora di marciare sul medesimo suolo magiaro, senza essere identificati, muovendosi a proprio piacimento, con treni, cibo ed alloggio gratuiti, nonché con esenzione sulla tassa per lo smaltimento dei rifiuti schifosi lasciati a iosa lungo il passaggio. L’Ungheria di allora aveva imparato a cucinare carne di maiale ed a produrre vino per sopravvivere indenne attraverso le razzie e le confische musulmane e resistette, perché l’Europa di allora si trovò coesa a respingere definitivamente gli Ottomani a Vienna (1683) ed a liberarla definitivamente.
L’Europa attuale, invece, è figlia di quel Trattato del Trianon del 1920 dove Cecoslovacchia, Romania, Serbia, Croazia, Slovenia e perfino Austria cannibalizzarono l’Ungheria, incolpevole, inerme, sola e indifesa, che finì per perdere due terzi del proprio territorio, lo sbocco sul mare, tutte le sue montagne e molti milioni di abitanti di etnia ungherese, che si ritrovarono dall'oggi al domani in nuovi stati pur continuando ad essere maggioranza nelle aree dove abitavano e dove abitano ancora oggi. L’Europa attuale è costituita da tre categorie trasversali: i sedicenti statisti che blaterano, rilasciano sterili dichiarazioni a giornalisti compiacenti, ipotizzano iniziative improbabili ed organizzano incontri, dove le uniche cose certe sono il gettone di presenza per se stessi e la determinazione della data dell’incontro successivo. Poi c'è una categoria esperta nel generare economia dal traffico di esseri umani e lucro dalle attività eufemisticamente note come beneficenza ed accoglienza. Infine la terza e più immensa categoria di persone comuni, frastornate da notizie fuorvianti, prese in trappola da immagini filtrate ad arte o distratte dai travagli della vita quotidiana, che non percepiscono il probabile arrivo della fine di un epoca. 
Oggi si perde tempo a chiacchierare così come avveniva nel terzo secolo nell’Impero Romano, quando iniziavano ad entrare costanti frotte di barbari che da lì a meno di duecento anni avrebbero preso il sopravvento. Loro avanzavano a piacimento ed i Romani si facevano da parte, si adattavano, sopportavano, fino alla fine di tutto, quando un criminale riuscì a detronizzare facilmente l'ultimo imperatore, senza doversi neanche scomodare a spargere del sangue. La storia di questi giorni sembra ora ripetersi anche sul luogo, ovvero l’area danubiano-balcanica, da dove allora provenivano Visigoti, Ostrogoti ed Unni. 
Nella speranza – forse già illusione – che la civiltà Europea possa ancora andare avanti per un po', l’Ungheria ha costruito la sua barriera difensiva verso la Serbia ed ora la estenderà anche lungo la linea di demarcazione terrestre con la Croazia. 
La notizia più fuorviante e più falsa è che l’Ungheria ami i muri, mentre è invece vero il contrario. Il 1° maggio 1989, ancora durante la Guerra Fredda, fu proprio l’Ungheria a cominciare a demolire davvero la cortina di ferro, lungo i 240 km di confine con l’Austria. Ciò dette origine a sconvolgimenti epocali, che sarebbero arrivati a quello che poi passò alla storia come Autunno delle Nazioni. Il 19 agosto 1989, durante un picnic amichevole a cavallo del confine tra Ungheria ed Austria, in un solo giorno più di 900 Tedeschi orientali fuggirono verso l’ovest. A novembre cominciò a cadere il Muro di Berlino. Nello spazio di meno di 3 anni da allora, tutti i Paesi dell’Europa orientale abbandonarono il socialismo reale. Nacquero nuovi Stati e 4 di quelli di prima (Unione Sovietica, Iugoslavia, Germania orientale e Cecoslovacchia) scomparvero. 
Che tali eventi siano sconosciuti alle nuove generazioni attuali può anche essere comprensibile. Che le lobbies politiche e dei giornalisti le ignorino per vendere un’immagine errata di una Ungheria introversa è diabolico.
O forse, oggi come nel 1989, l'Ungheria è talmente più lungimirante degli altri, da apparire folle agli occhi altrui.

1 commento:

  1. Aggiornamento. A questo link sono documentate le prove della farsa ell'episodio accaduto il 16 settembre 2015 al confine tra Serbia ed Ungheria, troppo frettolosamente riferito dai mass media come una “selvaggia aggressione della polizia ungherese ai danni di poveri ed indifesi migranti".
    In una fotografia si potrà vedere la preparazione dello spettacolo. Proprio sotto al cancello stazionano individui con i lineamenti europei (trafficanti di esseri umani?) che impartiscono le ultime disposizioni ai barbari organizzati, con altoparlanti. Si notano anche fotografi ed operatori televisivi pronti a documentare la messinscena. C'è anche un cartello con sopra scritto "MERKEL" (preparato chissà da chi), che durante l'assalto sarà fotografato e farà il giro del mondo.
    I barbari organizzati indossano quasi tutti vestiti nuovi e puliti, sembrano ben nutriti, con alcune donne che sfoggiano occhiali da sole ultimi modelli "Gucci".
    In un'altra foto si potrà notare un tizio che indossa una T-shirt bianca con la scritta "I love Lesvos", probabilmente ricevuta mille chilometri prima, quando è sbarcato nell'Isola greca di Lesbo. Delle due, una: o l'ha rubata da un negozio di souvenirs, oppure gli è stata data per fare pubblicità. Un altro tizio indossa una maglietta "Emporio Armani", ulteriore pubblicità gratuita per i tanto osannati stilisti, che fanno pagare al semplice cliente una T-shirt fino a 100 Euro e poi scaricano dalla denuncia dei redditi il valore di donazioni come questa. Tutte le altre persone indossano vestiti puliti e stirati e sembrano abbastanza in carne, per essere dei poveri migranti che hanno già attraversato faticosamente tutta la Turchia, la Grecia, la Macedonia e la Serbia (circa cinquemila chilometri a piedi). Si noti anche il torsolo di mela ai piedi del secondo poliziotto a destra, che presumibilmente era già stato lanciato contro le forze dell’ordine ungheresi.
    Dopo i preparativi immortalati dalle immagini, è partito l’attacco con il tentativo di invasione dell’Ungheria da parte dei barbari organizzati, respinto con idranti da forze dell’ordine che erano a difesa del proprio Paese e del confine dell’intera Unione Europea in quel punto.

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